Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
DOPPIO RENZISMO IN LAGUNA
La metafora più adatta a descrivere l’incontro del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi è quella calcistica: un gol a porta (quella delle critiche) vuota. Chi potrebbe contestare l’importanza politica (diamo atto che una voce c’è, la Lega veneziana) del «duetto» tra il sindaco e il premier, venerdì in laguna?
Non il centrosinistra anti-Brugnaro, che rischierebbe di mettere in dubbio l’attenzione del «suo» presidente del Consiglio verso la città. Non il centrodestra anti-Renzi, che rischierebbe di sminuire il successo del «suo» primo cittadino lagunare
Il primo, renzianissimo, sindaco di centrodestra degli ultimi 23 anni, che scandalizza mezza città e tutta la sinistra con la guerra ai libri gender, gli attacchi ad Elton John e agli intellettuali o l’idea di vendere le opere d’arte dei musei veneziani, è riuscito a portare il premier a Ca’ Farsetti, a colloquio privato per un’ora sul futuro di Venezia. Da Andreotti con Ugo Bergamo a Prodi con Paolo Costa di presidenti del Consiglio, invitati in laguna dai sindaci, se ne sono visti molti. Pochi seduti davanti al caminetto del primo cittadino con il dossier di conti e spese davanti.
Il duetto conferma che tra Luigi e Matteo il feeling c’è. Renzi ha avuto più parole lusinghiere verso la città venerdì, che a maggio quando venne a Mestre per la campagna elettorale del candidato sindaco Felice Casson, menando fendenti al Pd. Se era questione di strategia elettorale non ha funzionato molto per il centrosinistra.
La speranza è che la strategia ci sia e adesso funzioni per la città.
Il banco di prova per capire se dietro i fuochi d’artificio di venerdì sera ci sono anche azioni concrete per Venezia, è prossimo. Si chiama Legge di stabilità prima e Comitatone poi. Sono i due «campi» dove i predecessori di Brugnaro e Renzi (e rispettive squadre) hanno conquistato /concesso finanziamenti e interventi per la città, che si trattasse di soldi per la Legge speciale, stornati dai fondi destinati al Mose o di norme per alleviare gli effetti negativi dello sforamento del Patto di stabilità. Azioni una tantum, importanti, ma che hanno solo rinviato il problema,senza soluzioni strutturali.
La situazione economica di Venezia non ammette tempi supplementari. La città non può permettersi le conseguenze di un altro anno a Patto sforato, senza interventi di manutenzione, con servizi tagliati, dipendenti a stipendio ridotto.
L’incontro di venerdì è stato importante. Ma sindaco e premier ora hanno a disposizione un solo calcio di rigore nella partita della loro rispettiva credibilità di fronte alla città.