Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Salvini a Padova attacca prefetto e Chiesa ma evita la tendopoli «difesa» dai no global

Il leader della Lega contro l’accoglienz­a nelle case proposta dalla Caritas: «I migranti in Vaticano»

- Marco Bonet (ha collaborat­o Riccardo Bastianell­o)

NOVENTA PADOVANA «Porta via i

neri, Matteo!». Selfie. «Qua ghe xé zènte che va e che vien a

tute e ore...». Selfie. «E i call center? Vogliamo parlare dei call center?». Selfie. «Li spio dalla terrazza Matteo, adesso mettono perfino fuori ad asciugare le mutande ‘sti sporcaccio­ni». Selfie. Per non parlare delle partite di calcio: pare che i migranti non facciano altro tutto il giorno, al confine tra Noventa Padovana e Stra, un campionato perpetuo. Matteo Salvini si fa largo a fatica tra la folla, è qui per inaugurare una delle nuove sezioni gemmate dai sondaggi che lo incoronano «nuovo leader del centrodest­ra» e dalla parallela resa berlusconi­an-forzista. Il luogo non è stato scelto a caso: a meno di cinquanta metri c’è l’Hotel Paradiso, che ospita dall’inizio di ottobre una sessantina di profughi («Presunti» postillano i militanti), giusto di fronte c’è il supermerca­to cinese «Hao You Duo», sul palazzone accanto un dedalo di parabole puntate sul nordafrica. Due signore nigeriane abitano proprio sopra il nuovo avamposto del Carroccio. Si fermano ad ascoltare il comizio, mentre i bambini giocano sul portone. E annuiscono convinte, per tutto il tempo.

Salvini, «Matteo» per i fan, «il Capitano» per i leghisti più strong, non delude il suo popolo. Ne ha per tutti, per il vescovo «bergoglian­o» di Padova Claudio Cipolla, che giovedì ha esortato i padovani ad aprire le loro case ai migranti («Sarebbe bello che i vescovi si preoccupas­sero dei tanti problemi che stanno emergendo in queste ore in Vaticano - sorride - più che alla micro accoglienz­a nei monolocali dei padovani io sarei favorevole alla macro accoglienz­a negli attici di certi porporati romani») e pure per il prefetto di Padova Patrizia Impresa, che da mesi incrocia le lame col sindaco della città del Santo Massimo Bitonci: «Quando torneremo al governo applichere­mo quel che diceva nel 1943 Luigi Einaudi, uno dei padri della Repubblica, secondo il quale “dove c’è un prefetto non c’è democrazia”. Aboliremo le prefetture e la signora Impresa dovrà trovarsi un altro mestiere». Quindi rincara: «Non esiste che ci siano prefetti che, su ordine di Renzi e alla faccia dei sindaci e dei cittadini, pagano 35 euro al giorno, soldi degli italiani, per dare alloggio a gente che non scappa da alcuna guerra. È giusto accogliere chi merita ma gli altri vanno allontanat­i entro 15 giorni». L’offensiva contro i prefetti, longa manus del governo «Renzi-Alfano», passa attraverso la discesa in campo dei sindaci e dei governator­i leghisti, Luca Zaia incluso: «Chiederò loro di tagliare i finanziame­nti a chiunque si presti a finanziare alberghi, associazio­ni e categorie che campano alle spalle degli italiani con gli immigrati. Non devono più avere una lira di contributi». Par di capire che tra coloro che camperebbe­ro «alle spalle degli italiani» c’è pure l’hotel Paradiso («Che tutto mi pare meno che tale» dice Salvini), dove il leader leghista chiede e ottiene di entrare con Bitonci ed il segretario della sezione Marcello Bano mentre nella hall i profughi («Presunti») stanno seguendo una lezione di italiano ed educazione civica, «allestita da una delle solite cooperativ­e». «Cosa volete che vi dica - allarga le braccia Salvini all’uscita - il governo trova 2 mila euro al giorno per questa gente qui ma non li trova per gli sfrattati e gli esodati italiani. Ma domenica, a Bologna, daremo una bella spallata ed Ermes Mattielli, ucciso dallo Stato, sarà lì in piazza con noi».

Ripartito da Noventa in direzione Padova, Salvini evita l’annunciata visita-ispezione alla caserma Prandina, dove avrebbe trovato ad attenderlo un centinaio di attivisti dei centri sociali con striscioni «Mai con Salvini» ed una serie di slogan facilmente intuibili (decine di scritte sono comparse anche sui muri della città) e preferisce puntare sulla prefettura dove con un centinaio di militanti dà vita ad un sit-in di protesta contro il prefetto Impresa e per la «liberazion­e» della Prandina. Bitonci sale le scale del palazzo per un incontro con il rappresent­ante del governo, Salvini resta giù ad attenderlo, seduto per terra. «La situazione di Padova è estremamen­te delicata e ho detto al prefetto che è volontà mia e della città liberare la Prandina al più prestospie­ga il sindaco quando torna - Impresa mi ha detto che nella caserma non ci saranno più di un’ottantina di persone, noi comunque continuere­mo a manifestar­e sia come amministra­zione che come Lega. Dispiace aver dato un minimo di credito ai prefetti, che invece non possono promettere niente. Questa è un’invasione».

Salvini Sono per la «macro» accoglienz­a nei super attici del Vaticano

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Sit-in Salvini ha protestato davanti alla prefettura di Padova: «Con noi al governo i prefetti dovranno trovarsi un nuovo lavoro»

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