Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Procond salva per la sua qualità» Sospiro di sollievo dei 290 dipendenti
Longarone, l’azienda in crisi debitoria affittata dalla De’ Longhi
LONGARONE «Si è mosso il primo passo verso il salvataggio definitivo». Così, ieri il deputato Roger De Menech sulla «Procond», la cui gestione è passata al Gruppo De’ Longhi.
L’azienda metalmeccanica (schede elettroniche) di Longarone navigava in cattive acque. A causa, soprattutto, dei 136 milioni di euro di debiti accumulati dal gruppo di appartenenza, «Selcom» di Castel Maggiore (Bologna), che a fronte di questi gravami vanta 70 milioni di crediti. Che non compensano il rosso, tanto che una decina di giorni fa il Cda non ha approvato il bilancio. La strada intrapresa comporta invece il deposito dei libri in Tribunale e un lungo iter al Mise, nella speranza che con una procedura concorsuale si riesca a saltare l’amministrazione controllata.
Intanto ieri la svolta. Il gruppo trevigiano ha preso «Procond» in affitto per 36 mesi (canone 300 mila euro all’anno) con un contratto che prevede un’offerta d’acquisto irrevocabile allo scadere della gestione. I debiti pregressi finiranno nel calderone della procedura concorsuale o saranno gestiti dall’amministrazione controllata.
I 290 dipendenti di Longarone possono tirare un sospiro di sollievo. «Sono soddisfatto – dice Roberto Padrin, il sindaco - Le cose si stanno mettendo bene. Se l’affitto è stato sottoscritto, ciò è dovuto alla qualità delle schede elettroniche prodotte a Longarone».
Ieri, intanto, le assemblee dei lavoratori. Una al mattino, due alla sera. «Molto partecipate - racconta Luca Zuccolotto di Fiom-Cgil - C’è ottimismo. La De’ Longhi, che ha un approccio industriale (è attiva nel settore elettrodomestici, Ndr) ha fatto presto a intervenire. Se si fosse trattato di un fondo d’investimento, ci sarebbe voluto molto più tempo».
Secondo Bruno Deola di Fim-Cisl «l’arrivo di De’ Longhi è motivo di soddisfazione e rasserena il clima forte preoccupazione che s’era creato».