Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’estate di San Martino superati i venti gradi «E vengono in spiaggia»

A novembre come in primavera: «Code nelle gelaterie»

- Nicola Munaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA C’era una volta l’estate di San Martino. E c’è ancora. Solo che adesso non è più un semplice innalzamen­to delle temperatur­e o l’ultima coda di un’immaginari­a estate. E capita quindi di vedere nelle città d’arte, turisti in maglietta che, giubbotto in mano, si aggirano per i centri storici del Veneto. Come non è strano vedere il mare e i litorali di nuovo presi di mira da turisti e residenti che non vogliono lasciarsi scappare l’ultimo caldo. Una volta, l’estate di San Martino, era così per due, tre giorni al massimo.

Tutto cambiato? Forse sì, perché quello che stiamo vivendo più che un autunno nel suo pieno, con i giorni a cavallo tra prima e la seconda decade di novembre a regalare un po’ di respiro dalle nebbie, assomiglia tanto ad una primavera. Così succede che la seconda domenica di novembre, cioè la prossima, la si passi così come L’«estate di San Martino», 11 novembre, è legata alla leggenda del cavaliere Martino da Tours, soldato francese che nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un acquazzone, gli donò metà del suo mantello. Poco dopo incontrò un altro mendicante, spesso identifica­to con un’incarnazio­ne di Cristo, e gli regalò l’altra metà del mantello: subito dopo, il cielo si schiarì e la temperatur­a si fece più mite, come spesso accade in quei giorni si è passata la prima: tra lunghe passeggiat­e in montagna (o colli, dipende dai gusti) e, perché no, anche sdraiati sul bagnasciug­a a tentare di allungare la tintarella oltre stagione.

«C’è movimento, c’è anche qualche chiosco che tiene aperto in spiaggia e dà i lettini ai turisti che arrivano. Fanno un bel servizio e la stagione si allunga». E se la conferma arriva da Valerio Zoggia, primo cittadino di Jesolo, capitale veneta della movida, allora c’è da crederci. «Il centro, via Bafile, sembra quella delle giornate estive, non certo di una domenica di novembre», sorride Zoggia. Serve altro? Basta fare qualche chilometro e spostarsi un po’ più a nordest nel litorale veneto. Lì a Caorle Renzo Ongaro, uno dei nomi noti dei Maestri della Gelateria, continua a «sfamare» i golosi. «C’è coda come in estate - racconta uno dei maestri dell’arte di cono e palline -, con queste belle giornate ho clienti che vengono a pranzare o cenare con un bel gelato o con una bella coppa. Se l’anno scorso è stato particolar­e, quest’anno il caldo continua da mesi».

Lo confermano i dati: secondo il centro metereolog­ico 3BMeteo in questo weekend e fino all’estate di San Martino, cioè l’11 novembre, si avrà un’impennata delle temperatur­e che arriverann­o a sfondare il muro dei 20 gradi in pianura. Qualcosa in meno sulle coste (dove i venti avranno la loro parte da recitare) e in montagna. Mercurio che nella, sempre più vintage, colonnina arriverà comunque al disopra - e di ben otto gradi - alle medie. Previsioni che anche l’Arpav, dal canto suo, non fa che confermare. E mentre nei negozi delle città si vede sempre meno gente acquistare maglioni e cappotti invernali, quest’estate di San Martino («a dire il vero una rarità nella storia del Veneto, ma negli ultimi anni sempre più presente», ci tiene a chiarire Marco Monai, metereolog­o dell’Agenzia regionale per l’Ambiente) rischia di influire pure su ciò che mangeremo nelle prossime stagione. A sentire gli agricoltor­i c’è più d’uno che racconta di lavorare «come in estate», con la polvere che si alza dai solchi dell’aratro mentre il pensiero vola a cosa sarà tra qualche mese. Il frumento, ad esempio, sottolinea­no da Coldiretti, rischia di vedersi intaccate dal troppo caldo le sue difese immunitari­e: se continuass­ero le temperatur­e di questi giorni il raccolto potrebbe essere minore del previsto. E il radicchio? Re dei campi veneti? Rischia anche quello, ma, come dicono gli esperti, con una più romantica caduta «in amore». Senza brina non ci sarebbe la fase vegetativa e da li il crollo. E c’è già chi, da metà novembre, «chiama neve».

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