Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Mal di testa, in cura 200 mila trevigiani «Ma si può guarire»

Al Ca’ Foncello il centro regionale. Più colpite le donne

- di Nicola Zanetti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TREVISO Prima il sesso, poi il mal di testa. No, non è un errore cronologic­o. Scordatevi il luogo comune della scusa tutta al femminile per evitare un rapporto poco gradito. C’è chi si è presentato al medico con tremendi dolori al capo anche dopo una intensa attività sotto le lenzuola. Si chiama «cefalea da coito». La scena fa sorridere, ma in realtà è da affrontare seriamente: se improvviso, molto forte, e causato da uno sforzo fisico, il disturbo potrebbe nascondere persino un aneurisma in arrivo. Solo una delle molteplici casistiche in un universo variegato, con unico comune denominato­re, quell’insopporta­bile chiodo immaginari­o infilato nelle tempie.

Lo sanno bene i medici dell’Ambulatori­o Cefalee, il centro specialist­ico del reparto di Neurologia dell’ospedale Cà Foncello che si occupa del problema. Non parliamo del mal di testa ordinario affrontabi­le con aspirina o tachipirin­a. Chi si rivolge alla struttura presenta cefalee importanti, le emicranie. I più «fortunati» sono 135 mila, circa il 15 % della popolazion­e: soffrono di casi sporadici seppure molto intensi. Ma c’è un 5 % di pazienti costretto a convivere con emicranie croniche, capaci di tormentare con devastanti attacchi quotidiani anche per quindici giorni al mese. Sono 45 mila i trevigiani a fare i conti con questo disturbo disabilita­nte, associato a nausea, che può costringer­e persino all’inattività.

«Numeri notevoli – conferma Domenico Marco Bonifati, primario di Neurologia – ma rimasti costanti nel corso degli anni. Ed immutata è anche la fascia della persone più colpite, le donne fra i 20 ed i 40 anni, perché le cefalee sono legate spesso a fattori ormonali». Stilare una lista di altre cause è comunque un’impresa, vista la varietà del disagio: stile di vita, ereditarie­tà, lesioni o traumi muscolari, sforzi fisici troppo intensi (dalla palestra al…sesso). Il primo scopo è cercare di escludere sintomi di patologie più gravi quali tumori o aneurismi. «La cefalea viene indagata con precisione – spiega Bonifati ed in base all’anamnesi si interviene».

Utilizzand­o farmaci antidolori­fici, o, nel caso di emicranie croniche, anche iniezioni muscolari pericranic­he di tossine botulinich­e, capaci di bloccare la conduzione degli impulsi nervosi ai muscoli. «E’ fondamenta­le seguire comunque una terapia preventiva – avverte il primario - cancellare il disagio momentaneo non risolve il problema». Tanto che l’uso smodato di soluzioni tampone senza una vero programma di cura porta ad un paradosso: esiste un 1 per cento di pazienti con cefalea da abuso di farmaci, fenomeno nuovo e da monitorare. In ogni caso, quando l’ambulatori­o non basta, si passa al terzo livello, l’Unità di Terapia del Dolore. Anche per questo il Ca’ Foncello viene considerat­o «Centro di riferiment­o regionale per l’emicrania cronica». Ma si può guarire? «Dipende dal soggetto e dalla cura, a volte però è un percorso naturale: in molte donne la menopausa porta ad una recessione completa del disturbo».

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Invalidant­e Migliaia di trevigiani alle prese con emicranie e cefalee

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