Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Sposi in ospedale, lei in carrozzina «La luce dopo l’incidente in moto»
Fiori d’arancio all’Oras riabilitativo. Tutti invitati : degenti e medici
MOTTA DI LIVENZA (TREVISO) «L’amore è più forte di tutto. Ci dà la forza per combattere, per andare avanti. Per riprenderci la vita». Debora ha gli occhi lucidi, la voce rotta dall’emozione e non smette di stringere la mano al suo Enzo. Ha il batticuore. Da pochi minuti il sindaco di Motta di Livenza, Paolo Speranzon, li ha uniti in matrimonio, nello scenario certo più impensabile tra quelli che la coppia trevigiana di Maserada aveva programmato. La sala riunioni dell’Oras, l’ospedale riabilitativo ad alta specializzazione nel quale Debora Polon è ricoverata da due mesi, costretta sulla sedia a rotelle. Dovevano diventare marito e moglie durante uno dei loro tanti viaggi, ma il destino si è messo di traverso, cambiando in un istante la vita di due persone innamorate da oltre tredici anni.
Un giro in moto in Val di Zoldo, nel Bellunese, il 27 agosto scorso, un’auto che urta il bolide durante un sorpasso, Enzo e Debora che cadono sull’asfalto. Per lui, miracolosamente, ferite lievi. Per lei invece una diagnosi terribile: una grave lesione alla spina dorsale e quelle gambe che non si muovono più. Da quel giorno ha cominciato la battaglia per tornare a camminare. E il sogno di sposarsi non è mai venuto svanito. «Lo abbiamo solo anticipato — racconta Debora — e la scelta è caduta su questo ospedale perché qui abbiamo trovato un’altra famiglia, divenuta una fetta importante della nostra vita».
Ieri mattina la cerimonia, semplice ma intensa, alla presenza di una trentina di persone. Un mazzo di rose bianche e di girasoli per la sposa, che rivela: «Non pensavo di emozionarmi così tanto, è un giorno speciale, non potrò mai dimenticarlo». La coppia è attorniata da amici, parenti, dottori, gli infermieri e i vertici dell’Oras. «E’ una prima volta per noi — spiega l’amministratore delegato Francesco Rizzardo — non ricordo molti casi simili negli altri ospedali della Marca. La richiesta di Debora ed Enzo è stata una sorpresa commovente e ci ha inorgoglito. Si è creato un rapporto speciale». Una decisione nata durante i tanti momenti in cui Enzo Greatti è stato vicino a Debora, durante le settimane di durissime terapie e di lacrime. «Ci mancava qualcosa — racconta lui — non potevamo accettare che un maledetto incidente ostacolasse quanto avevamo programmato. L’obiettivo era sposarsi in Italia e poi ripetere la cerimonia all’estero, in uno dei nostri viaggi. Allora ci siamo detti: cominciamo da qui».
Più forti di ogni avversità. E con uno sguardo al futuro senza paura, perché c’è una luna di miele da organizzare. «Adesso aspettiamo che Debora si rimetta, speriamo ce la faccia — spiega lo sposo —. Mi affido a questi medici straordinari e alla forza di mia moglie. Ma ce lo siamo già detti: con le gambe o con la carrozzina, torneremo a viaggiare, è una promessa». Prima di salutare tutti, un grande bacio fra gli sposi e l’applauso dei presenti, commossi. E quel cartello scritto dagli amici, con la dedica che riassume la forza di volontà di una coppia: «Tredici anni insieme. Ed è solo l’inizio».