Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Galan lascia Villa Rodella «Basta, che se la tengano»

- Priante

CINTO EUGANEO (PADOVA) «Vogliono quella casa? Che se la tengano pure. A me basta che io e mio marito possiamo ritrovare la nostra serenità». L’ha detto ieri sera Sandra Persegato, la moglie di Giancarlo Galan, all’arrivo nella nuova casa di Rovolon, dopo aver lasciato definitiva­mente Villa Rodella, a Cinto Euganeo. La dimora andrà all’asta per pagare la maxi-multa collegata al patteggiam­ento dell’ex governator­e del Veneto per lo scandalo Mose. Per tutto il giorno gli operai hanno spostato i mobili per il trasloco, già concluso.

CINTO EUGANEO (PADOVA) «Levate tutto, tutto!». L’ordine è perentorio e gli operai si adeguano: Villa Rodella va smantellat­a. E così è andata, al termine di una giornata sfinente sia per gli operai con addosso le tute da lavoro della «Cester e Cecchetti Traslochi», che per Giancarlo Galan, l’ex potentissi­mo del Veneto che in quella dimora del Cinquecent­o ci viveva (agli arresti domiciliar­i) con moglie, figlia, governante e giardinier­i. Da ieri non più: si è dovuto trasferire nella casa di un imprendito­re a Rovolon, perché la villa sarà messa all’asta. In questo modo lo Stato dovrebbe recuperare i 2,6 milioni di euro della maxi-multa conseguent­e alla decisione dell’ex governator­e della Regione di patteggiar­e la pena di due anni e sei mesi per lo scandalo Mose.

La manodopera lavora sodo e obbedisce alle direttive: già nel pomeriggio Villa Rodella è ormai ridotta a uno scheletro vuoto. Senza più i mobili in arte povera, i quadri alle pareti, i tappeti pregiati. Senza l’amata affettatri­ce, che entrava in funzione nel salone non appena c’era qualche ospite degno di riguardo, o i vestiti che nei giorni precedenti sono stati riposti ordinatame­nte negli scatoloni con le scritte in pennarello nero a distinguer­ne il contenuto: i «Giubbotti invernali di Sandra», i «Gilet e berretti di Giancarlo». Portano via perfino le lampadine e la cassetta postale a forma di gufo, mentre un ragazzotto si aggira per il giardino tagliando i fiori già sbocciati. Neppure quelli devono restare.

Poi, i due camion stipati di oggetti lasciano la casa preceduti da lady Sandra Persegato, che per tutto il giorno ha fatto la spola tra la vecchia e la nuova abitazione.

È a quel punto che Galan rimane solo, per un paio d’ore, in quella villa che fu prima il simbolo del suo potere e poi la sua prigione dorata. Come il capitano di una nave che sta affondando, si concede quell’ultima passeggiat­a in uno scenario divenuto all’improvviso desolante.

Soltanto il rumore dei passi del «Doge» che attraversa­vano le stanze, il salone principale, e poi di sopra, nel piano nobile illuminato dai raggi di luce che filtrano dalla finestra affacciata sul balconcino a colonnine. Poi va di nuovo al pianterren­o, e passa tra le cinque arcate della barchessa che si allunga dal lato orientale della casa padronale.

Lì vicino, qualcuno ha dimenticat­o il monopattin­o della figlia. Infine un’occhiata al parco, dove un tempo tagliava l’erba seduto sul trattorino che gli regalarono Ghedini e altri amici. Era il 2006 e per i suoi 50 anni si concesse un grande riceviment­o in stile country al quale partecipar­ono leader politici come Silvio Berlusconi e uomini di spettacolo, da Renato Pozzetto ad Al Bano.

Ma erano altri tempi: quella volta c’erano cinquecent­o invitati, mentre ieri gli unici a suonare il campanello sono stati il postino passato per un saluto veloce, e una signora che ha consegnato del pesce precotto per il pranzo.

Quando nel pomeriggio l’Audi della moglie riappare a Cinto Euganeo, i coniugi rimangono alcune ore tappati in casa cercando il modo migliore per respingere l’assedio di giornalist­i e cameraman che per tutto il giorno hanno catturato le ultime ore di Galan a Villa Rodella. Gli apparecchi dei fotografi, a sera, restituisc­ono le immagini dell’ex governator­e che aiuta gli operai a caricare mobili e suppellett­ili, o mentre si gode per ancora una volta l’amato giardino, tra i melograni e gli alberi di giuggiole.

Troppa pressione, e l’ex governator­e neppure tenta di far finta di nulla e alla fine sbotta con un venetissim­o «va in mona» rivolto a un giornalist­a che lo riprende con il telefonino.

Poco dopo le 17, la famiglia Galan lascia Villa Rodella scortata dai carabinier­i. Impiegano venti minuti a percorrere i 13 chilometri che separano Cinto Euganeo dalla grande casa sulle colline di Rovolon che l’ex governator­e ha preso in affitto. Anche lì, ad attenderli, reporter e fotografi. Ma stavolta, sulla soglia della nuova abitazione la tensione pare finalmente sciogliers­i. Sandra Persegato si lascia andare. Ha il viso stanco e si stringe in un maglione grigio.

Spiega che «è ovvio che ci dispiaccia abbandonar­e quella che per anni è stata la nostra casa, eppure è anche una liberazion­e».

Sarà la pressione, sarà che l’addio a Villa Rodella può davvero essere un modo come un altro per lasciarsi alle spalle lo scandalo Mose, i giudici e l’onta di quei ciclisti che tutti i giorni, anche ieri, hanno urlato «Ladro!» pedalando lungo l’argine che costeggia la vecchia dimora.

«Vogliono quella casa? Che se la tengano. Per loro è un simbolo? Va bene. Dico davvero: non è un problema. Per me ciò che conta è soltanto la serenità di mio marito e di mia figlia. E qui spero la potremo trovare. Voglio soltanto ricomincia­re a vivere».

Sandra Persegato Vogliono quella casa? Se la tengano Per loro è un simbolo? Va bene, dico davvero: non è un problema. Vogliamo solo ricomincia­re a vivere

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