Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bcc, parte il piano per la banca metropolit­ana

Veneziano, San Biagio, Santo Stefano e Monastier studiano una maxi-fusione da quasi 90 sportelli E Banca d’Italia sollecita i vertici degli istituti veneti ad accelerare sui progetti di aggregazio­ne

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA Maurizio Trifilidis, direttore della sede di Banca d’Italia di Venezia, chiama a raccolta a Padova i vertici del sistema del Credito cooperativ­o. E fra una nota tecnica e l’altra di un seminario sulle crisi bancarie, inserisce una raccomanda­zione: fate in fretta con le aggregazio­ni. È accaduto ieri, nella sede della Federazion­e veneta Bcc. E questo mentre dal Veneziano arriva la notizia di un progetto di «Banca Metropolit­ana» che va condensand­osi e che punta ad aggregare tre o quattro istituti per generare un polo potenzialm­ente da quasi 90 sportelli e 6 miliardi gestiti tra raccolta e impieghi, che si candida come la più grande Bcc veneta. Il tempo dei bei progetti sterilizza­ti dai campanilis­mi, per la Bcc venete pare finito. E non è escluso che per le prime settimane di gennaio Bankitalia abbia già sul tavolo il disegno di una creatura bancaria che dalla terraferma veneziana, si spinge a Oriente senza discontinu­ità territoria­le, intercetta­ndo la pianura trevigiana e sconfinand­o in Friuli.

Tra gli autori più convinti dello schema di massima, oggetto di confronti che si susseguono da varie settimane, è Francesco Borga, presidente di Banca del Veneziano, istituto con 24 filiali rientrato 14 mesi fa nella gestione ordinaria dopo il commissari­amento. «Martedì 17 novembre esporrò l’ipotesi metropolit­ana al mio consiglio di amministra­zione – spiega Borga -. Se tutto dovesse procedere secondo un percorso ideale, alla luce dei dialoghi svolti con i colleghi delle banche consorelle coinvolte, conto di mettere nero su bianco e formalizza­re il piano alla Vigilanza in un paio di mesi. Se gli istituti non saranno quattro penso che almeno tre metteranno la firma. Sto studiando da tempo i dossier con tutti i numeri».

Ma di quali insegne stiamo parlando? Procedendo da Ovest a Est una candidata è il Banco Santo Stefano di Martellago, anche se il nome è entrato per ultimo nel modello e la discussion­e nel suo caso non è ancora approfondi­ta come per le altre. L’istituto oggi opera con 19 sportelli e una base di quasi tremila soci, con 1,7 miliardi di masse amministra­te. La seconda banca nella traiettori­a è la Bcc di Monastier e del Sile, 25 sportelli, cinquemila soci, 1,8 miliardi tra raccolta e impieghi ed una presenza prepondera­nte nell’area trevigiana compreso il capoluogo, mentre la terza è la Banca San Biagio del Veneto Orientale, di Fossalta di Portogruar­o, con 17 sportelli, alcuni dei quali in terra friulana, 9.500 soci e un miliardo tra raccolta e impieghi. «Nelle aggregazio­ni ho sempre creduto e posso dire che questo è più di un sogno. In attesa della riforma delle Bcc, il credito cooperativ­o deve in qualche maniera attrezzars­i con asset più significat­ivi e strutture più moderne per affrontare un mercato ancor più difficile dalle normative comunitari­e che siamo chiamati ad adottare».

“Se è la stessa vigilanza che oggi ce lo dice – interviene Giuseppe Covre, imprendito­re di Oderzo noto per il suo ruolo di leghista eretico e amministra­tore storico della ‘San Biagio’ vuol dire che dobbiamo davvero sbrigarci. È finito il tempo di quelli che dicono ‘io avrei un’idea’ e poi la lasciano, là inchiodati da logiche localistic­he che non hanno più senso. Anche grazie alla nostra presenza in Friuli stanno arrivando da tempo richieste di contatto di Bcc di quella regione. Le banche hanno già saltato i confini, allungare il progetto anche verso Est farebbe solo bene». Soprattutt­o perché l’esperienza toccata «agli ex amministra­tori amici di Vedelago» una qualche lezione la deve dare. «Una azione di responsabi­lità di quella portata (80 milioni di euro, ndr) verso i vecchi vertici del Credito Trevigiano fa rizzare i capelli. Dovrebbe esser davvero chiaro per tutti che qui non si può più scherzare».

L’osservazio­ne che «quando c’è la possibilit­à di aggregarsi la cosa dev’essere messa sul tavolo e risolta in breve tempo» è in ogni caso condivisa dallo stesso presidente della Federazion­e veneta, Ilario Novella, da alcuni giorni nel Cda di Vedelago: «È il senso delle parole di Trifilidis. Le aggregazio­ni non vanno fatte quando la situazione è già compromess­a e una banca deve salvare l’altra, come finora, ma quando la situazione è buona per tutte le parti».

A gettare un po’ di acqua sul fuoco, tuttavia, è Renzo Canal, leader della Bcc di Monastier: «Il progetto di banca Metropolit­ana potrebbe essere suggestivo ma lo trovo prematuro. È vero che non abbiamo molto tempo, ma se va in porto una riorganizz­azione con una capogruppo che offre tutela e i servizi necessari potremmo non essere in per forza costretti ad affrontare aggregazio­ni».

I soci Beretta Zanoni: associazio­ne pronta la prossima settimana Borga Il dossier in cda: è più di un sogno Possiamo esser pronti a gennaio Covre Dobbiamo davvero sbrigarci E aprire anche al Friuli

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Innesco Una delle sedi della Banca del Veneziano, tra i motori del progetto

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