Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
La vicenda
Undici candidati, rimasti esclusi dopo l’ultima proclamazione, hanno presentato ricorso al Tar. Sotto accusa l’attribuzione dei resti. Fra circoscrizioni e coalizioni, il diverso calcolo di tali residui assume un effetto moltiplicatore: una trentina le persone coinvolte VENEZIA Possiamo dirlo che quella legge elettorale è un pasticcio? Forse anche sì, ora che l’ha lasciato intendere pure il Tar, affermando che la disposizione che regola la ripartizione degli scranni residui «appare suscettibile di diverse interpretazioni, ciascuna della quali incide, in diversa misura, sulla assegnazione dei seggi e sulla proclamazione degli eletti», al punto da dover notificare per pubblici proclami la convocazione per il 16 febbraio di una maxi-udienza in cui potrebbero incrociarsi i destini politici di una trentina fra consiglieri regionali eletti ed aspiranti tali. Di certo però ne sono già convinti i vertici di Palazzo Ferro Fini, che d’intesa col Balbi hanno già avviato il processo di revisione della norma.
Al centro del groviglio figurano i famigerati resti. Con tutta la cautela dovuta alla complessità di una matassa che a quasi sei mesi dalle elezioni nemmeno i magistrati sono ancora riusciti a sbrogliare, proviamo a ricostruire il filo