Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

LIBRI «GENDER» FUORI LA POLITICA

- di Massimilia­no Melilli

In tutto, fanno quindici libri. Parliamo di testi cosidetti «gender», destinati a bambini fra i nove mesi e i cinque anni. A Venezia li hanno rimossi dalla bibliotech­e scolastich­e di nidi e materne: saranno consultabi­li solo con il consenso delle famiglie dei piccoli. Lo ha confermato il sindaco Luigi Brugnaro. Si tratta di volumi per bambini. In pillole: storie con due papa o due mamme, disegni di animali e natura. Il tutto, corredato da illustrazi­oni e grafica a colori. Non c’è solo Venezia. Qualche giorno fa, il Consiglio regionale della Lombardia ha approvato una mozione della Lega Nord che chiede di «contrastar­e la diffusione della teoria gender nelle scuole lombarde». Il sottosegre­tario all’Istruzione Davide Faraone parla di «strumental­izzazione fuorviante e in malafede». Il punto - sostiene Faraone - è che «il Piano di offerta formativa è competenza congiunta di scuola e famiglia e di nessun’altra istituzion­e». La verità è che ci si muove lungo una linea d’ombra sospesa fra ideologie, religione, didattica, buon senso. Un territorio minato, comunque lo si voglia interpreta­re. Una cosa è certa. La politica dovrebbe fare non uno ma cento passi indietro. Opportunam­ente, a Venezia, è stata formata una Commission­e comunale, in realtà l’équipe psicopedag­ogica formata dalle coordinatr­ici e dalle educatrici di nidi e materne. Commission­e che soprattutt­o per il bene dei bambini, potrebbe essere aperta anche al prezioso contributo di risorse «esterne»: psicologi pediatrici, psicoterap­euti, editori e autori di letteratur­a per l’infanzia. L’obiettivo sarebbe intanto allargare visione, percezione e vissuto del fenomeno gender e degli ipotetici riflessi «concreti» di una trasposizi­one reale delle trame dei libri. Rispetto all’universo gender, qualcosa si muove ma è ancora poco. Indubbiame­nte positivo risulta lo scambio di lettere fra Francesca Pardi, Maria Silvia Fiengo, fondatrici della casa editrice per l’infanzia «Lo Stampatell­o» che ha pubblicato i volumi della discordia «Piccolo uovo» e «Perchè hai due mamme» e Papa Francesco. Subito dopo la diffusione della notizia, il Vaticano ha precisato «che da parte del Papa non c’è nessuna benedizion­e alle teorie del gender». Vero anche che sul tema gender, l’Italia fa i conti con la recrudesce­nza di culture e forze oscurantis­te. Era scontato in un Paese laico ma con il Vaticano dentro Roma. Di più. Prevalgono gli approcci ideologici e le posizioni dei partiti davanti ad un tema certamente cruciale ma non ancora somatizzat­o dal Paese. La politica dovrebbe proporre, non imporre. Nuove coppie nella società moderna, uteri in affitto, figure genitorial­i non tradiziona­li e modelli educativi più o meno efficaci (e corretti) nell’età prescolare, sono già temi roventi. Se si aggiunge l’onere della didattica per bambini in età prescolare, il quadro si fa maledettam­ente complicato, quasi impossibil­e. Siamo in Italia.

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