Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’appello dei sottosegre­tari Pd «Facciamo insieme un piano» La Lega: «Sindaco, perdi tempo»

Ticket, fondi, autonomia impositiva: il dibattito sulle strade da seguire

- Marco Bonet Gloria Bertasi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Il piano per salvare Venezia? A voler essere onesti, non c’è. Non ancora, almeno. C’è, quella sì, la buona volontà: da parte del premier, del governo tutto, dei sottosegre­tari e dei parlamenta­ri veneziani. Ma i dettagli, quelli che i più pensavano fossero stati discussi durante l’incontro segretissi­mo tra Matteo Renzi e Luigi Brugnaro a Ca’ Farsetti, venerdì sera, sono ancora di là da venire.

«Il valore della visita di Renzi a Venezia non sta tanto nei tecnicismi di un eventuale provvedime­nto, che pure è allo studio ma di cui certo non si occuperà il presidente del Consiglio in prima persona, quanto piuttosto nel riposizion­amento politico della relazione tra il governo, la Regione e il Comune di Venezia dopo la tornata elettorale che purtroppo ci ha visto sconfitti su entrambi i fronti - dice il segretario del Pd, Roger De Menech -. C’è la volontà di lavorare insieme per il bene della città: questo mi pare l’elemento principale. Ora tocca a Brugnaro spiegare a Roma come intende cambiare il modello di sviluppo di Venezia e come pensa di sfruttare la plusvalenz­a di una delle città più belle del mondo». Un ragionamen­to non dissimile da quello del sottosegre­tario all’Economia Pier Paolo Baretta, che ricorda come Renzi, in qualità di presidente del Consiglio, sia anche presidente del Comitatone che sovrintend­e alla legge Speciale: «Adesso tocca ai veneziani, e mi ci metto nel mezzo ovviamente, tirarsi su le maniche. Si tratta di mettere a punto in fretta un piano di rientro pluriennal­e, che agisca in modo struttural­e sui conti, se necessario anche con alcuni sacrifici. Questo ci darà la credibilit­à per avanzare le nostre legittime richieste al governo, richieste che devono però basarsi su una progettazi­one complessiv­a del futuro della città, dalle Grandi Navi al Quadrante di Tessera, da Marghera al Porto». Il punto di partenza, secondo Baretta, è piuttosto chiaro: «Venezia si è abituata a conteggiar­e come entrate ordinarie entrate che in realtà erano straordina­rie, come la legge Speciale o il Casinò. Il sistema va quindi ripensato dalle sue fondamenta. I soldi ci sono, se servono, e i 150 milioni stanziati lo scorso anno dal governo per il risanament­o di Porto Marghera lo dimostrano. È inutile, però, continuare a cercare fondi a pioggia, soluzioni tampone». Anche perché i soldi sono finiti e nel clima lacrime e sangue venutosi a creare nei Comuni, politicame­nte appare insostenib­ile un provvedime­nto ad hoc per Venezia, come invece fu per Roma (in tre diverse occasioni, volendo rigirare il coltello). «In questi mesi a Renzi sono state sottoposte numerose richieste - spiega l’altro sottosegre­tario all’Economia, veneziano pure lui, Enrico Zanetti - essenzialm­ente riconducib­ili a due filoni. Il primo è quello del sostegno economico, da attuarsi tramite finanziame­nti e trattament­i speciali, magari già in legge di Stabilità. Il secondo riguarda un ampliament­o dell’autonomia e dell’agibilità regolatori­a, il che significa poter gestire il territorio mettendo a frutto, ad esempio, i flussi turistici». Sta pensando al ticket? «Sì. Anche se va pensato in maniera intelligen­te, senza tirarsi la zappa sui piedi». Quanto alla prima soluzione, la più immediata ma forse anche la più scontata, Zanetti si mostra scettico almeno quanto Baretta: «Venezia è speciale e avrebbe diritto a fondi speciali ma a mio avviso in questo momento non ci sono grandi margini di trattativa, per cui una battaglia su questo fronte, o almeno solo su questo, rischia di rivelarsi improdutti­va. Chiedere soldi, peraltro, mi pare un modo di giocare in difesa, mentre Venezia dovrebbe giocare all’attacco, svolgere un ruolo propositiv­o».

Ora, al di là degli uomini di governo e di quelli del Pd, cui il ruolo, accanto alle reali convinzion­i, impone di mostrare una fiducia incrollabi­le nelle parole del premier («Faremo la nostra parte affinché Venezia sia la città che dev’essere»), in laguna un po’ tutti vogliono credere che sì, ci sarà un lieto fine, compresa Forza Italia. Solo un partito si chiama fuori dal coro ed è la Lega Nord, che peraltro amministra la città insieme a Brugnaro: «Non mi sono occupato della visita, sapevo solo che c’era Renzi a Venezia, non ho nemmeno letto cosa avrebbe promesso tanto sono solo parole - dice Alberto Semenzato, segretario provincial­e del Carroccio e consiglier­e regionale -. È tutto tempo perso del sindaco, Renzi è un gran bravo venditore di “balle” e non c’è da fidarsi». Semenzato è convinto che ci sia un’unica via d’uscita per l’ex Serenissim­a. «È quanto stiamo facendo in Regione conclude -, ossia lo Statuto speciale per Venezia, è l’unica soluzione, la città è troppo sott’acqua e non c’è altra via per farla riemergere».

Baretta Un piano pluriennal­e di rientro ci darebbe maggior credibilit­à Zanetti Inutile sperare in soldi a pioggia, giochiamo d’attacco De Menech Renzi ricollega governo e Comune dopo le elezioni Semenzato L’unica vera soluzione è lo statuto a cui stiamo lavorando in Regione

 ??  ?? Piazza San Marco’ Il sindaco Luigi Brugnaro passeggia con il Premier dopo il colloquio a Ca’ Farsetti Renzi ha chiesto al sindaco numeri, dati e problemi di bilancio della città di Venezia
Piazza San Marco’ Il sindaco Luigi Brugnaro passeggia con il Premier dopo il colloquio a Ca’ Farsetti Renzi ha chiesto al sindaco numeri, dati e problemi di bilancio della città di Venezia

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