Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ciclista ucciso, si costituisce nomade 17enne
L’incidente giovedì a Roma (costato la vita a un benzinaio): il pirata è un minorenne trevigiano che è rimasto in fuga per 24 ore e poi si è consegnato ai carabinieri nella Marca. L’avvocato: «Turbato e pentito»
nel tardo pomeriggio di giovedì. La vittima, Luciano Zarlenga un benzinaio di Frascati, padre di due figlie e appassionato ciclista, sarebbe stato travolto mentre era in sella alla sua bicicletta, dalla Honda Jazz guidata dal giovane nomade, che compirà 18 anni a marzo e che alle spalle ha una precedente denuncia per guida senza patente. Un impatto violento che non ha lasciato scampo al 52enne. Il 17enne non si è fermato a prestare soccorso ma ha continuato la sua corsa per poi abbandonare l’auto in aperta campagna.
Così si è subito aperta una caccia all’uomo da parte dei carabinieri che sono rapidamente arrivati all’identificazione del minorenne. Da Roma è quindi partita la segnalazione a Treviso, dove il ragazzino viveva fino a poco tempo fa e dove vive tuttora la famiglia. Lo hanno cercato per quasi 24 ore, fino a quando nel pomeriggio di ieri, insieme al suo avvocato Francesco Murgia, il 17enne si è presentato dai carabinieri. «Si è trattato di un tragico incidente – spiega il legale -. Il ragazzo, mentendo sulla sua età è riuscito a farsi prestare l’auto, e dice di essersi trovato davanti il ciclista durante una manovra di svolta non riuscendo ad evitarlo. Assicura di non essere stato alterato né da alcol né da droga e si è reso disponibile a tutti gli accertamenti del caso». Dopo lo schianto però, ha continuato la corsa: «Era sotto choc e per questo non si è fermato. Ha fatto ancora un po’ di strada e poi ha abbandonato l’auto, girovagando a piedi fino a quando ha raggiunto la stazione e ha preso un treno per tornare a Treviso». Il ragazzo ha rischiato di finire in manette, se non si fosse consegnato infatti ora sarebbe in carcere. «È un ragazzo di 17 anni che solo adesso ha realizzato l’enorme gravità di quello che è successo – conclude Murgia -. È pentito di aver preso quell’auto».