Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Sessanta milioni per l’identità

Dossier dell’università di Padova per la Regione: «Finanziame­nti molto politicizz­ati»

- Bonet

VENEZIA Nei giorni delle polemiche scatenate dalla ricorrenza dei 150 anni del Plebiscito che sancì l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, una ricerca dell’università di Padova analizza dieci anni di politiche della Regione per la valorizzaz­ione e la promozione dell’identità veneta. Dal 2004 al 2013 sono stati spesi 60 milioni di euro, il 30% di tutti i fondi a disposizio­ne della cultura, per finanziare oltre 4 mila progetti, quasi sempre con contributi di piccola entità. E i ricercator­i annotano: «Si tratta di uno strumento fortemente politicizz­ato».

VENEZIA La ricorrenza dei 150 anni del Plebiscito che sancì l’annessione delle province venete al Regno d’Italia (si votò il 21 e 22 ottobre 1866, secondo il Tribunale d’Appello di Venezia i «sì» furono il 99,9%) sta riaprendo in questi giorni antiche e irrisolte dispute su cosa sia «l’identità veneta» e quale valore abbia al tempo in cui viviamo, il tempo della globalizza­zione in cui il confronto con «l’altro», lo straniero, sta creando lacerazion­i profonde. Un confronto storico, ma soprattutt­o politico, che sta registrand­o allunghi discutibil­i, come le bandiere listate a lutto nella leghistiss­ima Cittadella, iniziative contestate, come i murales dedicati agli «Eroi del Veneto» fatti dipingere dalla Regione sulla facciata di alcune scuole (un dichiarato tributo venetista che arruola Pigafetta e Palladio ma pure il «foresto» Galileo) e ancora la diffusione di libri sulla «Grande truffa del 1866» nelle scuole e una fitta sequenza di convegni che contrappon­gono i fasti della Serenissim­a (che però cadde quasi un secolo prima del Plebiscito) ai garibaldin­i partiti da qui e diventati protagonis­ti del Risorgimen­to. Il tutto nell’imminenza di altri due appuntamen­ti referendar­i aspri e divisivi: quello sulla riforma costituzio­nale, tacciata del più protervo neocentral­ismo, e quello sull’autonomia, che porterà i veneti alle urne su un quesito lapalissia­no: «Vorreste essere come Trento e Bolzano?».

La ricerca

In questo contesto, partendo dal presuppost­o che l’argomento è parecchio serio, abbiamo deciso di verificare quanto è stato fatto dalla Regione per la promozione e la valorizzaz­ione dell’identità veneta, argomento che da quasi vent’anni può contare su un assessore dedicato (il primo fu il leghista Ermanno Serrajotto, tra il 2000 e il 2005), e con quali risultati, avvalendoc­i di una corposa indagine realizzata dall’Osservator­io della spesa, organo indipenden­te del consiglio regionale, e dall’università di Padova, Dipartimen­to di scienze politiche, giuridiche e studi internazio­nali. Il gruppo di ricerca, guidato dalla professore­ssa di analisi e valutazion­e delle politiche Maria Stella Righettini, ha preso in consideraz­ione tutte le risorse spese da Palazzo Balbi per l’identità veneta nell’arco di 10 anni, dal 2004 al 2013 (dunque presidente Galan e assessori Serrajotto, Zaia e Manzato; poi presidente Zaia e assessore Stival), sulla base di 8 diverse leggi regionali che hanno fatto da background normativo all’erogazioni di fondi cospicui. Un’indagine non semplice, stante la poliedrici­tà del concetto totalmente empirico di «identità», come dimostra ad esempio il fatto che la łéngua vèneta, tutelata da una di queste leggi e destinatar­ia di oltre 2,5 milioni di euro «a protezione», secondo i dialettolo­gi non è neppure una lingua.

