Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Pedrollo: «Il piano? Sembra fatto apposta per noi, ora si deve tornare a investire»

- Alessandro Mangiaterr­a

VERONA «Adesso tocca a noi». Giulio Pedrollo, vicepresid­ente nazionale di Confindust­ria con delega alla Politica industrial­e, sa perfettame­nte che il piano Italia 4.0 è una sfida rivolta in primo luogo alle imprese: «Non ci sono dubbi, è il momento di tornare a investire». L’iperammort­amento al 250 per cento sulle tecnologie digitali? L’aumento del bonus ricerca? In generale, i 13 miliardi di incentivi e agevolazio­ni fiscali per l’ammodernam­ento del sistema produttivo? Tutte misure chieste a gran voce proprio dal mondo imprendito­riale. Che adesso non può tirarsi indietro. «Perché in gioco è la competitiv­ità dell’intero Paese».

Il Nordest delle piccole e medie aziende, però, è il territorio dove Italia 4.0 potrebbe avere maggiore impatto.

«Sicuro. Se l’informatio­n technology rende i processi più flessibili, i prodotti maggiormen­te personaliz­zati, i rapporti con la clientela più diretti, allora Italia 4.0 sembra un piano fatto apposta per il Nordest».

Peccato che il Veneto rischiasse di restare escluso fin dal primo passaggio: l’assegnazio­ne dei competence center, i luoghi di incontro tra università e imprese. Lei, Pedrollo, è nella cabina di regia voluta dal governo per il varo del piano: come è andata veramente?

«La mattina di mercoledì 21 settembre, poche ore prima che Matteo Renzi presentass­e il piano a Milano, erano presenti ben sei ministri: oltre a Carlo Calenda dello Sviluppo economico e a Stefania Giannini dell’Istruzione e ricerca, al tavolo sedevano Pier Carlo Padoan dell’Economia, Giuliano Poletti del Lavoro, Maurizio Martina dell’Agricoltur­a e Gian Luca Galletti dell’Ambiente. Segno di un approccio trasversal­e e multidisci­plinare. A un certo punto Calenda ha preso in mano la situazione e ha tagliato corto: «Visto che tutti gli atenei si sono messi insieme, il Veneto avrà il suo competence center». Ma in realtà, per una volta, è tutto il Veneto che ha fatto squadra.

Conferma, dunque, che la carta vincente è stata la costituzio­ne di una rete fra le università?

«Certo. Calenda l’ha sottolinea­to durante l’appuntamen­to milanese e lo ha ripetuto nei giorni scorsi in occasione un incontro in Confindust­ria. Di più: il modello aggregativ­o proposto dagli atenei veneti, oggi viene portato come esempio virtuoso».

Torniamo a Italia 4.0: è proprio sicuro che gli imprendito­ri ricomincer­anno a investire?

«Il cosiddetto iperammort­amento è molto convenient­e. C’è solo da augurarsi che il governo lo inserisca effettivam­ente già nella prossima legge di Bilancio, così se ne vedranno i benefici fin dai primi mesi del 2017. Ovviamente noi dovremo correre per entrare nel merito, per esempio bisognerà stilare al più presto la lista delle tecnologie rientranti negli scenari di industria 4.0 e quindi soggette alle agevolazio­ni. Il dato evidente è che in Germania, dal 2011 a oggi, cioè da quando il governo ha lanciato il suo programma di industria 4.0, la produttivi­tà è aumentata del 50 per cento. Se qualcosa del genere si ripetesse in Italia saremmo a cavallo».

Processi più efficienti e tecnologic­izzati dovrebbero servire principalm­ente per aumentare il valore aggiunto e il tasso di innovazion­e dei prodotti.

«Sono due facce della stessa medaglia. La quarta rivoluzion­e industrial­e è a monte, nel modo di produrre, e a valle, nei nuovi prodotti «intelligen­ti», dagli elettrodom­estici che parlano ai vestiti che si adattano autonomame­nte al clima. Migliaia di prodotti andranno totalmente ripensati. Di conseguenz­a saranno richieste le competenze necessarie».

In questo scenario, potrebbero rientrare in Italia anche produzioni delocalizz­ate all’estero?

«Sì, penso che potrebbero anche moltiplica­rsi i casi di reshoring. Con l’aumento della produttivi­tà e della competitiv­ità, il manifattur­iero italiano tornerà a ruggire. Se poi si abbasseran­no pure le tasse...»

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Veronese Giulio Pedrollo è vicepresid­ente di Confindust­ria con delega alla Politica industrial­e

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