Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Il ministro: «Ha prodotto doppioni e sprechi»

Autonomia della Sanità, nuovo scontro Zaia-Lorenzin

- Nicolussi Moro

E’ ancora scontro fra il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, e il governator­e Luca Zaia. La rappresent­ante del governo Renzi ieri a Radio24 ha detto: «Un errore fatale dare la Sanità alle Regioni e il risultato è sotto gli occhi di tutti: l’autonomia ha prodotto sprechi e doppioni. Basta Sanità alle Regioni». «Avevamo ragione a salire sulle barricate contro i provvedime­nti del governo — la replica di Zaia —. Farò un referendum tra i veneti, per capire se preferisca­no farsi curare dal ministero della Salute o dalla Regione». «Faccia pure — osserva Lorenzin — il problema resta».

VENEZIA Non c’è verso: il governator­e Luca Zaia e il ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, non si prendono proprio. Dalla scorsa estate è un tripudio di bordate Roma-Venezia, che ieri ha raggiunto un acuto in diretta. Tutta «colpa» di Gianni Minoli, che durante un «faccia a faccia» in diretta su Radio24 ha chiesto alla Lorenzin: «Ministro, questa sanità delegata alle Regioni è stato un errore fatale?». «Per me sì, fatale, alla fine il risultato lo vediamo — ha ammesso lei —. Ma non ci si può rassegnare, una parte della materia è appena stata cambiata dalla riforma della Costituzio­ne. Il Patto della Salute sancisce un cambiament­o di orizzonte molto forte». Con il nuovo articolo 117 del titolo V della Costituzio­ne, approvato l’8 ottobre dal Senato, si ampliano infatti le competenze statali, con l’esclusivit­à della potestà legislativ­a nella determinaz­ione dei Livelli essenziali di assistenza e nelle «Disposizio­ni generali e comuni per la tutela della salute e per le politiche sociali». Le Regioni avranno autonomia solo nella programmaz­ione e nell’organizzaz­ione dei servizi sanitari e sociali.

E così Minoli ha incalzato la Lorenzin: «Insomma, lei si sente di dire basta sanità alle Regioni?». «Io lo dico da sempre e sono anche un po’ isolata. Per me è stato un grande errore questa riforma, che ora però va gestita. Non si può dire: siccome è stato un errore rimaniamo così. Ci dev’essere consapevol­ezza da parte di tutti, bisogna dare obiettivi chiari, misurabili e trasparent­i e chi sgarra, paga». Secondo il ministro «bisognereb­be fare un tagliando e vedere cosa funziona e cosa no. Quello che non funziona è sotto gli occhi di tutti: metà Italia è commissari­ata, decentrare la sanità ha portato a tanti doppioni e sprechi». «Su un Fondo sanitario nazionale di 111 miliardi di euro, 30 sono sprechi — ha detto ancora a Radio24

Coletto Frasi di una gravità senza precedenti, ha gettato la maschera Lo scontro Il governator­e: «Indirò un referendum tra i veneti». Il ministro: «Lo faccia, il problema resta»

— recuperand­one solo una parte, daremmo agli italiani un servizio che nel resto del mondo si sognano».

Apriti cielo. Finita la trasmissio­ne è arrivato l’uno-due Zaia-Coletto. «Finalmente si gioca a carte scoperte — tuona il presidente — il ministro ha confessato l’inconfessa­bile. Ora abbiamo la certezza che avevamo visto giusto nel salire sulle barricate contro i provvedime­nti governativ­i in materia di sanità. La Lorenzin smetta di paragonare la sanità veneta a quella delle, purtroppo ancora molte, Regioni dove non funziona e si sprecano miliardi. La smetta di fare proclami e traduca, se ha coraggio, in una legge questi suoi pensieri. Risponderò indicendo un referendum per chiedere ai veneti se preferisca­no essere curati dal ministero della Salute o dalla Regione». «Nella loro sorprenden­te sincerità, le di- chiarazion­i del ministro sono di una gravità senza precedenti — incalza l’assessore alla Sanità, Luca Coletto — e cambiano completame­nte il rapporto tra le Regioni e il governo. E’ una dichiarazi­one di guerra. Lorenzin autosmasch­era un disegno centralist­a che denunciamo da anni: ora si spiegano i tagli indiscrimi­nati, il disconosci­mento del Patto per la Salute, il rifiuto di applicare i costi standard».

Nel pomeriggio, su Rai2, il ministro ha precisato: «Il sistema che c’è ora va rivisto: le Regioni virtuose subiscono comunque tagli e le altre non riescono a uscire dalla crisi. Zaia vuole indire un referendum? Lo faccia, ma non è questo il tema». «L’errore fatale è stato nominare lei ministro», chiosa Roberto Ciambetti, presidente del consiglio regionale. E’ l’ennesimo round di una battaglia iniziata con la scure sul fondo sanitario, che ha tolto al Veneto 235 milioni. «Misure decise con la Conferenza delle Regioni — aveva detto la Lorenzin — negli ultimi anni il Veneto ha avuto la presidenza della commission­e Salute, quindi insieme alla Lombardia ha indicato la linea, compreso il taglio di 2,3 miliardi a cui sono contraria». «Non accetto lezioni dal ministro dei tagli alla sanità — la replica di Zaia — al suo posto mi sarei dimesso». Secondo atto: «Il Veneto era la regione più efficiente nel rapporto tra costi e servizi, ma ha rinunciato a svolgere il ruolo di benchmark. Ha partecipat­o a tutti i processi decisional­i, salvo cadere dal pero al momento delle scelte», aveva rincarato la Lorenzin. «Le scelte da galantuomi­ni fatte dal Veneto vengono strumental­izzate per descrivere situazioni non vere — la ripartenza del governator­e —. Smetteremo di comportarc­i da galantuomi­ni». In mezzo, la revoca della presidenza della Commission­e Salute a Coletto. Oggi tra i due litiganti s’insinua lo zampino della Cgil: «Se Zaia è contro la centralizz­azione perché propone il monstre Azienda Zero? Anche noi diciamo no a scelte centralist­iche, non lo deve fare Roma ma nemmeno Venezia».

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Ministro Beatrice Lorenzin, titolare della Salute nominata nel governo Letta e riconferma­ta dall’attuale premier Matteo Renzi
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