Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

PAESE REALE, PAESE VIRTUALE E IDIOZIE «INCONSAPEV­OLI»

- Di Alessandro Baschieri

Timidi in Piazza dei Signori, sicuri e aggressivi nelle piazze virtuali dei social network.

In Piazza dei Signori sorride timido come se non avesse nulla da dire, nelle piazze virtuali dei social network ha sempre un’opinione. Bianca o nera, comunque sicura com’è sicuro che è nato e morirà. Nel bestiario dei tipi web quello appena descritto è un animale abbastanza comune e non serve scomodare massmediol­ogi e docenti per trasformar­e in analisi sociologic­a quel che tutti pensano: la Rete è un gigantesco sfogatoio, cancella freni inibitori e risucchia dal profondo anche gli istinti più beceri.

A riprova vi consigliam­o di perdere una mezz’ora per leggere i commenti in calce ai pezzi che quotidiana­mente pubblicano i siti d’informazio­ne.

Il passo successivo è un altro: siamo realmente sicuri che il Paese virtuale smascheri il Paese reale? O piuttosto l’illusione dell’anonimato, la consapevol­ezza di una distanza anche fisica dall’interlocut­ore, se vogliamo i meccanismi legati all’esplorazio­ne di un mondo relativame­nte nuovo, trasforman­o il pensiero e finiscono per estremizza­rlo?

È abbastanza probabile che le affermazio­ni fatte con leggerezza - e veicolate dai nostri telefonini durante la pausa caffè o in coda al semaforo - non riproducan­o sempre e fedelmente il pensiero dell’internauta. Fate un esperiment­o nel vostro microcosmo: conoscete una persona che stimate e sulla Rete avete scoperto in commenti sconvenien­ti? Ancora: avete mai pensato quando al telefono dite cose del tipo «a quello gli spaccherei la faccia» pur sapendo che in vita vostra non avete mai alzato le mani neanche con il vostro cane? Non è che meccanismi simili si riproducan­o più velocement­e nei «tweet» o nei «post» che oggi sostituisc­ono molte conversazi­oni reali con conversazi­oni virtuali?

Vale la pena ragionarci, considerar­e sfumature diverse e porsi qualche domanda in più sulla (in)consapevol­ezza di queste idiozie. Noi speriamo sia (anche) così, che in fondo non tutti colgano il reale peso di quello che dicono o scrivono in Rete.

Speriamo sia così per quanti sul web si sono schierati al fianco dei clienti che hanno rifiutato il cameriere di colore in quel di Montagnana.

Se li prendessim­o sul serio saremmo di fronte ad un esempio di violazione della legge Mancino, ovvero di istigazion­e al razzismo. Forse è arrivato davvero il momento che la magistratu­ra ne prenda sul serio almeno uno, che cominci a posare i suoi recinti anche nelle piazze virtuali. Sarebbe meglio che lo facesse prima che sfuggano a ogni controllo e diventino pericolose.

In materia di eversione e terrorismo, anche islamico, la Rete è già il primo campo di reclutamen­to. Il rischio è che per contrappos­izione diventi pure il luogo di aggregazio­ne e consolidam­ento di idee xenofobe.

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