Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Freddy, Debora, Manuela: s’avvicina il processo per omicidio volontario
Isabella, chiuse le indagini: «Hanno pianificato insieme il delitto»
PADOVA Freddy, Debora e Manuela hanno ucciso Isabella Noventa la notte tra il 15 e il 16 gennaio «colpendola alla testa e soffocandola», poi hanno fatto sparire nel nulla il suo corpo. Per sempre. Hanno avuto ruoli diversi ma l’hanno fatto assieme, attori protagonisti di un copione imparato a memoria e che fin dal principio assegnava ruoli precisi.
Freddy, Debora e Manuela ora rischiano il processo. Ieri dalla segreteria dal sostituto procuratore Giorgio Falcone sono partite le notifiche di chiusura indagini, preludio alla richiesta di rinvio a giudizio dei tre. Omicidio premeditato e occultamento di cadavere sono le accuse che la procura contesta a Freddy Sorgato, camionista con la passione del ballo, ex fidanzato di Isabella (difeso dagli avvocati Massimo Malipiero e Giuseppe Pavan); alla sorella di Freddy, Debora (avvocati Carlo Augenti e Roberto Morachiello) e a Manuela Cacco, tabaccaia di Camponogara, ex amante di Freddy e difesa dall’avvocato Alessandro Menegazzo. Lineare è la ricostruzione del pm Falcone. La sera del 15 gennaio i tre avrebbero attirato Isabella Noventa, 55enne segretaria di Albignasego, l’avrebbero colpita alla testa con una mazzetta e soffocata. Nell’informazione di garanzia il pm non distingue i ruoli e non indica un movente. Contesta però a Freddy, Debora e Manuela il concorso nell’omicidio e «nel progettare un piano finalizzato ad inscenare che Isabella fosse uscita viva» da casa di Freddy «e si fosse allontanata volontariamente per ignota destinazione». Dunque, non è importante per l’accusa chi abbia colpito o strangolato Isabella. I fratelli Sorgato e Manuela avevano studiato ogni cosa nei minimi dettagli, persino la messinscena del giubbino bianco, la passeggiata della tabaccaia per il centro di Padova a dimostrare che Isabella doveva raggiungere un’amica. Ma Isabella era già morta, come aveva raccontato Manuela Cacco agli inquirenti a fine febbraio, dopo l’arresto dei tre. «Mentre Isabella e Freddy erano a cena, io li aspettavo a casa di mio fratello come avevo concordato con Freddy. Lì ho ucciso Isabella colpendola due volte alla testa. Poi le ho messo un sacchetto in testa per non sporcare», avrebbe confessato Debora all’amica Manuela che, a suo dire ignara di tutto (ma il pm non le crede), sarebbe arrivata a casa di Freddy intorno a mezzanotte e 45. Ma la chiusura indagini, nel contestare ai tre l’occultamento del cadavere, è anche una pietra tombale sulle speranze di ritrovare il corpo: «Impedirne il ritrovamento», sarebbe stato l’obiettivo. L’unica novità arriva dall’accusa di stalking da cui si dovrà difendere Manuela, che tra l’ottobre 2013 e il settembre 2014 avrebbe tartassato Isabella con messaggi e telefonate di minaccia, o anche offese legate a foto di Freddy. L’uomo che la tabaccaia amava e le contendeva. «Questo è un passo enorme. Sicuramente il pm ha in mano nuovi e pesanti elementi. Uno dei momenti di svolta può essere stato il sequestro delle lettere che Freddy e Manuela si sono scambiati in carcere e che contenevano istruzioni sul comportamento da tenere con gli inquirenti. La Cacco, comunque, sa cose che non ha ancora detto», sostiene Gian Mario Balduin, l’avvocato di Paolo, il fratello di Isabella.