Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La Finanza alla porta di Banca Atestina Indagine su tredici grandi finanziamenti
La procura ipotizza che alcuni importanti prestiti siano stati concessi senza adeguate garanzie L’ispezione di Bankitalia ha rilevato che su 326 milioni di impieghi, 71 sono sofferenze e 31 incagli
PADOVA La procura di Rovigo ha aperto un’inchiesta sulla Banca Atestina di Credito Cooperativo per capire quali criteri siano stati adottati per concedere linee di credito agevolate nei confronti di alcuni clienti. E il 5 ottobre scorso il pm rodigino Sabrina Duò ha inviato i finanzieri della sezione riciclaggio del Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme Gialle di Padova a bussare alla porta della sede centrale di Este per acquisire i documenti relativi a tredici affidatari che avrebbero ottenuto linee di credito a condizioni particolarmente vantaggiose, pur in assenza di documentazione in grado di comprovare la loro solidità finanziaria.
La visita delle Fiamme gialle però si è risolta con un nulla di fatto. Il direttore generale della banca Riccardo Pasquali ha infatti rifiutato di consegnare la documentazione ai militari pretendendo una richiesta ufficiale da parte della Procura di Rovigo. La Banca si è trincerata dietro al dovere di riservatezza nei confronti dei clienti che al momento non risultano indagati. Il controllo della documentazione però è soltanto rimandato e il nuovo appuntamento con la Finanza è già stato fissato per i prossimi giorni.
Per capire la tensione che si è creata tra la Procura di Rovigo e la banca padovana bisogna però fare un passo indietro. Più precisamente al periodo che va dal 27 gennaio al 3 aprile, quando durante un’ispezione di Bankitalia gli esperti hanno rilevato «un progressivo peggioramento della situazione finanziaria da ricondurre a significative carenze dell’azione di governo». Sulla base della relazione di via Nazionale, la procura di Rovigo ha ipotizzato che il peggioramento della solidità finanziaria della bcc sia legato a una serie di crediti deterioratisi concessi senza richiedere adeguate garanzie. In mancanza della documentazione relativa alle tredici posizioni però le ipotesi sul tavolo restano tre. O la banca non ha chiesto sufficienti garanzie e ha concesso finanziamenti in virtù di un «patto di fiducia con i clienti», oltre la normativa sul credito bancario; o il credito è stato concesso sulla base di false documentazioni fornite dai clienti (mendacia bancaria); oppure sono entrate in gioco false fatture che hanno danneggiato il bilancio.
D’altra parte la situazione della bcc era già finita sotto la lente degli ispettori di Bankitalia nel corso di un’ispezione del 2012, quando la Vigilanza aveva trovato «debolezze nel processo del credito» e scarsa attenzione e controllo sulle «posizioni ad andamento anomalo». Per dirla con i numeri a fine 2014 su 326 milioni di impieghi, 71 sono classificati come sofferenze e 30 come incagli, in un quadro di raccolta complessiva per 388 milioni ed una perdita netta di 12,1. Abbastanza, assieme agli altri riscontri ottenuti dall’ispezione, per attribuire alla Atestina un giudizio «in prevalenza sfavorevole» per la sostanziale carenza nell’azione di governo nel contrasto al crescente rischio per le esposizioni. La governance avrebbe dovuto, ad esempio, stemperare le concentrazioni degli affidamenti su pochi settori (in primis quello immobiliare) e a vantaggio di singoli soggetti, cosa che non risulta avvenuta. Bankitalia, viceversa, nell’ultimo controllo pare anche aver scoperto un quadro non chiaro circa un «grande rischio» collegato ad una sola azienda, circostanza che «espone la banca anche a rischi legali». Ancora non basta. Gli uomini di Visco scrivono di aver ravvisato nella condotta dei vertici della Bcc, «disfunzioni in materia di trasparenza segnatamente a quanto concerne l’addebito di spese e commissioni non dovute e di antiriciclaggio, con riguardo ai processi di identificazione dei titolari effettivi e segnalazione delle operazioni sospette».
Il tutto avviene alla vigilia dell’assemblea del 18 ottobre , al centro congressi «Papa Luciani», di Padova, nella quale i soci saranno chiamati ad approvare la fusione per incorporazione nella Bcc Prealpi, di Tarzo, nell’Alto Trevigiano. Un’assemblea generale, in ogni caso, secondo le esigenze espresse nella relazione finale dopo l’ispezione fatta arrivare da Banca d’Italia alla Bcc, consegnato ad Este lo scorso 30 giugno, che avrebbe dovuto svolgersi tassativamente entro Ferragosto. In quella sede, sempre secondo le aspettative della Vigilanza, si sarebbe dovuto procedere ad un «ampio ricambio del Consiglio di amministrazione e del Collegio sindacale, esteso alle posizioni di vertice». La parola definitiva è attesa fra sette giorni.
L’analisi C’è stato un progressivo peggioramento dei conti L’ipotesi C’è stato un patto di fiducia con i clienti senza osservare la normativa