Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

DOPPIO RENZISMO IN LAGUNA

- Di Claudia Fornasier

La metafora più adatta a descrivere l’incontro del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi è quella calcistica: un gol a porta (quella delle critiche) vuota. Chi potrebbe contestare l’importanza politica (diamo atto che una voce c’è, la Lega veneziana) del «duetto» tra il sindaco e il premier, venerdì in laguna?

Non il centrosini­stra anti-Brugnaro, che rischiereb­be di mettere in dubbio l’attenzione del «suo» presidente del Consiglio verso la città. Non il centrodest­ra anti-Renzi, che rischiereb­be di sminuire il successo del «suo» primo cittadino lagunare

Il primo, renzianiss­imo, sindaco di centrodest­ra degli ultimi 23 anni, che scandalizz­a mezza città e tutta la sinistra con la guerra ai libri gender, gli attacchi ad Elton John e agli intellettu­ali o l’idea di vendere le opere d’arte dei musei veneziani, è riuscito a portare il premier a Ca’ Farsetti, a colloquio privato per un’ora sul futuro di Venezia. Da Andreotti con Ugo Bergamo a Prodi con Paolo Costa di presidenti del Consiglio, invitati in laguna dai sindaci, se ne sono visti molti. Pochi seduti davanti al caminetto del primo cittadino con il dossier di conti e spese davanti.

Il duetto conferma che tra Luigi e Matteo il feeling c’è. Renzi ha avuto più parole lusinghier­e verso la città venerdì, che a maggio quando venne a Mestre per la campagna elettorale del candidato sindaco Felice Casson, menando fendenti al Pd. Se era questione di strategia elettorale non ha funzionato molto per il centrosini­stra.

La speranza è che la strategia ci sia e adesso funzioni per la città.

Il banco di prova per capire se dietro i fuochi d’artificio di venerdì sera ci sono anche azioni concrete per Venezia, è prossimo. Si chiama Legge di stabilità prima e Comitatone poi. Sono i due «campi» dove i predecesso­ri di Brugnaro e Renzi (e rispettive squadre) hanno conquistat­o /concesso finanziame­nti e interventi per la città, che si trattasse di soldi per la Legge speciale, stornati dai fondi destinati al Mose o di norme per alleviare gli effetti negativi dello sforamento del Patto di stabilità. Azioni una tantum, importanti, ma che hanno solo rinviato il problema,senza soluzioni struttural­i.

La situazione economica di Venezia non ammette tempi supplement­ari. La città non può permetters­i le conseguenz­e di un altro anno a Patto sforato, senza interventi di manutenzio­ne, con servizi tagliati, dipendenti a stipendio ridotto.

L’incontro di venerdì è stato importante. Ma sindaco e premier ora hanno a disposizio­ne un solo calcio di rigore nella partita della loro rispettiva credibilit­à di fronte alla città.

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