Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Facevano la cresta sull’Iva e le tasse» I contabili devono risarcire gli ex clienti
Farra di Soligo, il giudice civile condanna lo studio. «Ora giustizia è fatta»
FARRA DI SOLIGO Un processo per truffa aggravata dichiarato estinto per prescrizione, uno per frode processuale in corso e ora la sentenza civile che li condanna a restituire le somme agli ex clienti Sergio Zaccaron e Luciana Zilli. Protagonisti Luigi Collodo e Stefania Chech, titolari dell’omonimo Centro Contabile di Farra condannati dal giudice civile a restituire ai due clienti, la somma di 20 mila euro, a versare loro un risarcimento di ottomila euro, al pagamento delle spese processuali e di perizia.
I clienti, assistiti dagli avvocati Francesco Pagotto e Erika Cacciatore, hanno chiesto giustizia in sede penale e civile. Dalla loro denuncia sono scaturiti due processi, il primo per truffa aggravata e prestazione di abuso d’opera, nel quale erano accusati di aver fatto, per anni, «la cresta» sui conti di Iva e tasse del cliente e della moglie. Secondo la procura, infatti, avrebbero sottratto, in 8 anni, circa 20 mila euro, gonfiando gli importi delle imposte (Iva, Inps, Irpef) per gli anni dal 2001 al 2008. Ricarichi di qualche decina di euro, piccole somme, quindi, di cui difficilmente ci si poteva accorgere. Quel processo, nel 2016 è stato prescritto, nel frattempo però gli ex clienti si erano rivolti al giudice civile scoprendo così la presunta frode processuale. Analizzando i documenti prodotti dagli imputati, infatti, avrebbero rilevato anomalie nella documentazione denunciando il fatto alla procura e portandoli nuovamente alla sbarra. Secondo l’accusa al fine di ingannare il giudice e il perito nominato dal tribunale, i due avrebbero alterato alcuni documenti come fatture e registri Iva. Soddisfazione da parte dei legali dei clienti: «Dopo oltre quattro anni di processo civile – spiegano Pagotto e Cacciatore -, Zaccaron e la moglie si sono visti restituire il maltolto. Il tribunale ha riconosciuto fondate le loro ragioni ritenendo che una parte consistente delle somme versate allo studio Collodo per i pagamenti all’Erario, non avesse alcuna giustificazione».