Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
L’inno, poi i profughi in campo «Così si sconfigge il razzismo»
Serena, debutto in casa per la squadra dei migranti. Vince il Treville
TREVISO L’inno di Mameli assume un significato particolare quando risuona nelle orecchie di chi in Italia ha trovato un rifugio dopo la fuga da guerre e persecuzioni. Ibrahim, terzino destro del Mali, 27 anni, si mette una mano sul cuore mentre si trova schierato a centro campo prima del fischio d’inizio. Anche i suoi compagni tradiscono una certa emozione quando dall’altoparlante parte la registrazione dell’inno nazionale. E così una consuetudine sportiva, sebbene insolita su un campo in cui si affrontano due squadre amatoriali, diventa un momento storico.
La Serena Football Club, compagine composta in toto da richiedenti asilo ospiti della caserma Serena di Casier, esordisce in casa nel campionato della Lega amatori di calcio contro il Treville Castelfranco. Siamo al campo da calcio dello scalo Motta, un tempo adibito a deposito di carbone per i treni merci. E poi salvato, riconvertito. «Doveva essere una discarica questo campo – racconta Pierluigi D’Incà, presidente della Lega -. Venivano accatastati vecchi vagoni e materiale di ogni tipo. Ospitare oggi una squadra di migranti che per la prima volta si avvicinano a un campionato è una cosa sublime. Su quest’erba l’integrazione stasera è al massimo, alla faccia di quelli che dicono che Treviso e il Veneto sono razzisti». In campo il Treville non fa sconti. Dicono sia una delle favorite del campionato. Ma l’atletismo dei ragazzi della Serena, originari del Mali, del Gambia e della Nigeria, supplisce qualche carenza tecnica. Gli 11 in campo e i 6 in panchina sono stati selezionati in un torneo interno alla Serena. E non a caso le prime occasioni da gol della partita, giocata in una serata dal freddo pungente, sono tutte loro. Sugli spalti non ci sono gli altri ospiti della caserma. Questa volta no. Forse dalla prossima partita in casa, che dovrebbe giocarsi a Silea. La burocrazia, compresi gli orari di rientro imposti agli ospiti, ha fatto preferire rimandare l’esperimento. Ma il tifo non manca. Dietro la rete a bordo campo c’è la famiglia Marinese al completo (partner della società che si occupa della gestione della caserma), alcuni appassionati di calcio, ma anche dei residenti. «Per noi è una novità – spiega una signora – e vogliamo partecipare a questo momento perché bisogna metterci del proprio perché le cose cambino». Solo nel primo tempo i giocatori della Serena, in maglia rosso nera, colori della Lucchese (ma in apertura indossa i colori bianco azzurri della federazione), sfiorano il gol in due occasioni. Poi vanno in vantaggio. Uno a zero. Ed è festa. «Almeno un gol l’abbiamo fatto» esultano dalla panchina quando gli avversari pareggiano. Fine primo tempo. Nel secondo il Treville ha prevalso per 2-1. Ma, per una volta, il risultato conta poco. «È così, attraverso lo sport – ha detto il vicesindaco Roberto Grigoletto dopo il calcio d’inizio -, che si deve fare integrazione e ringrazio la lega amatori calcio. Quando le persone si conoscono è più semplice vincere la paura del diverso».