Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Protestano per asilo e scuola, ma il premier tira dritto
VENEZIA Lo hanno aspettato tutto il pomeriggio. Dalle mamme dell’asilo nido «La barchetta blu» a rischio chiusura, con i bambini per mano e gli striscioni sotto braccio; agli studenti universitari con, custodita in una cartellina, la lettera da consegnargli.
Ad attendere il premier Matteo Renzi ieri erano almeno un centinaio lungo la fondamenta che porta al campus di San Giobbe tra studentesse pronte al selfie e qualche cittadino curioso. Ma tutti sono rimasti delusi. Matteo Renzi è sfilato in taxi e ha scelto l’ingresso secondario per entrare all’incontro. «Ma come? Volevamo consegnargli la nostra lettera – dice delusa Serena Castellani, una mamma – il sindaco non ci ha ancora ricevuto e noi non vorremmo che la realtà del nostro asilo andasse persa. Cominceremo a muoverci autonomamente alla ricerca di fondi europei».
La storia de «La barchetta blu» è cominciata qualche mese fa, con il taglio dei finanziamenti che è passato da 200mila a 159 mila durante la gestione commissariale. Una quota ora che ora è stata azzerata. «Avremmo voluto far presente a Renzi la nostra realtà – dice Giorgia, un’altra mamma – noi siamo la Venezia viva, quella dei bambini, della residenzialità attiva».
E per gli studenti il ritornello è lo stesso: «Ci avevano promesso che una delegazione sarebbe entrata – dice Matteo Baroglio dell’Udu – non siamo riusciti a consegnargli nulla. Avremmo voluto parlare dei nostri dubbi sulla Buona scuola e del fatto che con il nuovo sistema del calcolo dell’Isee si è assistito a un calo preoccupante del numero degli idonei a ricevere la borsa di studio». Ma sono solo parole ipotetiche. Il premier passa in taxi e tira dritto. Dall’altro lato del canale un signore si sporge troppo per provare a vederlo e finisce in acqua. Si aggrappa ai masegni, le forze dell’ordine lo soccorrono e torna a riva, fradicio, infreddolito e senza nemmeno un selfie.