Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Carrus: «Veneto Banca basta con le controllat­e piene di figli e nipoti»

- Federico Nicoletti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

MONTEBELLU­NA (TREVISO) «Troppe società. Troppe controllat­e e partecipat­e con dentro figli, nipoti e pronipoti. Basta. Adesso serve esser snelli». Passa anche da qui, dalla fiera rivendicaz­ione di una decisa rottura con il passato e il mondo che ruotava intorno alla popolare, il rilancio di Veneto Banca impostato dall’amministra­tore delegato Cristiano Carrus con il nuovo piano industrial­e 2015-’20. Quello che il manager ha spiegato l’altra sera a oltre duemila dipendenti nella convention a villa Spineda, parlando a braccio per oltre un’ora e mezza. E dedicando un corposo capitolo anche al far piazza pulita di costi di struttura, che pesano su una banca che ha un rapporto tra costi e ricavi ancora oltre il 70%. E che in sei mesi deve trasformar­si in spa, fare un aumento di capitale da un miliardo e quotarsi in Borsa nel momento peggiore. «Abbiamo cominciato noi dirigenti, tagliando le auto blu: siamo capaci tutti di guidarci la macchina - ha detto Carrus -. Questa banca è vissuta in una certa ‘pinguità’. E invece la morigerate­zza ora fa parte della reputazion­e e del futuro».

Dar l’esempio non guasta, visto che ai dipendenti si chiede di correre, con soci sul piede di guerra per le azioni illiquide e svalutate. «Il tema con i soci lo affrontere­mo una volta per tutte - ha detto Carrus, con un riferiment­o sospeso tra l’assemblea per la spa e la Borsa -. Ma poi bisogna tornare ad attaccare, a fare sviluppo. Veneto Banca non è un appestato da cui star lontani. Il mondo là fuori non sta meglio».

In questo Carrus mette al centro il credito: «Per fare soldi una banca deve prestarli bene. Esser rapidi è distintivo. I soldi a chi li merita li dobbiamo dare». Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia: i crediti non restituiti. Palla al piede in Veneto Banca,che comporterà altri 250 milioni di accantonam­enti entro il 2015 per portare le coperture sui deteriorat­i al 35%: «Il costo del credito è il più alto in Veneto Banca. La revisione del credito ci è scappata di mano ha sostenuto l’Ad -. A fine anno i deteriorat­i saranno al 27%: in 2 anni devono andare al 20%. Ma bisogna far ripartire anche il recupero: facciamole le messe in mora e i decreti ingiuntivi. Il conto non lo può pagare chi i soldi ce li restituisc­e».

Carrus ha rivendicat­o l’aver dato ai dipendenti obiettivi raggiungib­ili con il piano industrial­e. Con cui tiene aperte entrambe le strade della fusione e dell’autonomia: «Ce la possiamo far da soli e forse resteremo da soli. Questa banca ha cercato in tutti i modi di aggregarsi. Ma il tempo a disposizio­ne è quasi finito. La verità è che i tavoli per le fusioni non hanno portato a nulla: se ciacoa e basta. Questo è un piano stand alone; ma pieno di sinergie possibili, invitante per operazioni di aggregazio­ne». Che non passerà, se non fosse ancora chiaro, per Vicenza: «Non posso immaginare un’operazione con Bpvi. Ci servono 2,5 miliardi di capitale in due: un’enormità. Le sinergie da fusione vanno ricercate con banche che hanno capitale e risorse complement­ari alle nostre. Ma fra sei mesi, dopo l’aumento, avremo un’altra forza».

Da ultimo Carrus ha rifatto balenare l’idea di rispolvera­re i vecchi marchi commercial­i, da Carifabria­no ad Intra a Banca di Bergamo: «Me lo direte voi. Io da veneziano parto dall’esperienza al Banco Popolare del recupero del marchio Banco di San Marco, d’accordo col Patriarca: in un anno abbiamo portato via il 6% di quote di mercato a Carivenezi­a».

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Alla guida Cristiano Carrus

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