Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Bpvi, l’autodifesa di Bankitalia: «Irregolarità scoperte da noi»
Via Nazionale: «Nessun potere sulle azioni. Fermate le acquisizioni di Vicenza»
VICENZA Sette ispezioni in 10 anni. E due rivendicazioni: aver scoperto le azioni riacquistate o comprate con i finanziamenti dell’istituto e aver bloccato i progetti di acquisizione di banche di Vicenza. Sta in cinque pagine l’autodifesa di Banca d’Italia sul caso Popolare di Vicenza, pubblicata ieri. Un documento che non ha precedenti, per rispondere ai dubbi e alle accuse di aver tenuto la «mano leggera» in passato con Vicenza, avanzate dopo l’esplosione del caso con l’ispezione Bce da febbraio a luglio.
Quella che ha svelato gli aumenti di capitale 2013 e 2014 truccati con l’acquisto di azioni finanziati dalla banca per 974 milioni, determinando le dimissioni dell’amministratore delegato Samuele Sorato, l’arrivo del nuovo Ad Francesco Iorio e l’impostazione di un aumento di capitale da 1,5 miliardi con la quotazione in Borsa. E che ha poi messo in moto l’inchiesta della Procura di Vicenza, con il clamoroso blitz della Finanza del 22 settembre. Proprio quel blitz ha richiamato «l’attenzione dell’opinione pubblica» (anche se, a dir il vero, l’attenzione dei soci è accesa almeno dall’assemblea di aprile che aveva decretato la svalutazione delle azioni da 62,5 a 48 euro), secondo Banca d’Italia. Sentitasi «chiamata in causa su presupposti sbagliati o malintesi», come dice il documento, mentre da mesi «collabora attivamente» con la procura.
Via Nazionale snocciola poi la sua linea. Sostenendo, sul prezzo delle azioni, di non aver avuto alcun «potere diretto sulla determinazione» e di aver «più volte richiamato Bpvi a dotarsi di idonee procedure» per fissarlo. Via Nazionale cita le ispezioni del 2001, 2007-2008 e 2009. Alla prima seguirono sanzioni leggere (non si va oltre i 1.549 euro per membro del cda), alla seconda di 28 mila euro con un conto complessivo da mezzo milione (ma il bollettino di vigilanza del 3 marzo 2009 che ne dà conto fa riferimento solo a «carenze di controlli e organizzazione»).
Poi l’aspetto del riacquisto azioni e degli aumenti di capitale finanziati. Bankitalia rivendica quanto emerso nelle ispezioni del 2015, sostenendo in sostanza di aver iniziato lei le verifiche. Perché nel 2014, preparando gli stress test europei, «emerse da varie evidenze che Bpvi acquistava azioni proprie senza aver prima richiesto l’autorizzazione alla vigilanza», sulla base delle regole partite a gennaio 201 4. «Eravamo impegnati nell’esercizio (degli stress test europei, ndr) - continua l’istituto centrale. - D’intesa con le nuove strutture europee» Bankitalia programma un’ispezione per il 2015. Quella Bce, «ma condotta da personale Banca d’Italia» che «mise in luce un diverso problema»: gli aumenti di capitale finanziati. Sul punto Banca d’Italia si difende sostenendo che «il legame fra acquisto azioni e un finanziamento non è rilevabile con verifiche a distanza: solo un’ispezione in loco può rivelarlo». Via Nazionale sostiene che «ispezioni su Bpvi non avevano fatto emergere finanziamenti irregolari per l’acquisto di azioni», trattandosi di verifiche a campione «su clienti