Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
Mal di testa, in cura 200 mila trevigiani «Ma si può guarire»
Al Ca’ Foncello il centro regionale. Più colpite le donne
TREVISO Prima il sesso, poi il mal di testa. No, non è un errore cronologico. Scordatevi il luogo comune della scusa tutta al femminile per evitare un rapporto poco gradito. C’è chi si è presentato al medico con tremendi dolori al capo anche dopo una intensa attività sotto le lenzuola. Si chiama «cefalea da coito». La scena fa sorridere, ma in realtà è da affrontare seriamente: se improvviso, molto forte, e causato da uno sforzo fisico, il disturbo potrebbe nascondere persino un aneurisma in arrivo. Solo una delle molteplici casistiche in un universo variegato, con unico comune denominatore, quell’insopportabile chiodo immaginario infilato nelle tempie.
Lo sanno bene i medici dell’Ambulatorio Cefalee, il centro specialistico del reparto di Neurologia dell’ospedale Cà Foncello che si occupa del problema. Non parliamo del mal di testa ordinario affrontabile con aspirina o tachipirina. Chi si rivolge alla struttura presenta cefalee importanti, le emicranie. I più «fortunati» sono 135 mila, circa il 15 % della popolazione: soffrono di casi sporadici seppure molto intensi. Ma c’è un 5 % di pazienti costretto a convivere con emicranie croniche, capaci di tormentare con devastanti attacchi quotidiani anche per quindici giorni al mese. Sono 45 mila i trevigiani a fare i conti con questo disturbo disabilitante, associato a nausea, che può costringere persino all’inattività.
«Numeri notevoli – conferma Domenico Marco Bonifati, primario di Neurologia – ma rimasti costanti nel corso degli anni. Ed immutata è anche la fascia della persone più colpite, le donne fra i 20 ed i 40 anni, perché le cefalee sono legate spesso a fattori ormonali». Stilare una lista di altre cause è comunque un’impresa, vista la varietà del disagio: stile di vita, ereditarietà, lesioni o traumi muscolari, sforzi fisici troppo intensi (dalla palestra al…sesso). Il primo scopo è cercare di escludere sintomi di patologie più gravi quali tumori o aneurismi. «La cefalea viene indagata con precisione – spiega Bonifati ed in base all’anamnesi si interviene».
Utilizzando farmaci antidolorifici, o, nel caso di emicranie croniche, anche iniezioni muscolari pericraniche di tossine botuliniche, capaci di bloccare la conduzione degli impulsi nervosi ai muscoli. «E’ fondamentale seguire comunque una terapia preventiva – avverte il primario - cancellare il disagio momentaneo non risolve il problema». Tanto che l’uso smodato di soluzioni tampone senza una vero programma di cura porta ad un paradosso: esiste un 1 per cento di pazienti con cefalea da abuso di farmaci, fenomeno nuovo e da monitorare. In ogni caso, quando l’ambulatorio non basta, si passa al terzo livello, l’Unità di Terapia del Dolore. Anche per questo il Ca’ Foncello viene considerato «Centro di riferimento regionale per l’emicrania cronica». Ma si può guarire? «Dipende dal soggetto e dalla cura, a volte però è un percorso naturale: in molte donne la menopausa porta ad una recessione completa del disturbo».