Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Robi è caduto e ci hanno circondati» Amico sotto choc, polizia nelle favelas
Jesolano ucciso a Rio, l’omicida ha 22 anni: sette ordini di arresto. La causa: telecamera sul casco
VENEZIA Li ha riconosciuti dall’album delle fotografie dei criminali più ricercati della regione. Per sei persone è scattato il mandato di arresto, per un minorenne accusato di aver partecipato all’uccisione di Roberto Bardella la custodia cautelare. L’assassino si chiama Romulo P0ntes Pinho e ha solo 22 anni. Ci sono volute otto ore di interrogatorio per arrivare alla svolta sul caso dell’omicidio del turista jesolano, sorpreso giovedì pomeriggio mentre attraversava con l’amico Rino Polato (di Fossalta di Piave) la favela di Morro de Prazeres a Santa Teresa, una delle più pericolose di Rio de Janeiro. E’ stato proprio Polato, sotto choc per la morte dell’amico e per essere stato in balia dei criminali per due ore prima di essere lasciato libero, ad identificare le nove persone che hanno partecipato all’agguato nelle otto ore di confronto con gli investigatori.
Subito è scattato il blitz nella favela da parte della polizia brasiliana con squadre interforze come non si vedeva da tempo a Rio de Janeiro. «Questi epidosi dimostrano l’elevato indice di criminalità urbana di Rio — ha commentato il giudice che he firmato il mandato di arresto Maria Izabel Pena Pieranti — Come cittadina e come magistrato mi vergogno ogni volta che si verificano episodi come quello del turista italiano». Per la giustizia e la polizia locale è quasi una questione d’onore, per questo l’arresto dei criminali potrebbe essere imminente. I due turisti avevano sbagliato strada al ritorno dalla visita al Cristo Redentore a causa del navigatore. Dovevano raggiungere la spiaggia, ma anziché percorrere la strada principale sono entrati nella favela. Li sono stati scambiati per due poliziotti a causa del loro abbigliamento e della telecamera che Bardella aveva sul casco, poi rubata. Secondo il titolare della Divisione Omicidi Fabio Cardoso, l’ordine del capo dei trafficanti, Claudio Augusto dos Santos era di sparare a qualsiasi persona sospetta che entrasse nella favela. Polato ha contattato la sorella Emanuela alle 2 della scorsa notte, mentre attendeva di essere interrogato dalla polizia brasiliana. «Roberto era un centinaio di metri davanti a me — ha raccontato l’uomo al telefono —. All’improvviso è caduto con la moto ed è rimasto a terra immobile, non capivo cosa potesse essere successo dato che non c’era alcun ostacolo». La verità è emersa pochi istanti dopo, quando il motociclista è stato accerchiato da una decina di persone armate con i fucili. In quell’istante, secondo quanto raccontato dalla sorella e dal cognato del sopravvissuto, si è reso conto che probabilmente il compagno di viaggio era stato colpito da un’arma da fuoco ed era morto. Pochi minuti dopo il corpo di Bardella è stato messo nel bagagliaio, e Polato costretto a salire in un furgone bianco che per due ore ha vagato per la favela fino a quando è arrivato l’ordine di rilascio. «Vattene, scappa» hanno detto i killer al veneziano, che a quel punto è scappato fino all’arrivo della polizia nella favela. «Voglio venire via da qua, cercherò di rientrare prima possibile», continuava a ripetere l’uomo ancora sotto choc e in lacrime per l’esperienza vissuta e la morte del cugino. I due erano partiti lo scorso 29 novembre per il Sud America. Un lungo viaggio in moto per i due amici uniti dalla passione per le due ruote. «Partenza da Asunción, poi Brasile, Venezuela, Columbia, Perù, Cile, Bolivia e Paraguay... se tutto va bene altrimenti si decide il da farsi...», scriveva Polato su Facebook alla partenza.
A Jesolo, dove viveva e lavorava Bardella, ieri chi lo conosceva lo ha ricordato con commozione: «Ci eravamo incontrati pochi giorni prima che partisse — racconta Mario Bars, presidente del comitato Mazzini-Aurora —. Roberto era prudente, non rischiava». Il suo essere meticoloso lascia ancora più sconcerti gli amici. Lavorava nell’agenzia immobiliare «Visav» della moglie in piazza Aurora, ieri l’attività eera chiusa. «Non è il momento, stiamo aspettando che rientri la salma», ha detto il padre della vittima.