Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
In piazza contro il plebiscito i venetisti eleggono il Doge E la Lega torna a Venezia
Da Re: rifaremo la manifestazione in Riva Sette Martiri Altri sindaci listano a lutto i gonfaloni contro l’Unità
PADOVA Nel giorno in cui le avanguardie leghiste listano a lutto le bandiere della Regione e i venetisti protestano a San Marco eleggendo il nuovo Doge e trasformando il 150esimo anniversario del Plebiscito in una battaglia per l’identità, la Liga tiene il suo consiglio «nazionale» e ripristina la grande Festa dei Popoli in Riva Sette Martiri. «Abbiamo deciso di ripartire da qui, ritrovandoci in una città simbolo con una storia millenaria – spiega il segretario Gianantonio Da Re -. Si terrà la seconda settimana di settembre 2017».
I tempi sono ancora lunghi, dunque, ma è il fatto in sé a segnare un cambio di rotta – o meglio, un ritorno alle origini con lo stato maggiore e la base del Carroccio che tornano sul palco dell’appuntamento più importante per la Liga, secondo solo a Pontida, istituito nel 1996 e celebrato in laguna per l’ultima volta nel 2012; nel 2014 era stato organizzato a Cittadella ma Venezia ha un significato più profondo. «Era importante ripristinare questa festa per il valore che ha sempre avuto per noi e per i popoli del Nord» chiosa Da Re. Ieri a Padova, nel corso del consiglio nazionale, si è parlato anche delle sindache ribelli, la veneziana Silvia Susanna e la trevigiana Maria Scardellato, che hanno celebrato unioni civili in municipio in contrasto con la linea di partito. Non è previsto alcun provvedimento disciplinare: «Abbiamo 75 sindaci, se 2 decidono di non stare alla linea del partito per noi non è un problema, rimarranno sindaci appoggiati dalla Lega – continua Da Re -. Staremo a vedere cosa succederà in futuro, se la linea sarà rispettata o meno». Il terzo punto all’ordine del giorno è stato la nomina del nuovo tesoriere del partito Gianfranco Vivian, commercialista di Vicenza, al posto del dimissionario Antonio Mondardo.
Si diceva poi delle proteste e delle manifestazioni che hanno tenuto banco anche per tutta la giornata di ieri contro quello il «Plebiscito truffa» contestato dai venetisti. Dopo Cittadella e San Giorgio in Bosco, anche il sindaco di Santa Lucia di Piave Riccardo Szumski ha listato a lutto il gonfalone di San Marco, deponendo ai piedi del pennone un mazzo di fiori. A Verona, il comitato Pasque Veronesi ha organizzato una contro-manifestazione in uniforme dell’Impero Austroungarico, allestendo urne per un nuovo, simbolico voto mentre al grido «par tera, par mar, San Marco» indipendentisti da tutto il Veneto (400 secondo gli organizzatori, 300 per la questura) si sono dati appuntamento alle 15 al monumento di Vittorio Emanuele a San Zaccaria, Venezia. «Questo monumento, dove si vede il re d’Italia che incatena il leone, sarà uno dei primi monumenti che verranno tolti quando torneremo indipendenti» ha avvertito Lucio Chiavegato. Nel frattempo un gruppo aderente al «maggior consiglio» che vuole la ricostituzione della Repubblica Veneta «oggi occupata», entrava a Palazzo Ducale come una comune comitiva di visitatori, per imbastire l’insolita cerimonia di elezione del 121esimo Doge: Albert Gardin succederà a Ludovico Manin, che cadde con la Serenissima nel 1797.