Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Ritarda e litiga in sala operatoria medico licenziato
Mestre, è reperibile e arriva in ritardo: il primario lo sostituisce e lui non ci sta. «Intanto il paziente aspettava»
Avrebbero provato a chiamarlo più volte quella notte, ma lui non rispondeva. Lo aspettavano in sala operatoria. Lui si sarebbe presentato senza avvisare e ha trovato il primario deciso a sostituirlo. Di qui la lite, mentre il paziente, un caso d’urgenza, aspettava. E così un medico dell’Angelo è stato licenziato in tronco. La sua ricostruzione diverge e pare deciso a presentare ricorso.
VENEZIA Avrebbero provato a chiamarlo più volte quella notte, ma niente. Lui non rispondeva, nonostante fosse il suo turno da medico reperibile. E già questo è un comportamento grave, visto che la chiamata in quelle circostanze avviene sempre nei casi di urgenza, quando è necessario entrare di corsa in sala operatoria, tanto che il camice bianco deve arrivare in ospedale il più velocemente possibile. Ma la cosa peggiore è avvenuta dopo: quando, viste le chiamate, si è presentato all’ospedale dell’Angelo senza avvisare nessuno e si è messo a litigare con il primario facente funzioni del suo reparto, la Chirurgia generale, che lo aveva estromesso. Ed è stato proprio il ritardo dell’operazione a spingere la direzione dell’Usl 12 a dargli il benservito. Licenziato in tronco, un provvedimento che nessuno ricorda nella sanità veneziana. E che ora, come il chirurgo ha già preannunciato in una mail inviata a numerosi colleghi, avrà sicuramente una coda giudiziaria con un ricorso al tribunale del lavoro.
Secondo la sua versione, infatti, lui era pronto per entrare in sala operatoria, quando sarebbe stato spintonato via dal primario, che gli avrebbe detto di tornarsene pure a casa, perché avrebbe fatto lui da primo operatore. Un invito rifiutato categoricamente, tanto da chiamare il direttore sanitario dell’ospedale dell’Angelo, Onofrio Lamanna, per dirimere la questione. Lamanna, quando è arrivato, ha dato ragione al primario e ha detto che il medico «ribelle» avrebbe dovuto rispettare la decisione del superiore. Ma nel frattempo il paziente in attesa di andare sotto i ferri ha dovuto aspettare e tanto è bastato per l’Usl 12 per prendere la decisione più pesante. Il medico, nella mail ai colleghi, chiudeva con una sorta di «arrivederci», convinto di poter dimostrare di fronte al giudice l’illegittimità del licenziamento.
L’Usl 12 preferisce non commentare il caso e dunque non è possibile sapere la versione della controparte. Non si sa neppure se ha pesato il fatto che il medico avesse già avuto in passato due giudizi negativi da altrettanti primari quando si parlava di avanzamenti di carriera. C’è chi lo descrive come poco amato, mentre l’azienda guidata da Giuseppe Dal Ben si limita a ricordare che «persegue con le proprie azioni disciplinari i comportamenti non corretti dei propri dipendenti, a garanzia del servizio e a tutela dell’utenza, nelle sedi e con i procedimenti opportuni». Si sa che Dal Ben ha messo al primo posto nel suo mandato veneziano, iniziato nel 2013, proprio l’umanizzazione delle cure e il rispetto del paziente come persona. E’ lui che ha portato al pronto soccorso le prese per ricaricare i cellulari, le hostess che informano i parenti, e tanti piccoli accorgimenti di questo tipo. E’ evidente dunque che non potesse chiudere un occhio di fronte a un episodio di questo tipo, anche se poi toccherà al giudice dire se il medico avesse davvero avuto colpe e soprattutto se il licenziamento sia stato il provvedimento più corretto dal punto di vista della gradualità.
«Sicuramente è stato un fulmine a ciel sereno e una notizia che mi addolora - commenta il presidente dell’Ordine dei medici di Venezia, Giovanni Leoni, anche lui chirurgo - una sanzione del genere è molto grave e rara, deve esserci un totale decadimento del rapporto di fiducia». Ovviamente, come spesso avviene in questi casi, l’Usl dovrebbe trasmettere gli atti all’Ordine per avviare anche il procedimento disciplinare. «Non conosco i dettagli, certo posso dire che l’attività chirurgica segue protocolli molto ferrei - continua Leoni - Idem l’istituto della reperibilità, soprattutto in chirurgia. A Mestre ci sono state ben 570 urgenze in un anno con il richiamo del reperibile».