Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Meticoloso, severo ed integerrim­o, un modello per tutti i magistrati italiani»

- Angela Pederiva © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Meticoloso, integerrim­o, metodico. Severo sì, ma anche sereno, soprattutt­o nella vecchiaia trascorsa «a fare il contadino» nella sua tenuta a Rua di Feletto. È il profilo di Giancarlo Stiz tratteggia­to da quanti hanno conosciuto il magistrato e l’uomo, la cui carriera e la cui vita sono state inevitabil­mente segnate dall’istruttori­a su piazza Fontana, che il giudice aprì sulla base delle dichiarazi­oni di Guido Lorenzon. È proprio l’ex insegnante a rievocare il loro incontro. «Era il 1971 - ricorda - quando venni convocato per il primo di una serie di interrogat­ori. Quando entrai nel suo ufficio ero tranquillo, perché ero sicuro delle dichiarazi­oni che avevo già reso in diverse sedi. Ma lui riuscì a mettermi in imbarazzo, volendo ricomincia­re tutto daccapo. Mi sentivo davvero sotto esame. Col tempo però lo capii e apprezzai molto il suo stile. Tanto che, al momento di chiudere il verbale conclusivo, Stiz mi disse una frase che mi porterò sempre nel cuore: “Lorenzon, io le credo”. Poi mi ingaggiò per assistere un maresciall­o nella trascrizio­ne delle registrazi­oni degli inquisiti: gli serviva qualcuno che capisse il dialetto veneto, visto che in precedenza i nastri erano stati sbobinati da un agente pugliese...». Il loro ultimo colloquio risale alle 16.37 del 12 dicembre 2013, anniversar­io della strage, a Palazzo dei Trecento a Treviso, in occasione di un dibattito col procurator­e Pietro Calogero e con lo storico Carlo Fumian, che ieri sera si sono sentiti al telefono per commemorar­e la figura di Stiz. «Questo magistrato - afferma il docente universita­rio - ci lascia una lezione di merito e di metodo davvero illuminant­e. Insieme all’allora pm Calogero, il giudice Stiz non si fermò di fronte a nulla quando intuì che la verità potesse stare da un’altra parte, rispetto a quello che era stato detto fino ad allora, dimostrand­o una libertà di pensiero e un coraggio nell’azione assolutame­nte impareggia­bili». Stiz lascia la moglie Carla e due figli, il notaio Ada ed il commercial­ista Michele. «Il suo senso della verità e della giustizia, nonostante le minacce ricevute, è stato un modello per tutti noi colleghi di tutta Italia», confida il genero Francesco Pedoja, presidente del tribunale di Pordenone. Non ancora fissati, i funerali potrebbero essere celebrati martedì o mercoledì a Treviso.

 Lorenzon Mi sentivo sotto esame Poi la frase che porto nel cuore: «Le credo» Fumian Dimostrò libertà di pensiero e coraggio di azione senza eguali

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