Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’ultimo saluto agli amici «Uscirò come il vento»

- di Elisa Lorenzini

Gianni Trez, che ieri è morto in Svizzera, era una persona serena, docile, sensibile. Così lo descrivono gli amici. Sabato, prima dell’ultimo viaggio, li aveva salutati tutti, uno per uno. «Era un amante della natura, aveva sofferto anche per la morte del suo cagnolino Charlie».

VENEZIA «Venni in questo universo, il perché non sapendo, Né il donde, com’acqua che scorre volente o nolente/E da esso uscirò, come vento nel deserto/Che soffia volente o nolente, non so verso dove».

Ha scelto le parole di Omar Khayyam, poeta persiano, precursore del misticismo sufi, Gianni Trez per dare l’addio agli amici. L’ultimo saluto poco prima di partire per la Svizzera: destinazio­ne Zurigo, clinica «Dignitas».

È accaduto sabato: Gianni ha voluto tutti gli amici più cari attorno a sé, a Venezia, prima del suo ultimo viaggio. Lo aveva voluto fare con un ultimo sforzo, nonostante l’incedere del male ormai gli impedisse di parlare.

Rispondeva a gesti, a sorrisi, ma era comunque lucido. E quei dolori lancinanti non lo lasciavano mai, di giorno né di notte. Ad accompagna­rlo nella sua ultima avventura, come scritto sopra, la moglie Emanuela di Sanzo e la figlia Marta che fino all’ultimo gli hanno tenuto la mano.

È stata proprio Emanuela con poche parole a raccontare gli ultimi momenti: «Gianni ci ha lasciati, serenament­e, come ha sempre vissuto. Ha sorriso fino alla fine. Voglio ringraziar­e Dignitas che ha permesso a Gianni di non soffrire». E dopo ha telefonato all’amica che racconta: «Era sofferente ma sollevata perché Gianni ora ha smesso di soffrire». Erano arrivati in Svizzera lunedì da Sant’Elena, la verde estremità sud di Venezia, dopo un viaggio non semplice da affrontare per un malato terminale.

Gianni aveva 64 anni, era in pensione da poco dopo una vita passata a lavorare prima per la Sip e poi per la Telecom. Oltre al lavoro la sua vita era dedicata all’impegno animalista tanto che era tra gli attivisti della Lav veneziana. «Era una persona serena, aveva un carattere meraviglio­so, era disponibil­e e sempre pronto ad aiutare, era positivo, solare e ha affrontato la malattia con grande positività e coraggio – racconta l’amica ambientali­sta Cristina Romieri – quando aveva capito che per la sua malattia non c’era più alcuna speranza fa fatto la sua scelta. Già si era informato sulla clinica svizzera, poi quando dopo tre operazioni e la radioterap­ia il tumore è ricomparso tra dolori lancinanti ha fatto la sua scelta».

Gianni ormai non poteva più parlare e si alimentava artificial­mente. «Della sua scelta aveva parlato con la famiglia e con gli amici – prosegue Romieri – l’ha affrontata con serena determinaz­ione, con profonda convinzion­e». La sua vita al di fuori dal lavoro era dedicata alle battaglie contro le ingiustizi­e.

Aveva fatto parte del Comitato inquilini, poi aveva sposato la lotta contro il Mose e quella contro le grandi navi.

Amava la natura, le passeggiat­e in montagna, la bici. Si era speso contro la tradizione del premio del maialino nella Regata Storica, aveva manifestat­o per il Tibet, aveva marciato lo scorso anno per il clima. Ma il suo cuore batteva per gli animali.

Di recente era impegnato contro lo sfruttamen­to degli animali nei circhi tanto che la Lav (la lega anti vivisezion­e) veneziana ha lanciato una raccolta fondi in memoria di Gianni per contribuir­e alla costruzion­e della struttura a Sempronian­o (Grosseto) dove la Lav spera di poter ospitare presto i grandi felini sequestrat­i dai circhi.

Di Gianni la responsabi­le Lav di Venezia e amica Tatiana Zanotti racconta: «Era vegetarian­o e poi è diventato vegano, amava leggere, amava la natura, una persona meraviglio­sa».

C’è chi nell’ambiente animalista è pronto a giurare che la sua malattia sia nata dal dispiacere, due anni fa, di vedere il suo amato Charlie, un cagnolino di taglia media, morire sbranato sotto i suoi occhi da quattro rottweiler poco distante da casa.

Per Charlie Gianni aveva scritto anche una canzone. Intanto nella piccola Sant’Elena la notizia della morte assistita di Gianni si diffonde rapidament­e.

«Era una splendida persona, soffriva davvero tanto per la malattia», dicono all’unisono i vicini di casa, un palazzone circondato da un tranquillo giardino all’estremità dell’isola. «L’avevo visto venti giorni fa – racconta un’ex collega di Emanuela – aveva il volto rovinato dalla radioterap­ia. Era un tesoro di uomo, una persona buona e gentile, una splendida famiglia».

Era una persona serena, aveva un carattere meraviglio­so e sempre disponibil­e

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