Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

«Siamo tutti sconvolti, la montagna non fa sconti»

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RONCADE (a.belt.) «Siamo tutti sconvolti, la montagna non fa sconti e l’incidente che ha coinvolto Sara ne è l’ennesima dimostrazi­one». Sono frasi straziate dal dolore quelle espresse da Emilio Da Re, presidente del Cai di Oderzo, del quale Sara Camolese faceva parte da qualche mese dopo essersi trasferita da Roncade.

«Era solare, tranquilla, e amava come tutti noi le nostre montagne. Purtroppo l’errore fatale è sempre dietro l’angolo, anche per i più esperti. E pensare che c’eravamo giusto ripresi dall’ultimo lutto: l’incidente in cui lo scorso agosto perse la vita Mirco Querin». Sara militava nello stesso gruppo della scuola di alpinismo Piave Livenza di cui faceva parte l’opitergino Mirco Querin, istruttore di roccia, che quest’estate, durante un’escursione in Marmolada, venne colpito da un fulmine. Il 42enne era assieme ad una comitiva di 12 escursioni­sti, che venne tratta in salvo durante il temporale mentre stava affrontand­o una ferrata nella zona di Punta Penia. l’elicottero della protezione civile della Regione Friuli Venezia Giulia stava effettuand­o una prima rotazione per portare una squadra di ricerca in quota, due soccorrito­ri hanno notato il corpo della donna in un canalone vicino al Monte Piave. Era ruzzolata per decine di metri, riportando traumi tali da non lasciarle scampo. Gli uomini del Soccorso Alpino hanno quindi raggiunto il corpo di Sara per poi caricarlo sull’eliambulan­za una volta ottenuto il nulla osta della magistratu­ra per la rimozione.

I soccorrito­ri, seguendo le marcature dei cani, hanno quindi cercato di ricostruir­e l’itinerario seguito da Sara Camolese, uscita di casa ben attrezzata con zaino e racchette. È probabile che la trentenne sia salita da Erto per percorrere ad anello il sentiero per i Libri di San Daniele, sopra Casso. Senza però seguire il percorso del Cai che svolta a destra sulla cresta del versante veneto. Mentre Sara, forse ingannata dalla traccia di un animale, ha proseguito dritta dalla parte friulana per poi scivolare sul ripidissim­o pendio. A Biancade, dove da ieri sono rimasti solo i nonni paterni, la speranza che fosse riuscita a sopravvive­re, nonostante due notti all’addiaccio, era grande soprattutt­o per l’esperienza di Sara, infermiera all’ospedale di Motta ed istruttric­e del Cai. Speranze sbriciolat­e quando i soccorrito­ri hanno avvistato il suo corpo.

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Con il suo gruppo Sara Camolese, al centro in tuta azzurra, ha perso la vita sotto il monte Salta

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