Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Timbra e va in palestra, licenziato. La Cgil: «Giusto»
Treviso, il dipendente comunale era già stato denunciato. Il sindaco: «Segnale per chi lavora sodo»
TREVISO Questa volta, a differenza di cinque anni fa, la sospensione non è bastata. Il primo licenziamento «veloce» per un dipendente pubblico in Veneto in base al decreto Madia è arrivato ieri a Treviso, per «falsa attestazione di servizio» dopo un solo mese dalla notifica della contestazione al dipendente assenteista. Si trattava di una «condotta inaccettabile» per il sindaco Giovanni Manildo, e anche la Cgil plaude: «Ha agito per tutelare i dipendenti del Comune, l’immagine del Comune e il servizio ai cittadini».
Massimo Michilin, in forze al settore manutenzioni del Comune di Treviso, era stato pedinato e controllato dalla polizia locale per sei mesi: in otto occasioni su dieci aveva passato il badge, era entrato in servizio e poi era uscito per sbrigare faccende personali, per tornare a casa o andare in palestra. «Si era assentato per venti minuti o al massimo per un’ora - era stata la difesa del suo avvocato – il licenziamento è una sanzione sproporzionata».
Invece l’amministrazione è stata irremovibile. «Siamo andati fino in fondo – spiega Manildo - perché è giusto che chi sbaglia paghi, tanto più che eravamo in presenza di una recidiva. Soprattutto è giusto per tutti i dipendenti del nostro Comune che lavorano con passione e spirito di sacrificio».
Michilin potrà presentare ricorso contro la sanzione disciplinare e tentare di riconquistare il posto di lavoro che non ha più ma per lui non è finita qui. Dovrà affrontare infatti anche la denuncia per truffa presentata dalla polizia locale di Treviso e la richiesta di risarcimento dei danni d’immagine al Comune depositata alla Corte dei conti; e ormai si è capito che i tempi sono più brevi di quanto fossero in passato. Nel 2012 il dipendente aveva avuto lo stesso problema: era stato beccato a fare la spesa o a bere un caffè con gli amici mentre era di turno come custode di una palestra comunale. Era stato sospeso per sei mesi e aveva dovuto risarcire il Comune con tremila euro. Solo che all’epoca il decreto Madia non c’era.
«Pur non conoscendo nei dettagli il caso – afferma Daniele Giordano, segretario regionale Fp Cgil - che mi risulti è il primo in Veneto, e se il sindaco ha emesso il provvedimento significa che ha tutte le prove della violazione. Il decreto Madia non è negativo, accorcia i tempi delle sanzioni disciplinari, serve ad allontanare i disonesti ma non basta. Abbiamo molte urgenze da affrontare. C’è una pubblica amministrazione che funziona, raccoglie consensi e rischia gradualmente di essere smantellata».
Non siamo certo ai livelli dell’ospedale di Napoli, con 94 «furbetti del cartellino» indagati e 55 ordinanze di custodia cautelare. Il caso trevigiano è una novità e una rarità. «Spero che non si generalizzi sulla condotta dei dipendenti pubblici – continua Giordano -. Additare questi lavoratori come fannulloni, termine spregiativo usato da molti anni, crea un clima negativo. Oltretutto, per casi simili di lavoratori inadempienti gli strumenti ci sono sempre stati solo che, forse, chi doveva utilizzarli non l’ha fatto».
La difesa Assente solo pochi minuti, sanzione sproporzionata