Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Bcc, ultima assemblea per il Veneziano: «Azioni, la riduzione era necessaria»

- Gianni Favero © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VENEZIA «Abbiamo l’ambizione di dire che ci hanno chiamati ad intervenir­e in una situazione critica e di aver riportato la banca a una capacità autonoma di lavorare. E, attraverso scelte anche impopolari, di aver dato prospettiv­e per il futuro restituend­o fiducia a soci e clienti». Francesco Borga, presidente della Bcc del Veneziano, prepara su questi concetti la sua ultima relazione nell’assemblea fissata alle 10 di domani all’hotel Russot, di Mestre, per la fusione dell’istituto di Mira con Banca Annia (in assemblea in parallelo domani alle 16 allo Sheraton di Padova).

Momento buono per chiarire anche alcuni punti a cominciare dai musi lunghi per la svalutazio­ne delle azioni. «Cominciamo con il dire che, su un valore base di 25,82 euro, è stato applicato un sovrapprez­zo variabile nel tempo che nei momenti migliori ha superato i 60 euro. Però ci sono stati due momenti in cui la banca ha dovuto attingere alle riserve di sovrapprez­zo e cioè, nel 2012, per ripianare le perdite del 2010 (608 mila euro) e, nel 2015, per quelle individuat­e dal Commissari­o (768 mila). In tutto 1,376 milioni di cui, forse per l’attenzione lievitata attorno ad altre banche, gli azionisti hanno preso coscienza solo ora. Il nostro socio più danneggiat­o, però, ci ha rimesso appena alcune centinaia di euro». Ora, con la fusione, la Bcc del Veneziano sarà parte integrante di un polo con 8.500 soci, 70 mila clienti, 1,7 miliardi di raccolta e 1,1 di impieghi, e che si chiamerà «Bcc di Venezia, Padova e Rovigo – Banca Annia». Che sarà presieduto dal leader di Cartura, Mario Sarti, con altri 8 consiglier­i (due padovani, tre dalla Veneziano, tre dalla integrata Bcc del Polesine) e avrà un collegio sindacale con due rappresent­anti su tre provenient­i da Mira, uno dei quali presidente. «Io esco del tutto – sottolinea comunque Borga – consapevol­e di aver svolto il ruolo gestionale che mi era stato affidato. I rammarichi che ho sono quelli di non essere riuscito a chiudere alcuni contenzios­i e di non aver avuto il tempo di approfitta­re del cambiament­o in atto nel sistema per porre le basi di un progetto complessiv­o sulle Bcc».

Un’«occasione perduta» per il Credito cooperativ­o di inserirsi nei vuoti aperti dalla crisi delle due ex popolari e nei quali si sono inseriti i grandi gruppi e soggetti come la Volksbank dell’Alto Adige: «Avremo dovuto almeno provare a mettere in piedi una struttura coordinata capace di rispondere come sistema a richieste di affidament­i di 2-3 milioni. Ho fatto una proposta di questo tipo alla Federazion­e, senza riscontri». Dilemma della holding nazionale, infine. Un solo gruppo o due? «Si dovrebbe insistere con quello unico. Ma alla fine, secondo me, deciderà Bankitalia».

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