Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Primo atto da vescovo «Faccio voto di povertà»

Claudio Cipolla si è insediato: «L’episcopato non è una carriera»

- Di Davide D’Attino

PADOVA Da curato di paese, Porto Mantovano, dov’era parroco nella chiesa di Sant’Antonio, a vescovo di una delle Diocesi, quella di Padova, più grandi e complesse d’Italia, che tocca anche le province di Venezia, Vicenza, Treviso e Belluno e che interessa un bacino di oltre un milione di abitanti. A chi gli chideva, ieri, come stesse trascorren­do il primo vero giorno d’episcopato, il 60enne don Claudio Cipolla (così ha chiesto di continuare ad essere chiamato, invitando tutti a dargli del tu) ha risposto sorridendo: «Sono in pieno trasloco. E, con una certa fatica, sto mettendo in ordine tutte le mie cose. Però non sto soltanto cambiando casa, come potrebbe capitare a qualsiasi persona. Sto anche cambiando vita. E spero davvero di essere all’altezza dell’incarico affidatomi dal Santo Padre. Tutto qua».

Da mattina a sera, dopo la cerimonia d’ingresso ufficiale nella Chiesa padovana di domenica in Duomo, il nuovo vescovo, scelto da papa Francesco in persona, non ha fatto altro che disfare valigie e scatoloni. Massima cura per le centinaia di libri portati da Mantova e subito allineati nel suo ufficio all’interno dell’episcopio, a due passi dalla Cattedrale. Lì dove don Claudio, già direttore della Caritas nella provincia lombarda di cui è originario, avrà a disposizio­ne una camera da letto, un cucinino, un salotto e una sala da pranzo.

A fianco del suo appartamen­to ci sono pure altre stanze, solitament­e destinate ad alti prelati in visita all’ombra del Santo. Ma, in proposito, il nuovo vescovo ha già parlato chiaro ai più stretti collaborat­ori: «Voglio che le porte di questi locali siano sempre aperte per tutti i parroci, i presbiteri e i diaconi della nostra Diocesi. Voglio abitare con loro – ha spiegato – perché conosco bene la bellezza della vocazione pastorale. Ma conosco altrettant­o bene le fatiche della quotidiani­tà».

In gran segreto, don Claudio era arrivato a Padova già giovedì scorso, quando in serata, con un gruppo di parenti e amici giunti con lui da Mantova, aveva celebrato messa al santuario di San Leopoldo Mandic, in piazzale Santa Croce. Quindi, venerdì, nella chiesa di San Benedetto, aveva preso parte (sempre senza pubblicità) alla festa per il sessantesi­mo anniversar­io d’ordinazion­e di monsignor Egidio Caporello, padovano già segretario della Cei e vescovo (guarda caso) proprio di Mantova. Domenica mattina, prima di omaggiare gli ospiti e il personale dell’Opera della Provvidenz­a di Sarmeola di Rubano, era passato a salutare sia i frati di Sant’Antonio che quelli di Santa Giustina. Così per toccare tutti i luoghi simbolo della Fede cittadina.

Ora orologio indietro di 24 ore. Domenica,di fronte alle oltre duemila persone accorse in Duomo per salutarlo, il nuovo vescovo ha fatto voto di povertà e ha annunciato che verserà nelle casse della Chiesa cittadina non solo gran parte del suo stipendio, ma anche tutte le donazioni che gli verranno recapitate. «Ho coscienza che il servizio che mi è stato affidato può trasformar­si in potere, ma sarebbe un tradimento – ha scandito – Per il peccato che limita e condiziona la nostra vita, rischiamo di vedere l’episcopato come una carriera. Ma io vorrei lasciare un segno. So che non è tutto e che non è sufficient­e, ma sono certo che aiuterà me. Un segno dell’onestà del mio impegno: consiste nella promessa di non trattenere per me nulla di quanto mi verrà consegnato nel corso del mio servizio pastorale. Una specie di voto di povertà che emetto di fronte a voi. Terminerò il mio episcopato – ha promesso don Claudio – senza accrescere di un euro il conto corrente e patrimonia­le personale, la cui gestione consegnerò ai nostri uffici».

Cipolla, arrivato in piazza Duomo sulla sua Ford Focus, scortato da poliziotti, carabinier­i e vigili urbani, ha trovato ad attenderlo l’arciprete della Cattedrale, don Umberto Sordo, l’amministra­tore diocesano, monsignor Paolo Doni, e il sindaco Massimo Bitonci: «Pace a lei, signor sindaco – gli si è rivolto il nuovo presule – Pace alla sua famiglia. E pace alla sua città». Quindi, alle 16,32, l’inizio ufficiale del suo episcopato Parecchia emozione, poi, quand’è stata letta la lettera di papa Francesco: «Al diletto figlio Claudio Cipolla. Poiché è necessario provvedere all’antica e prestigios­a Sede Cattedrale di Padova, tu, dotato di insigni e riconosciu­te qualità, appari adatto a reggerla».

Un altro passo del discorso del nuovo vescovo. « Non mi si addicono, e così deve essere almeno tra noi cristiani, titoli, onorificen­ze, primi posti. Non posso accettare distanze sociali e di classe. Il Vangelo mi chiede di essere servo. Di essere “ultimo”».

La promessa Un segno dell’onestà del mio impegno: la promessa di non tenere per me nulla di quanto mi verrà consegnato nel corso del mio servizio Essere ultimo Non mi si addicono titoli, onorificen­ze, primi posti Non posso accettare distanze sociali e di classe. Il Vangelo mi chiede di essere ultimo

 ??  ??
 ?? (Bergamasch­i) ?? Tra i fedeli Claudio Cipolla, nuovo vescovo di Padova, tra la folla che ha atteso il suo arrivo in duomo domenica e, sotto, durante l’insediamen­to
(Bergamasch­i) Tra i fedeli Claudio Cipolla, nuovo vescovo di Padova, tra la folla che ha atteso il suo arrivo in duomo domenica e, sotto, durante l’insediamen­to
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy