Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
REGIONI SPECIALI I TAGLI MAI FATTI
Non solo Sanità. Tante, troppe le anomalie anche di altri importanti capitoli, come Spesa corrente, Beni e Servizi. Che puntualmente implodono allorchè si discute la manovra. Anomalie sta anche per privilegi e fonti di spesa fuori controllo, riconducibili alle Regioni a statuto speciale, di cui pagano pegno soprattutto Veneto e Lombardia, da anni più che virtuose con un ruolo cruciale nella trattativa con il Governo sulla legge di stabilità. La verità è che in nome del rigore e a furia di tagli alla Sanità delle Regioni, si sta smantellando lo Stato sociale. Se da un lato fanno riflettere le dimissioni di Sergio Chiamparino, presidente (Pd) della Conferenza Stato-Regioni, (che poi ha però firmato l’intesa con Renzi, gravi appaiono quelle di Luca Antonini, costituzionalista e presidente del Copaff, la Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, istituita nel 2008 e oggi esautorata. Per superare la fase di stallo nella trattativa Governo-Regioni, ora c’è un tavolo tecnico per la legge di stabilità. In cima all’agenda, due punti nevralgici: costi e fabbisogni standard alla voce Sanità. Obiettivo: applicare prezzi omogenei. Due gli esempi, emblematici: attualmente uno stent coronarico è pagato 196,56 euro in Veneto e 365 euro secondo la media nazionale rilevata dall’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. La tanto citata siringa, invece, può oscillare da 2 a 39 centesimi. Per Zaia, con Maroni, uno dei governatori più contrari all’impostazione data dal Governo alla legge di stabilità, bisognerebbe partire dal costo medio annuo del personale dipendente sanitario. Il Veneto è ultimo nella classifica degli esborsi (51.571 euro, contro una media nazionale di 56.273 e il dato record di Bolzano, 82.384) e al primo posto invece nella graduatoria della virtuosità. Di più. Il Governo, con il decreto Enti locali, ha già imposto il taglio lineare del 15 % sui contratti di fornitura della sanità. «Una misura idiota» per il costituzionalista Luca Antonini. Che ammonisce: «Il Veneto spende 7 euro per la Giornata alimentare. In altre Regioni si spendono 20 euro. Se riduco la stessa quota a tutti senza dare un parametro di riferimento, l’operazione è irrazionale». Risultato. Tanti saluti ai costi standard che lo stesso Renzi dice di apprezzare. La verità è che i tagli sono stati apportati in proporzione al Pil. A rimetterci, quindi, i territori amministrati più oculatamente: Veneto in testa. Diversi i rischi. Penalizzati, sarebbero ancora una volta i cittadini. In questo caso, pazienti e malati. In sede di confronto con il Governo, Zaia è stato chiarissimo.
Il Veneto sarebbe costretto a rinunciare ad almeno sei importanti capitoli per la sanità: 500 assunzioni fra medici e infermieri, sviluppo delle medicine integrate sul territorio, ospedali di comunità, mantenimento degli ospedali aperti di notte, i nuovi pronto soccorso con gli «steward di sala». Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, sostiene che «nel 2016 si vedranno già i primi risultati del percorso iniziato». Non la pensano così Lombardia e Veneto, sempre più «vittime» delle Regioni a statuto speciale: Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia. Ecco perchè da Renzi ci si attende un’altra prova di coraggio, come sulla scuola. Una riforma dal basso servirebbe a superare lo scandalo delle Regioni a statuto speciali, ormai insopportabile per il resto del Paese. Anche sulla Spesa corrente, ormai un «bubbone» da 153 miliardi l’anno. Sul Personale ad esempio (dati Istat Sole 24 Ore, espressi in euro per abitante), la provincia di Bolzano è prima in Italia con 1.974, 7 euro; seconda la provincia d’Aosta con 1.832,7; terza la provincia di Trento con 1.302,9. Il Veneto è ultimo con una spesa di 27,7 euro per ogni abitante. Altra sorpresa: Beni e Servizi. Prima, Valle d’Aosta con una spesa di 1.142,5 euro per ogni abitante, seconda la provincia di Bolzano a 498,9, terza la Sardegna con 240,8. Il Veneto è quindicesimo: 70,1 euro. Veneto targato Carroccio ancora una volta da primato. Ma è altrettanto vero che l’anno scorso, la Lega, ha fatto il contrario di ciò che denuncia su questi temi: ha proposto il referendum per aggiungere Lombardia e Veneto alle tanto contestate Regioni a statuto speciale mentre la Regione Lombardia ha avviato il referendum per chiedere l’autonomia.