Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
LA LEGITTIMA MA SAGGIA DIFESA
Tanti, troppi episodi. Così il clima si è fatto incandescente. Se la politica si divide in due fazioni - sì all’uso delle armi per legittima difesa; no, è lo Stato che deve proteggere i suoi cittadini nuovi (mis)fatti complicano le cose. A Milano un vigilante è stato condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione per aver sparato e ferito gravemente un romeno che stava cercando di rubare rame. Accolta l’ipotesi del pm che ha qualificato il fatto come «tentato omicidio perché la guardia armata ha sparato mentre il ladro era in fuga». Esclusa, quindi, la legittima difesa. A Padova, invece, assistiamo ad una tendenza diametralmente opposta sul piano dell’interpretazione del diritto: la richiesta di assoluzione per Franco Birolo, il tabaccaio di Civè di Correzzola, che il 26 aprile 2012 ha ucciso con un colpo di pistola un ladro che si era introdotto nel suo negozio. In un’Italia che ormai usa sempre più le armi per difendersi, quasi ci spiazza la storia di Italo De Lazzari, 72 anni, di Paese, nel trevigiano. Sabato scorso, nel cuore della notte, l’uomo non ha impugnato una delle armi detenute legittimamente, per difendere sé e la sua famiglia. Due maghrebini ubriachi volevano soldi e sigarette. Accanto a sé, Italo aveva la moglie: da anni vive con un respiratore. Eppure l’uomo non ha reagito: è stato picchiato violentemente con una sedia in testa. Una scelta anomala in un momento in cui sparare per legittima difesa, pare sia per l’opinione pubblica, non solo corretto ma quasi scontato. Animi esacerbati, spinte giustizialiste, fame di vendetta, fanno il resto. Ecco la proposta di legge della Lega che dopo la Lombardia punta a istituire anche in Veneto un fondo per il patrocinio gratuito a sostegno dei cittadini colpiti dalla criminalità. Eppure c’è la morale di Italo De Lazzari: «Uccidere un uomo per dieci euro o delle sigarette? Non ne ho avuto il coraggio. E poi se spari finisci in galera. Ho preferito non sparare ». Già, la saggezza. Ma diciamolo senza ipocrisie, poteva anche andare diversamente a casa di Italo, quel sabato notte. Alla resa dei conti, ci si muove lungo un confine assai labile: impugnare un’arma e aprire il fuoco per legittima di difesa o riuscire a chiamare polizia o carabinieri e aspettarsi giustizia? Italo e suo figlio sono riusciti a far arrestare dai carabinieri uno dei due aggressori. Non sempre finisce così. Sulla bilancia, due dimensioni si equivalgono: è maledettamente difficile avere il coraggio di subire violenza o sfoderare la freddezza d’impugnare un’arma e reagire. In quel momento lo stato psicologico è una variante che determina l’esito. In ogni caso è legittimo interrogarsi sul ruolo dello Stato. Diamo per scontata la richiesta di più sicurezza ma onestamente, una legislazione più dura davanti all’escalation di furti e rapine, non guasterebbe.