Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Diadora, all’Expo la staffetta benefica «Io corro per te»
Iniziativa benefica ieri all’Expo lanciata da Diadora. Con «Io corro per te», dalle 9 alle 22, intorno alla griffe delle calzature sportive si sono alternate persone che hanno corso due chilometri in una staffetta su tapis roulant; per ogni concorrente Diadora ha versato 200 euro alla associazione Art4Sport Onlus. Tra gli ospiti Bebe Vio, campionessa mondiale di fioretto paraolimpico. nelle peggiori condizioni, mentre finanziamenti quali quelli concessi si riferiscono, di norma, a clienti con positivo merito creditizio». Finanziamenti, oltretutto, ricorda Banca d’Italia «legittimi se autorizzati dall’assemblea straordinaria».
Dichiarazioni che generano domande. Perché di autorizzazioni in assemblea non si ha memoria. Mentre resta il dubbio, di fronte alle prime evidenze circa le azioni che emergono nel 2014, se bastasse rimandare al 2015 le verifiche, oltretutto con un aumento di capitale in corso. In più Banca d’Italia non cita l’ispezione a Vicenza del 2012, chiusa senza rilievi importanti e segnalazioni in procura (pochi mesi prima di quelle, per otto mesi, in Veneto Banca che la ribaltarono come un calzino, anche per azioni acquistate con finanziamenti per 110 milioni di euro). Messa così, si arriva alla conclusione che i finanziamenti per acquistare azioni erano regolarmente segnalati e contabilizzati.
Le domande restano domande. Bankitalia conclude che «negli anni Bpvi è stata sottoposta a un’intensa attività di vigilanza» e che «diversi problemi sono stati risolti, senza che la vigilanza potesse darne pubblica evidenza, in ossequio alle nome vigenti sul segreto d’ufficio». Problemi anche decisivi, come dicono le ultime due righe del documento: «Negli ultimi anni la banca ha posto all’attenzione della vigilanza numerose ipotesi di acquisizione di altre banche, ma nessuna ha avuto corso». Un passaggio con cui Via Nazionale pare intestarsi lo stop alle acquisizioni lanciate da Bpvi nel 2014 su Veneto Banca, Marostica, Etruria e Ferrara. Una linea contraddittoria, però, rispetto all’affermazione che i problemi con azioni e patrimonio,emergono solo nel 2014. «La spiegazione non regge: il no a Vicenza su Veneto Banca ed Etruria venne da queste ultime, non da Bankitalia - sostiene Renato Bertelle, l’avvocato-socio che con i suoi esposti è tra i motori dell’inchiesta di Vicenza -. Quella di Bankitalia suona come una excusatio non petita. Solo la Bce ha interrotto certe prassi».