Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mose, paga i danni d’immagine anche Cuccioletta
Mose, dopo l’ex governatore condannato anche l’ex Magistrato alle acque: deve versare 2,7 milioni allo Stato «Era asservito al Consorzio, ha minato la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. I Controlli? Pura apparenza»
Mose, dopo Giancarlo Galan la Corte dei conti stanga anche l’ex Magistrato alle acque Patrizio Cuccioletta. È stato infatti condannato a versare allo Stato la bellezza di 2.736.588 euro per danni d’immagine. «Minata la fiducia dei cittadini»
VENEZIA Prima Galan, ora Cuccioletta. La Corte dei Conti, dopo aver depositato lunedì la sentenza che obbliga l’ex governatore a pagare 5,8 milioni di euro per danno d’immagine e di disservizio, ieri ha replicato con una seconda stangata, questa volta ai danni dell’ex presidente del Magistrato alle Acque, condannato a versare allo Stato la bellezza di 2.736.588 euro.
Cambiano i nomi e cambiano le cifre, ma la sostanza è la stessa: chi ha danneggiato le istituzioni con il suo comportamento ora deve risarcirle. Patrizio Cuccioletta, insieme ad altri 18 imputati tra cui Galan e Renato Chisso, aveva chiuso la sua posizione (penale) nell’inchiesta Mose nell’ottobre 2014. D’accordo con giudice e procura, aveva concordato una pena a due anni e 750 mila euro. Il patteggiamento per la Corte dei Conti vale appunto come una condanna, sufficiente ad aprire quindi un procedimento. «A Cuccioletta – ricorda la Corte nella sentenza - nel periodo compreso tra il 2007 e il 2013, veniva attribuito una sorta di “stipendio annuale” di circa 400 mila euro e che, tramite bonifico su un conto corrente estero, veniva allo stesso versata, al momento della cessazione delle funzioni, la somma di 500 mila euro».
Ma le dazioni del Consorzio Venezia Nuova per addolcire il magistrato alle acque non si limitavano alle mazzette. Il lavoro per la figlia Flavia, prima all’interno del Consorzio poi nella società Thetis Spa, o il contratto al Coveco per il fratello architetto, Paolo. E poi aeroplani privati per la famiglia (un viaggio da Venezia a Malaga), il soggiorno pagato all’hotel di lusso a Cortina, la festa di compleanno per la moglie all’Harry’s bar: tutto, sempre, a spese del Cvn. Da qui, il danno d’immagine (2,4 milioni di euro) che si ha quando «un soggetto – scrive il presidente Guido Carlino legato da rapporto di servizio, ponga in essere un comportamento criminoso e sfrutti la posizione ricoperta per il perseguimento di scopi personali utilitaristici e non per il raggiungimento di interessi pubblici generali, così minando la fiducia dei cittadini nella correttezza dell’azione amministrativa, con ricadute negative nell’organizzazione amministrativa e nella gestione dei servizi in favore della collettività». Come si calcola il danno d’immagine? Si applica «il doppio delle somme percepite quale prezzo della corruzione». Il doppio, cioè, delle mazzette ricevute, stando alle ricostruzioni della guardia di finanza e della procura della repubblica.
Al danno di immagine si aggiunge «un danno da disservizio pari a 336.794» e un ulteriore danno di 30.794 (le spese sostenute per le intercettazioni telefoniche). «Emerge in modo incontrovertibile un asservimento totale del presidente del Magistrato delle Acque alle esigenze del Consorzio Venezia Nuova – prosegue la Corte - L’attività di controllo sulla concessionaria dell’opera pubblica era stata praticamente ridotta ad una mera apparenza in quanto direttamente gestita dal soggetto controllato». Cuccioletta, in pratica, era diventato la marionetta di Mazzacurati. Questo atteggiamento, ovviamente, per la Corte ha avuto «ricadute negative sulla valutazione dell’opinione pubblica in ordine all’affidabilità dall’amministrazione da lui diretta». Quella di Cuccioletta, quindi, è la seconda condanna in due giorni per gli amministratori pubblici rimasti invischiati nell’affaire Mose. Dopo Galan e l’ex presidente del Mav, La Corte sembrerebbe voler applicare lo stesso metro anche per l’ex assessore regionale Renato Chisso (che ha patteggiato due anni e sei mesi e due milioni di euro). Si valuterà anche se aprire un procedimenti nei confronti dell’ex magistrato contabile Vittorio Giuseppone, accusato di corruzione ma prescritto. In attesa, ovviamente, delle sorti degli altri imputati al momento in dibattimento, tra cui l’ex eurodeputata Lia Sartori e l’altro ex magistrato alle acque coinvolto, Maria Giovanna Piva. «Il danno di immagine si applica da circa 20 anni – commenta l’ex procuratore della Corte dei Conti di Venezia, Carmine Scarano – il caso dei condannati del Mose fa notizia per i nomi e per le cifre, ma questa procedura è la prassi per chi commette reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione».