Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Renzi: «Per Venezia farò la mia parte»

Impegno formale per la città e per i costi standard negli atenei. Botta e risposta sui giovani con l’assessore Donazzan

- Bonet

VENEZIA «Il governo farà la sua parte, senza incertezze e al di là dei colori politici, affinché Venezia sia la città che dev’essere». Così il premier Matteo Renzi, ieri a Venezia per l’inaugurazi­one del campus a Ca’ Foscari ed un evento a Palazzo Ducale con i delegati Onu, ha rassicurat­o il sindaco Luigi Brugnaro, alle prese con le gravi difficoltà economiche che affliggono il capoluogo lagunare. Come il governo agirà, non è stato chiarito ma il premier ha sfruttato l’occasione per parlare anche di università e costi standard. Piccola polemica su Garanzia Giovani con Donazzan.

VENEZIA «Il governo farà la sua parte perché Venezia sia ciò che dev’essere». In che modo, non si sa. Ma l’impegno politico, istituzion­ale e finanziari­o (schei veri, confidano in laguna) c’è, è gravoso ed è pubblico: Matteo Renzi l’ha preso di fronte alla platea arrivata all’università Ca’ Foscari per il battesimo del nuovo campus, a San Giobbe. Insolita cravatta lilla, solita ridda di selfie (stavolta con gli studenti in visibilio), quindi l’incontro con il «diversamen­te giovane sangiobbin­o» che ha avvicinato il premier per indicargli dove un tempo sorgeva la sua casa, poi preso ad esempio per dare plastica visibilità «alla commozione che suscita il ricordo di ciò che è stato, ma anche l’orgoglio per ciò che sarà».

Su questo registro si è articolato l’intervento di Renzi a Venezia su Venezia, città in bilico tra una storia gloriosa ed un futuro incerto, in un mondo difficile, quello dei bilanci pubblici. Il premier l’ha presa larghissim­a: «Caro sindaco - si è rivolto a Brugnaro - il futuro è qui e te lo dico da ex sindaco di una città d’arte che forse più di Venezia ha sentito su di sé il dibattito pluridecen­nale tra residenti e turisti, tra evocazione di messaggi globali e conferma delle tradizioni identitari­e. Credo sia uno degli elementi chiave del futuro di queste metropoli, che sono tali per il valore che suscitano, certo non per i loro numeri, che enormi non sono. Dovunque tu vada, il sindaco di Venezia è il sindaco di Venezia (Brugnaro capisce che il momento è vicino e sorride, ndr.), il futuro è qui, queste non sono città scrigni del passato, sono i luoghi identitari del futuro del Paese (anche la platea drizza le orecchie, forse ci siamo, ndr.), il mondo è messo in discussion­e da chi vorrebbe cancellare il valore della nostra identità, dal Bardo a Palmira passando per le università in Africa, ma Venezia, dove occorre entrare in punta di piedi, (i fotografi scattano, i cameramen zoomano, ndr.) non è solo un museo a cielo aperto da coccolare e riempire di ricordi, servono i progetti e sotto questo profilo non ci fa velo minimament­e il risultato elettorale...». Il climax è ormai all’apice, l’auditorium stremato ed ecco: «Nella nostra veste istituzion­ale noi saremo sempre disponibil­i e pronti a lavorare senza incertezze e tentenname­nti, il governo è pronto a fare la sua parte perché Venezia sia ciò che deve essere» . Scoppia l’applauso, liberatori­o, ma par di capire che i dettagli attesi nella ragioneria del Comune, sono rinviati a data da destinarsi.

Nell’attesa, Renzi ha risposto al rettore di Ca’ Foscari, Michele Bugliesi, che prima di lui si era augurato che le misure contenute nella legge di Stabilità non fossero «sostitutiv­e» ma «additive», perorato lo sblocco degli scatti di anzianità «fermi da 5 anni» e invitato ad investire di più sul sostegno allo studio, il cui budget veleggia mestamene a metà della media europea. «La grande questione universita­ria - ha detto Renzi - sarà affrontata partendo dalle consideraz­ioni di chi l’università la vive. Il governo ha la massima disponibil­ità ad ascoltare e vuole provare a scrivere insieme agli atenei le regole, togliendo questi ultimi dal perimetro della pubblica amministra­zione. Perché un’università non si governa come si governa un’Usl o un Comune». Occorre, secondo Renzi, innanzitut­to chiarezza sui concorsi per diventare ricercator­i («Mi sconvolge l’incertezza di quei percorsi») e in questo senso ha ricordato quanto fatto nella legge di Stabilità: «Vogliamo dare almeno la chance di provarci, per cui ecco 1.000 posti per i ricercator­i. E non sono una tantum ma diventeran­no la regola: ogni anno si saprà con esattezza quanti sono i posti a disposizio­ne. Poi c’è la misura, quella sì one shot, sui 500 professori, che non necessaria­mente devono arrivare dall’estero, io non sono esterofilo e non credo che chi va all’estero sia sempre un cervello in fuga e chi resta qui sempre un pancreas in casa». Quanto alla ricerca e all’innovazion­e, «basta coi provincial­ismi, con chi vuol fare l’Arno Valley copiando la Silicon Valley. È impossibil­e! Se in una qualsiasi Regione d’Italia due ragazzi si fossero chiusi in un garage per creare un computer, probabilme­nte l’Usl sarebbe piombata nel garage e avrebbe fatto chiudere tutto!».

Meglio dunque sfruttare le risorse che ci sono, a cominciare da quelle dell’Europa («Diamo 20 miliardi ogni anno e ce tornando indietro 11, non andiamo affatto a Bruxelles col cappello in mano») per sfruttare le nostre eccellenze, che non mancano. Renzi ha teso una mano all’assessore regionale all’Università Elena Donazzan sui costi standard («Una richiesta sacrosanta, specie in questo campo, e nella legge di Stabilità abbiamo dato dei segnali») ma poi l’ha punzecchia­ta sul Veneto modello vincente quanto a Garanzia Giovani: «Sono convinto che si debbano sempre copiare le esperienze migliori. Dopo di che qui Garanzia Giovani funziona perché avete un contesto imprendito­riale ben coltivato, che dà frutti. Non credo che avremmo gli stessi risultati se copiassimo il “sistema Veneto” in Calabria...».

Costi standard Sono una richiesta sacrosanta, nella legge di Stabilità abbiamo dato dei segnali Il battibecco Garanzia Giovani, Donazzan elogia il modello Veneto. Renzi: «Merito delle imprese»

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