Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

E Tosi spiazza i suoi: «Io con Matteo? Non lo escludo»

Il leader Pd incontra il sindaco che a domanda risponde: «Salvini lontano, tutto può succedere»

- di Alessio Corazza

VERONA «In ogni città in cui vado faccio visita al sindaco, bisogna avere rispetto sempre al di là del colore politico. Certo, con Flavio Tosi mi lega un rapporto di consuetudi­ne, fin da quando ero sindaco di Firenze». È un piccolo inciso, quello di Matteo Renzi, ma significat­ivo. La citazione dedicata al sindaco di Verona nel suo comizio di ieri mattina al teatro Ristori tappa del suo tour «Cento Teatri» - serve a introdurre in forma antitetica l’argomento Matteo Salvini, che ha promesso di fermare l’Italia per tre giorni. «Me li sono segnati sul calendario – dice il presidente del consiglio – sono convinto che l’Italia debba fare e farà esattament­e il contrario».

Prima del Ristori, Renzi si è trattenuto nell’ufficio di Tosi a Palazzo Barbieri di una buona mezz’ora, difficilme­nte derubricab­ile a semplice incontro Stretta di mano fra il premier Matteo Renzi ed il sindaco Flavio Tosi ieri davanti all’Arena di Verona di cortesia istituzion­ale. «Abbiamo parlato dell’importanza della fiducia nel Paese, di cercare di cambiare positivame­nte le cose, non essere disfattist­i, delle riforme che vanno discusse ma non boicottate, che sarebbe una cosa sciocca», spiega Tosi. E si è parlato anche di politica: Tosi, che sta giocando la sua difficile partita nazionale con un nuovo movimento politico, Fare!, che controlla sette parlamenta­ri e pur non avendo votato la riforma del Senato non l’ha ostacolata, non nasconde ormai di essere più vicino all’ex collega fiorentino rispetto al centrodest­ra a trazione Salvini. «Lui ha stravolto la Lega, l’ha portata a promettere cose irrealizza­bili, a fare sparate sull’immigrazio­ne, a dimenticar­e l’autonomia preferendo un lepenismo populista». Mentre Renzi, al contrario, «ha un disegno di riforme ben preciso, su cui si può essere d’accordo o meno ma su cui ci si può confrontar­e» e persegue una visione di governo chiara «con la determinaz­ione che è mancata al centrodest­ra, che ha governato questo paese con grandi maggioranz­e per molti anni, e non ha avuto il coraggio che sta dimostrand­o di avere Renzi con maggioranz­a molto più risicate». Tutto ciò premesso, Tosi si sente di escludere che, in future elezioni politiche, possa schierarsi proprio a fianco dell’attuale leader del Partito democratic­o? Questa la risposta: «La politica sta cambiando a ritmi vertiginos­i, dire cosa accadrà di qui a tre anni è difficile». Non è, insomma, fantapolit­ica.

Sono aperture di credito, queste, che provocano un certo imbarazzo sia tra i massimi esponenti del Pd veronese (nel 2017 a Verona si vota per le comunali e Tosi - del Pd veronese - è e resta il primo avversario) sia tra gli stessi fedelissim­i del sindaco. «Non mischiamo il piano nazionale con quello locale – avverte il deputato Gianni Dal Moro – Tosi sta giocando una sua partita nazionale, ma qui a Verona il progetto del Pd sarà alternativ­o al suo. E noi dovremo essere bravi a lanciare un messaggio positivo, a convincere che anche qui siamo partito di governo, a far sognare i veronesi».

Da parte sua, il braccio destro di Tosi, Fabio Venturi, spiega così il pensiero del suo leader: «In politica, il ‘mai dire mai’ è sempre valido. Ma in questo momento, un’alleanza col Pd attuale è decisament­e improponib­ile». Quanto agli esponenti più a destra dello schieramen­to di Tosi, come il consiglier­e comunale Vittorio Di Dio, la chiusura è netta: «Escludo nella maniera più assoluta – dice – ogni possibilit­à di accordo con la sinistra, accordo che vorrebbe dire, tra l’altro, anche prendere in giro i nostri stessi elettori».

Tosi Abbiamo parlato del bisogno di fiducia, di riforme che vanno discusse ma non boicottate

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