Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La vicenda
La ditta «Belfiore ‘90 snc» ha progettato una centralina idroelettrica a 150 passi dal Ponte degli Alpini di Bassano, disegnato da Palladio nel 1569. Il costo, stimato nel 2009, è di 30 miliardi di lire. Ma il ministero dei Beni Culturali ha imposto all’azienda di commissionare e pagare sondaggi archeologici che testimonino la fattibilità dell’opera, destinata a sorgere in una zona ricca di reperti. Sono emersi resti delle arcate del vecchio ponte, fatto costruire nel 1402 da Gian Galeazzo Visconti. Solo dopo questi accertamenti il ministero esprimerà parere definitivo, per ora ha sospeso l’iter BASSANO La domanda di Italia Nostra è lecita: «Ma con tutti i posti che ci sono, perché progettare una centrale idroelettrica proprio a 150 passi dal Ponte degli Alpini, oltretutto in restauro?». Se lo stanno chiedendo pure a Roma. Il ministero dei Beni Culturali, stizzito per essere stato frainteso dalla Conferenza dei Servizi della Regione che ha considerato «parere favorevole» una sua nota inviata il 29 settembre scorso per chiedere «necessarie indagini archeologiche» prima di avviare l'operazione, stavolta ha detto stop. Prima di aprire i cantieri la ditta costruttrice, la Belfiore ‘90 snc, deve commissionare e pagare adeguati studi di fattibilità, ovvero sondaggi archeologici. E poi, dice sempre il dicastero, va considerata la presenza «nell’area immediatamente prossima alla costruenda centralina, di una struttura di considerevoli dimensioni che al momento non può essere meglio definita» . Ma che documenti e testimonianze indicano come reperti del vecchio ponte di Bassano fatto costruire nel 1402 da Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano. Infatti «le probabilità di intercettare testimonianze storico-archeologiche risultano alte». Ecco perché solo dopo gli accertamenti «obbligatori», Roma esprimerà un parere definitivo.
E lo dice chiaramente con una seconda missiva, resa pubblica da Italia Nostra e spedita il 19 ottobre al governatore Luca Zaia dal direttore generale della Soprintendenza di Archeologia, Simonetta Bonomi. «Si tiene a precisare che il parere