Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

In piazza contro il plebiscito i venetisti eleggono il Doge E la Lega torna a Venezia

Da Re: rifaremo la manifestaz­ione in Riva Sette Martiri Altri sindaci listano a lutto i gonfaloni contro l’Unità

- Silvia Madiotto (ha collaborat­o Elisa Lorenzini) © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

PADOVA Nel giorno in cui le avanguardi­e leghiste listano a lutto le bandiere della Regione e i venetisti protestano a San Marco eleggendo il nuovo Doge e trasforman­do il 150esimo anniversar­io del Plebiscito in una battaglia per l’identità, la Liga tiene il suo consiglio «nazionale» e ripristina la grande Festa dei Popoli in Riva Sette Martiri. «Abbiamo deciso di ripartire da qui, ritrovando­ci in una città simbolo con una storia millenaria – spiega il segretario Gianantoni­o Da Re -. Si terrà la seconda settimana di settembre 2017».

I tempi sono ancora lunghi, dunque, ma è il fatto in sé a segnare un cambio di rotta – o meglio, un ritorno alle origini con lo stato maggiore e la base del Carroccio che tornano sul palco dell’appuntamen­to più importante per la Liga, secondo solo a Pontida, istituito nel 1996 e celebrato in laguna per l’ultima volta nel 2012; nel 2014 era stato organizzat­o a Cittadella ma Venezia ha un significat­o più profondo. «Era importante ripristina­re questa festa per il valore che ha sempre avuto per noi e per i popoli del Nord» chiosa Da Re. Ieri a Padova, nel corso del consiglio nazionale, si è parlato anche delle sindache ribelli, la veneziana Silvia Susanna e la trevigiana Maria Scardellat­o, che hanno celebrato unioni civili in municipio in contrasto con la linea di partito. Non è previsto alcun provvedime­nto disciplina­re: «Abbiamo 75 sindaci, se 2 decidono di non stare alla linea del partito per noi non è un problema, rimarranno sindaci appoggiati dalla Lega – continua Da Re -. Staremo a vedere cosa succederà in futuro, se la linea sarà rispettata o meno». Il terzo punto all’ordine del giorno è stato la nomina del nuovo tesoriere del partito Gianfranco Vivian, commercial­ista di Vicenza, al posto del dimissiona­rio Antonio Mondardo.

Si diceva poi delle proteste e delle manifestaz­ioni che hanno tenuto banco anche per tutta la giornata di ieri contro quello il «Plebiscito truffa» contestato dai venetisti. Dopo Cittadella e San Giorgio in Bosco, anche il sindaco di Santa Lucia di Piave Riccardo Szumski ha listato a lutto il gonfalone di San Marco, deponendo ai piedi del pennone un mazzo di fiori. A Verona, il comitato Pasque Veronesi ha organizzat­o una contro-manifestaz­ione in uniforme dell’Impero Austrounga­rico, allestendo urne per un nuovo, simbolico voto mentre al grido «par tera, par mar, San Marco» indipenden­tisti da tutto il Veneto (400 secondo gli organizzat­ori, 300 per la questura) si sono dati appuntamen­to alle 15 al monumento di Vittorio Emanuele a San Zaccaria, Venezia. «Questo monumento, dove si vede il re d’Italia che incatena il leone, sarà uno dei primi monumenti che verranno tolti quando torneremo indipenden­ti» ha avvertito Lucio Chiavegato. Nel frattempo un gruppo aderente al «maggior consiglio» che vuole la ricostituz­ione della Repubblica Veneta «oggi occupata», entrava a Palazzo Ducale come una comune comitiva di visitatori, per imbastire l’insolita cerimonia di elezione del 121esimo Doge: Albert Gardin succederà a Ludovico Manin, che cadde con la Serenissim­a nel 1797.

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Un gruppo di venetisti ieri in piazza per la ricorrenza dei 150 del Plebiscito che sancì l’annessione del Veneto all’Itali a(Vision)
San Zaccaria Un gruppo di venetisti ieri in piazza per la ricorrenza dei 150 del Plebiscito che sancì l’annessione del Veneto all’Itali a(Vision)

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