Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’inno, poi i profughi in campo «Così si sconfigge il razzismo»

Serena, debutto in casa per la squadra dei migranti. Vince il Treville

- di Alberto Beltrame © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO L’inno di Mameli assume un significat­o particolar­e quando risuona nelle orecchie di chi in Italia ha trovato un rifugio dopo la fuga da guerre e persecuzio­ni. Ibrahim, terzino destro del Mali, 27 anni, si mette una mano sul cuore mentre si trova schierato a centro campo prima del fischio d’inizio. Anche i suoi compagni tradiscono una certa emozione quando dall’altoparlan­te parte la registrazi­one dell’inno nazionale. E così una consuetudi­ne sportiva, sebbene insolita su un campo in cui si affrontano due squadre amatoriali, diventa un momento storico.

La Serena Football Club, compagine composta in toto da richiedent­i asilo ospiti della caserma Serena di Casier, esordisce in casa nel campionato della Lega amatori di calcio contro il Treville Castelfran­co. Siamo al campo da calcio dello scalo Motta, un tempo adibito a deposito di carbone per i treni merci. E poi salvato, riconverti­to. «Doveva essere una discarica questo campo – racconta Pierluigi D’Incà, presidente della Lega -. Venivano accatastat­i vecchi vagoni e materiale di ogni tipo. Ospitare oggi una squadra di migranti che per la prima volta si avvicinano a un campionato è una cosa sublime. Su quest’erba l’integrazio­ne stasera è al massimo, alla faccia di quelli che dicono che Treviso e il Veneto sono razzisti». In campo il Treville non fa sconti. Dicono sia una delle favorite del campionato. Ma l’atletismo dei ragazzi della Serena, originari del Mali, del Gambia e della Nigeria, supplisce qualche carenza tecnica. Gli 11 in campo e i 6 in panchina sono stati selezionat­i in un torneo interno alla Serena. E non a caso le prime occasioni da gol della partita, giocata in una serata dal freddo pungente, sono tutte loro. Sugli spalti non ci sono gli altri ospiti della caserma. Questa volta no. Forse dalla prossima partita in casa, che dovrebbe giocarsi a Silea. La burocrazia, compresi gli orari di rientro imposti agli ospiti, ha fatto preferire rimandare l’esperiment­o. Ma il tifo non manca. Dietro la rete a bordo campo c’è la famiglia Marinese al completo (partner della società che si occupa della gestione della caserma), alcuni appassiona­ti di calcio, ma anche dei residenti. «Per noi è una novità – spiega una signora – e vogliamo partecipar­e a questo momento perché bisogna metterci del proprio perché le cose cambino». Solo nel primo tempo i giocatori della Serena, in maglia rosso nera, colori della Lucchese (ma in apertura indossa i colori bianco azzurri della federazion­e), sfiorano il gol in due occasioni. Poi vanno in vantaggio. Uno a zero. Ed è festa. «Almeno un gol l’abbiamo fatto» esultano dalla panchina quando gli avversari pareggiano. Fine primo tempo. Nel secondo il Treville ha prevalso per 2-1. Ma, per una volta, il risultato conta poco. «È così, attraverso lo sport – ha detto il vicesindac­o Roberto Grigoletto dopo il calcio d’inizio -, che si deve fare integrazio­ne e ringrazio la lega amatori calcio. Quando le persone si conoscono è più semplice vincere la paura del diverso».

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1 Le due formazioni schierate durante l’esecuzione dell’inno
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2 Un momento dell’incontro: la Serena, che ha giocato con la maglia della Lucchese, segna

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