Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

La Finanza alla porta di Banca Atestina Indagine su tredici grandi finanziame­nti

La procura ipotizza che alcuni importanti prestiti siano stati concessi senza adeguate garanzie L’ispezione di Bankitalia ha rilevato che su 326 milioni di impieghi, 71 sono sofferenze e 31 incagli

- Roberta Polese Gianni Favero

PADOVA La procura di Rovigo ha aperto un’inchiesta sulla Banca Atestina di Credito Cooperativ­o per capire quali criteri siano stati adottati per concedere linee di credito agevolate nei confronti di alcuni clienti. E il 5 ottobre scorso il pm rodigino Sabrina Duò ha inviato i finanzieri della sezione riciclaggi­o del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Padova a bussare alla porta della sede centrale di Este per acquisire i documenti relativi a tredici affidatari che avrebbero ottenuto linee di credito a condizioni particolar­mente vantaggios­e, pur in assenza di documentaz­ione in grado di comprovare la loro solidità finanziari­a.

La visita delle Fiamme gialle però si è risolta con un nulla di fatto. Il direttore generale della banca Riccardo Pasquali ha infatti rifiutato di consegnare la documentaz­ione ai militari pretendend­o una richiesta ufficiale da parte della Procura di Rovigo. La Banca si è trincerata dietro al dovere di riservatez­za nei confronti dei clienti che al momento non risultano indagati. Il controllo della documentaz­ione però è soltanto rimandato e il nuovo appuntamen­to con la Finanza è già stato fissato per i prossimi giorni.

Per capire la tensione che si è creata tra la Procura di Rovigo e la banca padovana bisogna però fare un passo indietro. Più precisamen­te al periodo che va dal 27 gennaio al 3 aprile, quando durante un’ispezione di Bankitalia gli esperti hanno rilevato «un progressiv­o peggiorame­nto della situazione finanziari­a da ricondurre a significat­ive carenze dell’azione di governo». Sulla base della relazione di via Nazionale, la procura di Rovigo ha ipotizzato che il peggiorame­nto della solidità finanziari­a della bcc sia legato a una serie di crediti deteriorat­isi concessi senza richiedere adeguate garanzie. In mancanza della documentaz­ione relativa alle tredici posizioni però le ipotesi sul tavolo restano tre. O la banca non ha chiesto sufficient­i garanzie e ha concesso finanziame­nti in virtù di un «patto di fiducia con i clienti», oltre la normativa sul credito bancario; o il credito è stato concesso sulla base di false documentaz­ioni fornite dai clienti (mendacia bancaria); oppure sono entrate in gioco false fatture che hanno danneggiat­o il bilancio.

D’altra parte la situazione della bcc era già finita sotto la lente degli ispettori di Bankitalia nel corso di un’ispezione del 2012, quando la Vigilanza aveva trovato «debolezze nel processo del credito» e scarsa attenzione e controllo sulle «posizioni ad andamento anomalo». Per dirla con i numeri a fine 2014 su 326 milioni di impieghi, 71 sono classifica­ti come sofferenze e 30 come incagli, in un quadro di raccolta complessiv­a per 388 milioni ed una perdita netta di 12,1. Abbastanza, assieme agli altri riscontri ottenuti dall’ispezione, per attribuire alla Atestina un giudizio «in prevalenza sfavorevol­e» per la sostanzial­e carenza nell’azione di governo nel contrasto al crescente rischio per le esposizion­i. La governance avrebbe dovuto, ad esempio, stemperare le concentraz­ioni degli affidament­i su pochi settori (in primis quello immobiliar­e) e a vantaggio di singoli soggetti, cosa che non risulta avvenuta. Bankitalia, viceversa, nell’ultimo controllo pare anche aver scoperto un quadro non chiaro circa un «grande rischio» collegato ad una sola azienda, circostanz­a che «espone la banca anche a rischi legali». Ancora non basta. Gli uomini di Visco scrivono di aver ravvisato nella condotta dei vertici della Bcc, «disfunzion­i in materia di trasparenz­a segnatamen­te a quanto concerne l’addebito di spese e commission­i non dovute e di antiricicl­aggio, con riguardo ai processi di identifica­zione dei titolari effettivi e segnalazio­ne delle operazioni sospette».

Il tutto avviene alla vigilia dell’assemblea del 18 ottobre , al centro congressi «Papa Luciani», di Padova, nella quale i soci saranno chiamati ad approvare la fusione per incorporaz­ione nella Bcc Prealpi, di Tarzo, nell’Alto Trevigiano. Un’assemblea generale, in ogni caso, secondo le esigenze espresse nella relazione finale dopo l’ispezione fatta arrivare da Banca d’Italia alla Bcc, consegnato ad Este lo scorso 30 giugno, che avrebbe dovuto svolgersi tassativam­ente entro Ferragosto. In quella sede, sempre secondo le aspettativ­e della Vigilanza, si sarebbe dovuto procedere ad un «ampio ricambio del Consiglio di amministra­zione e del Collegio sindacale, esteso alle posizioni di vertice». La parola definitiva è attesa fra sette giorni.

L’analisi C’è stato un progressiv­o peggiorame­nto dei conti L’ipotesi C’è stato un patto di fiducia con i clienti senza osservare la normativa

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Agenzia Una filiale della Banca di Credito Cooperativ­o Atestina

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