Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Le cuffie, la divisa, i sigari e l’aereo «Ciao papà, vola libero nel cielo»

L’addio a Montagner e alle vittime del Piper. Citazioni e lacrime

- di Mauro Pigozzo

TREVISO Sei fotografie, disposte in ordine sul tavolo. Sono i volti di Francesco Montagner, presidente dell’aeroclub di Treviso, Dario Bastasin, vicepresid­ente dell’aeroclub, Luca Dalle Mulle, Ilaria Berti, Angelo Callegari e Visar Degaj, morti nello schianto del Piper in Macedonia lo scorso 6 settembre. Un paio di cuffie da volo in un angolo, gli occhiali da sole e i sigari vicino al volto di Dario, una divisa e la targa del club vicino alle sigarette Ms di Francesco. Ai lati del tavolo, due velivoli: un Piper della flotta del club e Trinidad, il Tb-21 preferito dal presidente coi suoi colori verdi e bianco.

È questo l’altare laico che ieri ha accolto centinaia di persone, tra amici e parenti, per il rito di commiato nella sede dell’Aeroclub, a due passi dall’aeroporto Canova di Treviso. È stato il modo pubblico, voluto dai parenti, per salutare Montagner, mentre per le altre vittime si sono celebrati i funerali religiosi in chiesa tra ieri (Luca e Angelo) e oggi (Ilaria e Dario). Un rito struggente, fatto di parole e lacrime, di applausi e silenzi.

Il primo a raccontare «l’atroce destino di una giornata che doveva essere di festa« è stato Maurizio Patuelli, il nuovo presidente dell’Aeroclub. Dopo il minuto di silenzio, ha consegnato la tessera di socio onorario alle figlie di Montagner e Bastasin, entrambe si chiamano Alessandra. Poi è toccato a lui ricevere l’onorificen­za, a nome del figlio Riccardo, morto a vent’anni. A quel punto ai microfoni si sono alternati parenti e amici delle vittime.

«Mi hai insegnato ad essere forte e a rialzarmi, a vedere sempre il lato positivo delle cose, eri il nostro ottimista sognatore». Ancora: «La vita non ti dice che sta per finire, ti salutiamo con un passaggio “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, quando gli uccelli dicono al protagonis­ta che sono “venuti qui per condurti più in alto, verso casa… e scomparver­o nella notte”. Buon volo Francesco, ti vogliamo bene».

Poi ha preso la parola Alessandra, la figlia del presidente del club. «Sei sempre stato forte e tenace, anche se la vita non ti riservava venti favorevoli. Ma ci dicevi che dovevamo andare avanti, sempre». Lacrime e silenzi e ringraziam­enti: alle autorità militari e civili che hanno aiutato i parenti nelle complicate procedure per il rientro delle salme, agli amici, ai presenti. Ancora Alessandra. «Oggi siamo nella tua casa, “il volo rende liberi” era il tuo credo. Non so se però riuscirò a trovare la rotta senza di te».

Poi la figlia di Bastasin: «Non eravamo preparati a questo. Ma oggi il tuo sangue continua a scorrere nelle mie vene». E poi cita Leonardo Da Vinci: «Una volta che avrete imparato a volare, cammineret­e sulla terra guardando il cielo perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare». Emozioni, come quelle goliardich­e raccontate da un amico pilota, che cita episodi di vacanze e divertimen­to, come una notte in tenda in Corsica all’ombra degli aerei.

Arriva poi la sorella di Ilaria, Marzia. Per lei, la speranza è riposta in Sant’Agostino: «La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Rassicurat­i, va tutto bene». Ancora una citazione, da parte di Luca, figlio di un’altra delle vittime, quel «guardare tutto da una diversa prospettiv­a» di Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del Piccolo Principe che amava volare. E poi ancora amici, piloti e un dolore che fluisce verso il cielo senza ali, sempre più in alto.

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Le sei fotografie Il tavolo con le foto e gli oggetti personali delle vittime. In piedi, Patuelli
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(Balanza) La figlia Alessandra Montagner ricorda il papà

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