Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Tappi, bottiglie, colori «Sono separato e povero è l’albero per mio figlio»

Lettera in redazione: «Non chiedo aiuti, ma riflession­i»

- Francesca Visentin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «Sono un papà separato. La mia situazione economica non mi consente di pensare ai classici addobbi natalizi. Così con il mio bambino meraviglio­so di 6 anni, quando è con me, abbiamo recuperato per strada un pallet abbandonat­o. Con le assi di legno abbiamo realizzato questo albero di Natale. Le decorazion­i sono i fondi delle bottigliet­te in plastica dipinte con i colori di scuola. Buon Natale»

E’ la mail arrivata in redazione da Luciano, 60 anni, della provincia di Venezia, un papà che lavora, diventato povero dopo la separazion­e, ma che al suo bambino non vuole fare mancare nulla. Una storia di Natale piena di poesia. Perché Luciano per rendere felice il suo bimbo, trasforma la realtà (difficile) di ogni giorno in una favola popolata di magie e giochi speciali, proprio come Roberto Benigni nel film La vita è bella. «I bambini hanno il diritto di sognare e non di essere oppressi e schiacciat­i dai problemi degli adulti», dice Luciano, con semplicità.

Così l’idea per non fare mancare l’albero di Natale al suo piccolo, è stata «cercare alternativ­e in Rete» e inventare un gioco insieme, una caccia al tesoro tra oggetti che non si usano più, ma che la fantasia e la creatività possono trasformar­e nel più artistico degli alberelli: assi di legno, bottiglie di plastica, i colori della scuola, un pomeriggio insieme a costruire ed ecco l’albero di Natale più bello del mondo. «La mia è una storia uguale a quella di tanti altri padri separati - racconta Luciano, con dolore, ma senza mai una parola negativa nei confronti della ex moglie - . Con la separazion­e la nostra casa è rimasta a lei e al bambino, io ho dovuto trovare un appartamen­to in affitto: quaranta metri quadri, l’unica stanza che c’è l’ho preparata per mio figlio, quando viene da me. Ho uno stipendio da impiegato, pago gli alimenti, pago parte del mutuo della mia ex casa, pago cinquecent­o euro di affitto del monolocale dove vivo ora. E non mi resta niente. Spesso salto i pasti, se c’è la bolletta della luce da pagare dò la precedenza a quella. O all’affitto. E non mangio. Anche in ufficio, ormai ho rinunciato al caffè con i colleghi. Non posso permetterm­elo».

Una situazione difficile. Ma dove i soldi non arrivano, ci pensa l’amore di un papà, che senza recriminaz­ioni, senza chiedere nulla, mette il bene del suo piccolo davanti a tutto. «Al di là della mia gratificaz­ione di adulto e papà - dice - penso al benessere di mio figlio. Vorrei stare con lui in ogni momento ma non insisto per andare a prenderlo a tutti i costi a quella determinat­a ora di mattina, se quel giorno vuole dormire di più o alzarsi tardi e pranzare a casa della sua mamma... Adesso con il Natale diventa tutto più difficile. Ad esempio non potremmo stare insieme la Vigilia. E poi ci sono i regali».

Ma papà Luciano ha saputo trovare l’idea creativa per fare accettare a suo figlio l’impossibil­ità di coprirlo di doni. «Siamo andati insieme in un negozio di giocattoli - racconta - voleva fotografar­e i regali che avrebbe chiesto a Babbo Natale. E gli ho spiegato che è faticoso per le renne e Babbo Natale trasportar­e i pesantissi­mi regali chiesti dai bambini di tutto il mondo. Perché non aiutiamo Babbo Natale a non restare schiacciat­o sotto il peso dei regali? Così a mio figlio è venuto naturale chiedere solo due regali. E’ stato felice: Babbo Natale farà meno fatica». Insomma, la vita con papà Luciano è tutta una bella favola. Anche se tante cose sono cambiate. «Ma non voglio che soffra, cerco di rendere bella e accettabil­e la realtà».

Non ci sono i nonni ad aiutare questo papà separato. «Posso contare solo sulle mie forze, l’importante è non deludere mio figlio. Quando entra nel piccolo monolocale dove sto ora, vorrei che a lui sembrasse un castello. L’altro giorno mi ha chiesto di trovare il modo di mettermi d’accordo con sua mamma e tornare a vivere insieme perché per lui è difficile dividersi tra due case. Una richiesta straziante, mi fa capire quanto sta soffrendo». E qui Luciano invita a riflettere sulla situazione di tanti padri separati, ridotti in miseria, che non riescono nemmeno a vedere i loro bambini. «Ho trovato sostegno e aiuto nell’Associazio­ne Padri Separati, nel Veneto c’è una sede a Venezia, ma anche a Padova e in altre città. Lì ho conosciuto storie tremende: papà costretti a vagare ore per le strade con i figli perché non hanno un posto dove portarli, o che non possono vederli perché non hanno i soldi per pagarsi un viaggio nella città in cui mamma e bambini si sono trasferiti».

Luciano non chiede (nè vuole) soldi. Vive la povertà con molta dignità. E con la capacità di sognare. L’abbiamo cercato noi perché ci ha colpito la foto di un albero di Natale fatto di nulla, ma dietro cui c’è amore, fantasia, sacrificio, positività. francesca.visentin@ corriereve­neto.it

Non ho i soldi per gli addobbi di Natale, così li ho costruiti I bambini hanno il diritto di sognare e pensare che la vita è bella

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