Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Storia di una prof controversa che dopo il Bataclan ha iniziato a pronunciare frasi irripetibili
VENEZIA Le prime ad arrivare sono state (anche se non con procedura ufficiale) soprattutto contestazioni di tipo didattico. Sul metodo di insegnamento, sull’attitudine allo stesso e sulle competenze di lingua inglese. Poi, l’anno scorso, dopo la tragedia dell’uccisione di Valeria Solesin a Parigi, c’è stato il cambiamento definitivo. Le frasi in classe, prima usate per redarguire gli alunni sono diventate razziste, talvolta ben oltre i limiti, fino al punto da lasciare sgomenti i ragazzi. Che hanno fatto le prime segnalazioni, spesso attraverso i genitori.
La storia di Fiorenza Pontini, la professoressa classe 1957 che ha pubblicato su facebook frasi che auspicavano la morte dei profughi in mare, comincia dieci anni fa. Quella nelle scuole si intende. Da sempre docente di inglese, laureata a Ca’ Foscari, ha insegnato in quasi tutte le scuole del centro storico, dal Benedetti al Foscarini passando per l’Algarotti. Dei primi anni ormai si sono perse le tracce ma si ricordano bene di lei alcuni presidi che l’hanno incontrata dal 2005 in poi. «Era bizzarra, alternava periodi di grande agitazione a periodi più silenziosi – dice Isabella Albano, ex preside del Benedetti in cui Pontini ha insegnato per anni – io però mi sono sempre limitata a giudicare l’operato didattico. E non ha mai travalicato il limite su quel fronte, almeno negli anni in cui era con me. Per questo ritengo che sia giusto in questo caso giudicarla guardando prevalentemente ai gravi fatti che ha commesso e non alla sua personalità “particolare”. Quella è sempre opinabile, i fatti non lo sono». I racconti dei primi anni, di ex studenti che preferiscono rimanere anonimi o di ex colleghe mostrano il volto di una donna provata, con difficoltà personali, che spesso urlava ai ragazzi fino al punto da essere identificabile anche dagli studenti delle sezioni vicine. Una donna caratterizzata da grandi passioni. Capace di infiammarsi nella difesa dei «più deboli», ma anche di lanciarsi in invettive pesanti contro quella che considerava l’incapacità linguistica dei suoi studenti. Con un comportamento che chi l’ha incontrata non esita a definire talvolta «di profondo malessere». Un episodio del 2006 l’aveva già portata alla ribalta sui giornali. A giugno durante la maturità al Marco Polo, la docente aveva accusato alcuni colleghi di «far subire ad alcuni alunni delle grosse ingiustizie. Dal momento che studenti che durante l’anno hanno tenuto una media molto bassa, ora, improvvisamente, alle prove scritte d’esame hanno ottenuto risultati altissimi». Una polemica che finì poi nel nulla di fatto pur infastidendo non poco la commissione coinvolta. Non solo: Fiorenza Pontini è stata anche candidata più volte. Con l’Udeur al Senato nel 2006 e con la lista «Mestre Venezia due grandi comuni» in appoggio al candidato sindaco Gian Angelo Bellati nel 2015. Nessuno però sembra ricordarsene: «Era nella mia lista ma sinceramente non la conoscevo – dice Marco Sitran di «Mestre Venezia due grandi comuni» . Nel profilo Facebook ora chiuso il malessere si è trasformato negli ultimi due anni in odio e ha travalicato i confini del possibile. «Prima è stata insegnante di mia figlia poi una mia docente al Foscarini lo scorso anno – spiega Massimiliano Zane preside del Foscarini – inizialmente non ci sono stati problemi di questo tipo. Qualche tensione sul fronte della didattica, questo sì. I ragazzi iscritti al liceo europeo tendenzialmente sono molto interessati alle lingue e tra i genitori c’erano dubbi sulle sue competenze. Ma ci si è fermati a quello. Poi è tornata al Foscarini dopo essere stata via per qualche tempo e per un po’ le cose sono filate lisce. Certo la puntualità non era il suo forte, qualche dubbio su alcuni comportamenti c’era ma niente di che. Fino alla tragedia di Valeria Solesin. In quell’occasione in classe disse frasi irripetibili che i genitori mi riportarono ad un consiglio di classe. Poi fu la volta della segnalazione dei post di Facebook». In cui docenti e studenti trovarono le stesse invettive notate quest’anno al Marco Polo. A quel punto per il preside c’era un’unica strada possibile: l’apertura di un procedimento disciplinare che aveva coinvolto l’ufficio scolastico regionale che si sarebbe concluso con una diffida a reiterare comportamenti di questo tipo. Probabilmente come conseguenza la docente aveva allora chiesto il trasferimento. Per presentarsi poi, quest’anno, al Marco Polo. E ripercorrere, nuovamente, la strada dell’invettiva.