Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Fontana delle Tette e Buranelli: tornano visibili i tesori della città
Via le vetrine che oscuravano i due simboli: «Centro valorizzato»
TREVISO Svelare (dal dizionario): «Togliere il velo, mostrare nella sua chiarezza». Ad essere svelati di solito sono i segreti, sussurrati all’orecchio. Ma anche l’occhio talvolta vive di sorprese, e spesso sono piccoli pezzi di città a togliersi quel velo. Magari grazie a chi meno ci si aspetterebbe, i commercianti ossessionati dalla crisi, e forse per questo con un senso del marketing che sfiora l’estetica.
Passeggiata sul Calmaggiore, nella Treviso che agonizza di serrande abbassate. Basta uno sguardo casuale verso destra, e sembra di assistere ad un’illusione ottica. L’occhio osserva la vetrina di un negozio di abbigliamento e nota qualcosa che prima, da dove si trova ora, non aveva mai visto. Sul fondo, di spalle, la giunonica figura della Fontana delle Tette, caratteristico simbolo cittadino. Siamo di fatto dietro alla statua, che si raggiunge frontalmente soltanto entrando nel cortile di Galleria della Strada Romana. Un monumento quasi nascosto ai turisti si mostra all’improvviso, lungo la via principale del centro.
L’idea, semplice quanto geniale, è venuta ai designer del Pinko Store, trasferitosi da poco nel locale dove prima c’era Gucci. L’apertura sul cortile esisteva, ma la fontana non si vedeva dal Calmaggiore, perché l’ingresso era appesantito da una vetrina che concentrava lo sguardo solo sui prodotti esposti. È bastato realizzare un’entrata più ariosa e trasparente, ed ecco l’effetto. «È un modo per incuriosire i passanti – spiegano dal negozio - e la visuale è decisamente armoniosa».
Marketing estetico e città che si svela. Lo aveva già capito Loretta Pollon, quando tre anni fa decise di ristrutturare il suo locale, lo storico «Signore & Signori», donando agli avventori la vista di un altro simbolo di Treviso. Via la parete che lo nascondeva, ecco il basamento delle Torre Civica, che campeggia all’interno del bar. Clienti gomito a gomito con la storia. «È piaciuta subito, dava un altro significato al luogo» racconta il responsabile di sala, Isak Bakiu.
Pienamente in sintonia Anna Durante, che ha adottato la stessa soluzione, pur senza restauri. Il suo negozio «In Home» di oggettistica per la casa si affaccia sul canale e i portici dei Buranelli, ma i gestori dei precedenti esercizi avevano coperto le antiche finestre del palazzo con scaffali. La scelta è stata quella di «liberarle» dai pannelli, riportando alla luce una visuale suggestiva. «Ben vengano queste idee – commenta uno dei più noti architetti di Treviso, Giorgio Fantin – noi per primi dobbiamo diventare i turisti della nostra città, abbiamo spazi che non sono valorizzati». Per ora ci pensano loro, i commercianti. La guerra alla crisi si combatte anche a colpi di bellezza.