Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Ex popolari, la rete su Mps tocca 250 milioni di risparmi

Ma in ballo 1.300 milioni di bond subordinat­i: 250 ai risparmiat­ori. Decennali in caduta

- Di Federico Nicoletti

Il decreto per mettere in sicurezza l’aumento di capitale di Mps paracadute anche per la ricapitali­zzazione delle due ex popolari venete. È quanto emerge dalle indiscrezi­oni sulla norma che il governo si prepara a varare. Ma resta da vedere, nel caso di Bpvi e Veneto Banca, come verrebbero trattati i 250 milioni di bond subordinat­i in mano ai risparmiat­ori, dei 1.300 toccati da ipotetiche conversion­i.

VENEZIA Il caso Montepasch­i potrebbe stendere una rete di sicurezza anche per le ricapitali­zzazioni delle ex popolari venete. Pur se non indolore, nel caso in cui Atlante non facesse da solo, visto che in ballo ci sono in particolar­e 250 milioni di euro di bond subordinat­i in mano ai risparmiat­ori retail, sul totale di 1,3 miliardi potenzialm­ente toccati. C’è anche il futuro di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, da quel che emerge, legato al decreto omnibus sulle banche che il governo tiene pronto per mettere al sicuro l’aumento di capitale da 5 miliardi di Mps, dopo il no della Banca centrale europea alla proroga dei termini. Una norma d’urgenza, il cui testo a Palazzo Chigi è già sul tavolo, e che spianerebb­e la strada all’intervento dello Stato, se la soluzione di mercato non andasse a buon fine. Mettendo alla fine lo Stato al posto di Atlante in uno schema simile a quello già visto all’opera per le venete.

Schema buono non solo per Mps, ma a questo punto, in prospettiv­a, anche per tutti gli altri casi difficili, comprese le due ex popolari venete, in cui il nuovo aumento di capitale è solo una questione di tempo. Legato al piano di dismission­e delle sofferenze e al progetto di fusione tra le due, che sarà guidato dal nuovo amministra­tore delegato di Bpvi, ed ex di Mps, Fabrizio Viola già al lavoro a Vicenza (dove ieri è giunta la notizia dell’istanza di opposizion­e presentata da alcuni azionisti alla richiesta di archiviazi­one sulle indagini Mps che toccano anche lui).

La prospettiv­a è chiara. Lo stesso dominus del fondo Atlante, Alessandro Penati, ha sdoganato l’aumento definendol­o «ovvio» due settimane fa. Atlante ha a questo punto ancora in cassa 1,7 miliardi di euro dei 4,2 originari e, secondo le indiscrezi­oni, si prepara a un’assemblea il 15 dicembre per cambiare il regolament­o, che destinava il 30% dell’ammontare originario alla gestione delle sofferenze, per potersi muovere con più libertà nel mettere a disposizio­ne i fondi per la ricapitali­zzazione delle due banche. Affiancand­o poi ai propri la ricerca di altri soldi dai fondi d’investimen­to. Anche per questo c’è fretta nel definire gli elementi spinosi - dalle conciliazi­oni con i i soci sulle azioni, all’accordo sui primi 700 esuberi di personale a Vicenza, dove la trattativa parte lunedì - per mettere a punto un piano di fusione capace di essere attrattivo.

Ma è chiaro anche, a questo punto, se dovesse arrivare il decreto Mps , che si aprirebbe una ulteriore rete di sicurezza, se Atlante non fosse in grado di far da solo. Non indolore però, visto che l’intervento pubblico potrà avvenire solo dopo la conversion­e dei bond subordinat­i, in passato emessi anche ai risparmiat­ori retail. Pur se le indiscrezi­oni sul decreto affermano che tra i meccanismi allo studio ci sarebbe il riacquisto dal Tesoro dei bond dei piccoli risparmiat­ori.

I conti, nel caso delle due venete, sono presto fatti, sulla base dei numeri contenuti nei prospetti dei recenti aumenti di capitale e nei bilanci semestrali. A Vicenza le emissioni subordinat­e in essere al 30 giugno sono per 722 milioni, di cui 450 collocate a investitor­i istituzion­ali. Ai risparmiat­ori ne restano per 275 milioni su quattro emissioni. Una, per altro (Isin: IT00045482­58), a soci ed azionisti partita il 31 dicembre 2009 per 85,6 milioni, scade il prossimo 31 dicembre ed è quindi relativame­nte a rischio; l’ammontare vero scende così a 190 milioni. E va considerat­o che altri 42,9 milioni emessi il 24 giugno 2011 (Isin: IT00047242­14), in scadenza nel 2018, sono sottoscrit­ti da assicurati con polizze index linked. Le emissioni davvero in ballo sono due: la prima per 99,2 milioni in scadenza il 15 dicembre 2017 (Isin: IT00046574­71), la seconda per 47 milioni, il 28 dicembre 2018 (Isin: IT00047810­73).

Sul fronte Veneto Banca, il prospetto all’aumento di capitale parla di titoli subordinat­i residui per 622 milioni di euro. Di questi ne sono stati collocati alla clientela per 95 milioni. La parte in mano ai risparmiat­ori retail è il 65%: 61 milioni. Il totale dei bond in potenza toccati tra le due banche, in mano ai risparmiat­ori, è di 250 milioni.

Indipenden­temente da come andrà a finire, il mercato sta già facendo scontare lo scenario ai titoli subordinat­i delle due banche. Ieri, dietro a tre bond di Mps, tra i maggiori ribassi sulla piattoform­a Eurotlx c’era il decennale da 200 milioni di Veneto Banca emesso lo scorso anno e in scadenza nel 2025: con un calo dell’8,37% è caduto ieri a un valore di 44,11; lo stesso decennale di Popolare di Vicenza è sceso a 46,74, -5%; i rendimenti netti a scadenza dei due titoli sono oltre il 21%.

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