Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bertolissi: «La riforma del Senato? Resta la concorrenza Stato-Regioni»
Il costituzionalista: «La differenza la faranno le persone»
VENEZIA Mario Bertolissi è il costituzionalista che accompagnerà la Regione nel percorso di negoziato col governo sull’autonomia. Un compito che si carica di ulteriore significato all’indomani dell’approvazione della riforma costituzionale, in prima lettura da parte di Palazzo Madama, finalizzata a ridisegnare il Senato e il titolo V. «Speriamo di ottenere qualcosa, anche se in passato ho visto troppe volte esplodere un entusiasmo straordinario, per poi spegnersi sotto il peso degli apparati», afferma il docente dell’Università di Padova.
Che ruolo avranno i 7 futuri senatori veneti?
«Mai come questa volta dipenderà da chi saranno, dall’autorevolezza che dimostreranno, dalla capacità che avranno di combinare il lavoro in Veneto con l’attività in uno dei luoghi che esercitano l’arte di governare nel modo più curiale possibile. Il destino di questa riforma dipenderà da come la si legge. E la si legge in funzione di quello che si vuole
fare: alimentare la burocrazia o ottenere veri risultati?».
È pessimista?
«Più che altro l’esperienza mi ha insegnato che la realtà è radicalmente diversa da come viene immaginata. Prendiamo la riforma costituzionale del 2001: i suoi promotori pensavano di aver realizzato una svolta da sogno, invece si è rivelata qualcosa di maledetto».
Ma non sarà positiva almeno la riduzione del contenzioso fra lo Stato e le Regioni, a
cominciare dal Veneto, col superamento della legislazione concorrente?
«Non basta escluderla formalmente, per pensare che non esista davvero più. La concorrenza fra i due livelli istituzionali continuerà ad essere inevitabile perché sono gli interessi ad essere concorrenti. Del resto come si può pensare che le parole, imprecise per definizione, possano stabilire in modo millimetrico i confini delle competenze? Stato, Regioni
e Comuni hanno computi che si possono considerare differenziati, ma ci sono zone grigie che per forza di cose si confondono. In fondo il cittadino è sempre uno, mica lo si può vedere a pezzi: fino alla cintola è cittadino del Comune, fino alle spalle è cittadino della Regione, fino alla testa è cittadino dello Stato…».
Ed il potenziamento dell’autonomia responsabile, con l’ampliamento della devolution?
«Il terzo comma dell’articolo 116 è stato riscritto con una disposizione orrenda, che abbonda troppo dell’avverbio “limitatamente”. Non hanno capito che meno si precisa e si circoscrive una norma, più la si rende adattabile agli scopi. Sulla carta le Regioni potranno chiedere forme e condizioni particolari di autonomia in più materie di com’è stato finora. Ma fino ad oggi il Parlamento non ha mai concesso nulla».
Ci proverete lo stesso?
«Ci proveremo lo stesso».
Il destino di questa riforma dipenderà da come la si vuole leggere Dipende se si vuole alimentare la burocrazia o ottenere risultati veri