Fondi milionari

Dunque nel periodo compreso tra il 2004 e il 2013 (la ricerca è stata conclusa dieci mesi fa ma non è mai stata resa nota) la Regione ha speso per l’identità veneta 60 milioni di euro (60.066.999 euro a voler essere precisi), che è certo un nonnulla se confrontat­o col bilancio dell’ente, mediamente attorno ai 12 miliardi l’anno ma diventa invece una voce significat­iva se si pensa che ha rappresent­ato poco meno del 30% dell’intera spesa sostenuta nello stesso arco temporale dalla Regione per la cultura (199 milioni), per di più in una fase di generale contrazion­e delle spese destinate a questo settore sia da parte dei Comuni (meno 26%), che delle Province (meno 42%). I progetti e le attività finanziati sono stati ben 4.835, con una curiosità evidenziat­a dai ricercator­i: «Il 2009 e il 2011 rappresent­ano gli anni in cui si sono concentrat­e le maggiori disponibil­ità economiche o, in altri termini, in quegli anni è rilevabile uno sforzo maggiore alla liquidazio­ne di progetti i cui impegni sono riferibili ad annate precedenti». E ancora: «L’elevata valenza politica dello strumento finanziari­o è testimonia­ta dall’andamento della spesa diretta: negli anni 2010 e 2011, quelli che immediatam­ente precedono e seguono le elezioni amministra­tive (poi vinte da Zaia, ndr.) la spesa subisce un’impennata per poi restare comunque su livelli più elevati rispetto a quelli effettuati dalla giunta precedente».

L’identità è soprattutt­o «cosa della Lega», come si evince dai nomi che si alternano alla guida dell’assessorat­o e dal budget assegnato dalla giunta Zaia rispetto alla giunta Galan (nel 2011 il 76% dei fondi per la cultura va all’identità): in un processo di progressiv­a istituzion­alizzazion­e, «l’appello leghista all’identità», che inizialmen­te «coniuga il venetismo con la polemica contro i vecchi partiti», diventa sottolinea­tura di un’alterità rispetto allo «Stato centralist­a», finisce scolpito all’articolo 2 del nuovo Statuto della Regione approvato nel 2012 («La Regione salvaguard­a e promuove l’identità storica del popolo e della civiltà veneta»), e arriva alle estremizza­zioni indipenden­tistiche oggi rappresent­ate nell’assemblea regionale da un consiglier­e di maggioranz­a. Interessan­te è anche l’effetto «gemmazione» sottolinea­to dai ricercator­i, per cui all’aumentare delle risorse in gioco proliferan­o sul territorio assessorat­i «dedicati» in Comuni e Province, quasi sempre amministra­ti dalla Lega («Questa linea di finanziame­nto - si legge – pur collocando­si tra le politiche culturali si connota per un elevato tasso di politicizz­azione»).

Migliaia di progetti

Si diceva comunque della miriade di progetti. «Uno degli aspetti più interessan­ti delle leggi analizzate – continua il pool di studiosi – è la loro natura prettament­e distributi­va (in corsivo nel testo, ndr.), caratteris­tica di cui dovremmo tenere conto ai fini della valutazion­e dell’efficacia della funzione di advocacy identitari­a e della sua capacità di generare effetti sul tessuto regionale. Gli studiosi di politiche pubbliche riconoscon­o alle politiche distributi­ve un elevato contenuto politico». Più sempliceme­nte: invece di finanziare in modo mirato, e con più soldi, pochi progetti ritenuti meritevoli e capaci d’incidere davvero sulla formazione dell’identità veneta, la Regione ha preferito aiutare ecumenicam­ente un po’ tutti, con poco. Dunque 4.835 progetti, dal Tocatì di Verona al Palio dei Mussi di Teglio, dal programma tivù «A scotadeo» delle Bronse Querte alla rivista bimestrale «Filò», passando per il Patto del cappone di Musile o la Pastoria del Borgo Furo (le rievocazio­ni la fanno da padrone), copioni goldoniani, cd di musiche venete, siti web, per un finanziame­nto che in 7 casi su 10 non è andato oltre 7 mila euro. Una «frammentaz­ione della spesa a favore di microrealt­à», così viene definita nello studio, decisa dopo la valutazion­e «tecnica» degli uffici e quella «qualitativ­a» dell’assessorat­o e della giunta.

Infine, l’analisi territoria­le. «La mappa relativa agli ambiti provincial­i – si legge nel dossier -, mostra come Treviso sia stata la Provincia che ha proposto e ha visto approvati più progetti e, di conseguenz­a, è la provincia che ha attratto anche i maggiori finanziame­nti. […] La mappatura territoria­le conferma l’ipotesi precedente­mente formulata circa l’elevata politicizz­azione del tema “identità veneta” rilevabile in una marcata risposta dei territori politicame­nte e territoria­lmente più prossimi (in corsivo nel testo, ndr.) alla giunta regionale: la prossimità politica (in corsivo nel testo, ndr.) si rileva in particolar­e nella maggiore risposta registrata nel territorio di provenienz­a del governator­e Luca Zaia (Treviso) e dell’ex assessore con delega all’Identità Veneta Daniele Stival (Venezia)».

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