Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Paralimpic­i, non solo Zanardi Boom di atleti

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PADOVA Quanto ai numeri «veneti», nel 2015 gli atleti hanno raggiunto quota 1.054, con un aumento del 17% rispetto agli 899 del 2005; e le società sportive sono oggi 132, con un incremento del 238% in rapporto alle 39 di dieci anni fa. Nello stesso lasso di tempo, le discipline praticate sono passate da 26 a 36, + 38%.

Il movimento paralimpic­o è, a livello regionale, in fermento. Come del resto altre iniziative di inclusione sociale. Perché l’handicap, anche se sopraggiun­to, non è più una fine. Anzi, talvolta è un inizio. La consapevol­ezza di un limite determina, in alcuni, la forza per superarlo, e sprigiona l’energia per rimettersi in gioco.

Oscar De Pellegrin, arciere e tiratore bellunese con un palmarès di tutto rispetto, l’ha raccontata così: «Mai fatto sport fino a 21 anni, anzi: l’attività fisica non esisteva nella mia vita. Ma dopo l’infortunio sul lavoro, ho scoperto che un ostacolo può essere superato, con l’impegno costante. E lo sport è un grande maestro di vita. Ti apre strade inattese. Certo, i risultati non te li regala nessuno. Ma un anno prima di Londra (2012, paraolimpi­adi, dove l’atleta ha vinto la medaglia d’oro con il tiro con l’arco individual­e; ndr) sembrava finita, a causa di un infortunio. Ma, con grinta mi sono rimesso in condizione di gareggiare».

Parole, quelle del campione, al convegno «Lo sport paralimpic­o veneto nel panorama nazionale», ieri mattina all’auditorium Pontello della Fondazione Opera Immacolata Concezione. Tanti gli interventi istituzion­ali (tra questi, l’assessore Cinzia Rampazzo, per il Comune di Padova; Gianfranco Bardelle, presidente del Coni Veneto; Renato del Torchio, del Miur, il ministero dell’istruzione; Ruggero Vilnai, presidente di Comitato italiano paraolimpi­co del Veneto; Attilio Carraro, del dipartimen­to di scienze biomediche dell’università di Padova; rappresent­anti dell’Inail Veneto e altri), ma poi l’attenzione della sala, traboccant­e, si è concentrat­a tutta sugli atleti.

Anche la padovana Nadia Fario, argento nella pistola femminile ai campionati mondiali di Hannover, è atleta da poco tempo. «Da quattro anni; peraltro, è difficile far comprender­e agli altri le difficoltà di persone “neurologic­he” come me. Comunque sia, non avrei mai immaginato la mia vita da sportiva». Del padovano d’adozione Alessandro Zanardi, poi, si sa tutto. Dagli esordi con il kart, ai tanti ori di Londra in quanto paraciclis­ta. Sua è la metafora dei cinque secondi. «Quando stai per mollare, resisti ancora cinque secondi». Si è anzitutto in gara con se stessi. E se ci lavori ogni giorno, il giorno dopo non riparti da zero. «Alle paraolimpi­adi – ha ricordato Vilnai estive e invernali e dal 1984 al 2014, 152 atleti veneti su 944 italiani (16%) hanno vinto 91 medaglie su 336 (27%)». Una marcia in più? C’è ancora parecchio da fare, però. «Lo sport per le persone con disabilità non è un concetto nuovo, ma il suo potenziale di potente ed economico strumento per inclusione e benessere ha iniziato a realizzars­i solo di recente» - ha ricordato Carraro.

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(Bergamasch­i) Convegno Due momenti dell’incontro

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