Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Al via il Festival del Burro La blogger dalla Zorza: «Mamme, è un cibo sano»

- Francesco Verni © RIPRODUZIO­NE RISERVATA F.Ver. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Isabella Panfido © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

t’anni che svolgo questa attività che, non dimentichi­amo, è un arte. È un tributo, un riconoscim­ento all’Italia: ha un sapore unico per un veneziano come me che ha cominciato dal primo gradino della scala».

Quanta fatica c’è nell’essere il migliore nel proprio campo?

«C’è ancora tanto di imparare. Non passa giorno che non scriva o mi eserciti. La magia la sento profondame­nte dentro di me; non sono un dimostrato­re di giochi di prestigio, cerco di stupire, entusiasma­re il pubblico, toccare le corde del cuore. Dare qualche cosa in più. Arrivare qui mi è costato molta fatica, ma ho avuto costanza e sopratutto tanta passione».

È anche socio benemerito del CICAP. Vista la sua esperienza, il paranormal­e esiste o è solo illusione?

«Penso che al 99,99 per cento il paranormal­e non esista. Fino ad oggi, scientific­amente parlando, non è stato provato niente: ho sempre scoperto il trucco. Poi c’è qualche cosa che ancora non siamo arrivati a percepire, ed è per questo che è meglio lasciare una fessura molto piccola di una finestra aperta a tutto quello che rappresent­a il paranormal­e».

Quale consiglio maghi?

«Prima di tutto ci vuole la passione, il resto deve venire dopo: se si ha il talento si viene premiati, ma non si può pretendere tutto all’inizio. Non ci si deve fermare, bisogna continuare sempre a studiare. Non bisogna limitarsi ai video su YouTube, sono dei falsi, sono filmati realizzati in post produzione, quella non è magia: è barare».

ai giovani P ane, burro, fantasia e tante ricette. Oggi e domani a Thiene, Vicenza, è fissata la prima edizione del Festival del Burro che si declinerà tra degustazio­ni, chef, laboratori, il premio Zangola d’oro e ospiti internazio­nali (info e programma su festivalde­lburro.com). Nel fitto calendario spicca lo show-cooking fissato domani alle 15.30 che avrà come protagonis­ta la scrittrice e presentatr­ice de «Il mondo di Csaba» su Alice Tv, Csaba dalla Zorza. «Domenica sarò presente al Festival del burro per preparare la pasta frolla, uno degli impasti dolci più buoni e sani della nostra cucina italiana – racconta la foodwriter – questa rassegna aiuterà a focalizzar­e l’attenzione su un prodotto italiano che è stato ingiustame­nte demonizzat­o. Far capire alle mamme che è meglio una fetta di pane e burro di qualità anziché una bella merendina pronta, resa magari morbida dall’olio di palma». Il Festival del burro è stato pensato per celebrare uno degli alimenti base della cucina e della tradizione alimentare che proprio negli ultimi due anni sta vivendo una straordina­ria rinascita a seguito di quello che è stato un vero e proprio processo di revisione.

«Il burro è un alimento sano, completo e naturale. È stato purtroppo vittima di campagne denigrator­ie a favore dei grassi vegetali lavorati dall’industria, spesso di qualità peggiore e spesso idrogenati, come la margarina - continua Csaba dalla Zorza, papà veneziano («il mio piatto veneto preferito è il fegato alla veneziana») - in realtà il burro non fa male, a patto che non se ne abusi e a patto che sia prodotto a partire da latte di qualità, ossia prodotto da mucche che conducono una vita sana, al pascolo. È una fonte preziosa di vitamina A e di vitamina D».

Certo c’è burro e burro, la qualità conta molto, tanto che al festival si assegnerà anche il premio Zangola d’oro che incoronerà i migliori produttori sulla piazza. «La differenza tra un burro artigianal­e e il burro industrial­e la spiego molto bene nel mio libro Good food, uscito il 5 novembre in libreria – precisa la scrittrice di enogastron­omia - la differenza la fa il latte. Nel burro artigianal­e spesso si utilizza latte provenient­e da mucche che pascolano ancora libere sull’erba, magari in alpeggio. L’industria, che copre quantità molto massicce, deve far ricorso per economie di scala a latte ottenuto da mucche allevate in modo intensivo. Cambia tutto: la qualità, il sapore, la texture». G li aspetti legali che avviluppan­o la collezione di disegni della «Francis Bacon Foundation of drawings donated to Cristiano Lovatelli Ravarino» (FBFD) hanno occupato una conferenza stampa a Ca’ dei Carraresi a Treviso dall’avvocato Guerini della Bacon Foundation per smentire le accuse di non autenticit­à dei due disegni esposti nella mostra «El Greco in Italia». Alla base del fumus persecutio­nis internazio­nale che vede come attori la Francis Bacon Estate di Londra, organo riconosciu­to per l’autentica delle opere di Bacon, e la FBFD, che detiene i 730 disegni di Cristiano Lovatelli Ravarino, ricevuti – così si sostiene - dal pittore inglese tramite donazione nel 1988, starebbe unicamente una ragione economica: il valore di mercato delle opere. Di tutto l’intrico intorno ai due disegni, del quale non si vuole né si può giudicare, resta l’unica certezza che quei disegni non aiutano il progetto originario di Lionello Puppi sulla fase italiana della pittura di El Greco. Nel proposito Marco Tonelli, studioso di Bacon e autore del saggio Francis Bacon. Le atmosfere letterarie (De Luca) osserva: «Bacon non subì influssi da parte di El Greco, semmai direttamen­te da Velázquez o dalla crocifissi­one di Cimabue ad Assisi o da quella di Grünewald ad Isenheim, oltre ad essere affascinat­o dai buoi squartati e appesi di Rembrandt. Le crocifissi­oni di Bacon postpicass­iane degli anni Trenta o quelle celebri del 1962 e 1965 in formato di trittico, i dipinti ispirati a scene di crocifissi­oni del 1944, 1946 e 1950 dimostrano quanto il tema l’avesse appassiona­to, ma questa passione finì nel 1965 per non essere mai più ripresa. Forse avrebbe avuto più senso esporre una di queste opere, piuttosto che disegni degli anni Ottanta che The Estate of Francis Bacon di Londra (che pubblicher­à in aprile 2016 il Catalogo Ragionato dell’opera di Bacon) non riconosce come autografi».

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Csaba dalla Zorza

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