Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
PAESE REALE, PAESE VIRTUALE E IDIOZIE «INCONSAPEVOLI»
Timidi in Piazza dei Signori, sicuri e aggressivi nelle piazze virtuali dei social network.
In Piazza dei Signori sorride timido come se non avesse nulla da dire, nelle piazze virtuali dei social network ha sempre un’opinione. Bianca o nera, comunque sicura com’è sicuro che è nato e morirà. Nel bestiario dei tipi web quello appena descritto è un animale abbastanza comune e non serve scomodare massmediologi e docenti per trasformare in analisi sociologica quel che tutti pensano: la Rete è un gigantesco sfogatoio, cancella freni inibitori e risucchia dal profondo anche gli istinti più beceri.
A riprova vi consigliamo di perdere una mezz’ora per leggere i commenti in calce ai pezzi che quotidianamente pubblicano i siti d’informazione.
Il passo successivo è un altro: siamo realmente sicuri che il Paese virtuale smascheri il Paese reale? O piuttosto l’illusione dell’anonimato, la consapevolezza di una distanza anche fisica dall’interlocutore, se vogliamo i meccanismi legati all’esplorazione di un mondo relativamente nuovo, trasformano il pensiero e finiscono per estremizzarlo?
È abbastanza probabile che le affermazioni fatte con leggerezza - e veicolate dai nostri telefonini durante la pausa caffè o in coda al semaforo - non riproducano sempre e fedelmente il pensiero dell’internauta. Fate un esperimento nel vostro microcosmo: conoscete una persona che stimate e sulla Rete avete scoperto in commenti sconvenienti? Ancora: avete mai pensato quando al telefono dite cose del tipo «a quello gli spaccherei la faccia» pur sapendo che in vita vostra non avete mai alzato le mani neanche con il vostro cane? Non è che meccanismi simili si riproducano più velocemente nei «tweet» o nei «post» che oggi sostituiscono molte conversazioni reali con conversazioni virtuali?
Vale la pena ragionarci, considerare sfumature diverse e porsi qualche domanda in più sulla (in)consapevolezza di queste idiozie. Noi speriamo sia (anche) così, che in fondo non tutti colgano il reale peso di quello che dicono o scrivono in Rete.
Speriamo sia così per quanti sul web si sono schierati al fianco dei clienti che hanno rifiutato il cameriere di colore in quel di Montagnana.
Se li prendessimo sul serio saremmo di fronte ad un esempio di violazione della legge Mancino, ovvero di istigazione al razzismo. Forse è arrivato davvero il momento che la magistratura ne prenda sul serio almeno uno, che cominci a posare i suoi recinti anche nelle piazze virtuali. Sarebbe meglio che lo facesse prima che sfuggano a ogni controllo e diventino pericolose.
In materia di eversione e terrorismo, anche islamico, la Rete è già il primo campo di reclutamento. Il rischio è che per contrapposizione diventi pure il luogo di aggregazione e consolidamento di idee xenofobe.