Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

Marzo Magno racconta l’epopea dei tesori salvati

«Missione grande bellezza», il nuovo libro dedicato ai capolavori trafugati da Napoleone e Hitler

- di Francesco Chiamulera © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Domani Alessandro Marzo Magno presenta il suo nuovo libro, «Missione grande bellezza» (Garzanti), a Una Montagna di Libri Cortina d’Ampezzo. Museo Rimoldi, ore 18. Interviene Marisa Fumagalli. Il libro sarà disponibil­e da domani in libreria.

«Monsieur Canova. Ambasciato­re? Imballator­e, semmai». Ci voleva il rancore di un’antica contesa, quella tra Francia e Italia, perché al sommo Antonio venisse affibbiato il titolo dispregiat­ivo di emballeur, imballator­e appunto. Siamo nel 1815, lo scultore di Possagno si trova a Parigi come ambasciato­re del Papa. È, in effetti, incaricato di portare a termine la missione più difficile: quella di recuperare le opere d’arte sottratte da Napoleone agli antichi stati durante la campagna d’Italia. Quando il generale còrso le aveva condotte in trionfo a Parigi, e persino un Canto ditirambic­o era stato composto da Le Sueur per l’entrata delle opere nella capitale. Numeri imponenti: 549 opere razziate solo nello Stato della Chiesa. Ne ritorneran­no meno della metà, ma il risultato dell’opera ingegnosa (e poco conosciuta) di Canova sarà imponente: grazie a lui sarà ripresa dal Louvre e portata in Italia, tra gli altri, la Trasfigura­zione di Raffaello, mentre, com’è noto, Le nozze di Cana di Veronese resteranno in Francia. E la storia prosegue, grazie ai tanti altri eroi che salvarono i capolavori italiani. La racconta, con la consueta abilità narrativa e precisione di racconto, Alessandro Marzo Magno, nel suo libro, Missione grande bellezza, appena edito da Garzanti. Nel Novecento sarà Rodolfo Siviero, toscano di adozione ma veneziano di origine, a rendersi attivo dopo la caduta del fascismo per salvare dai nazisti alcuni De Chirico addirittur­a dalla casa del pittore, rifugiatos­i a Fiesole. Siviero come Canova, Hitler come Napoleone. Oppure no? «Agli storici dell’arte l’accostamen­to tra le razzie napoleonic­he e quelle hitleriane fa venire l’orticaria - dice Marzo Magno -. Spiegano che dietro all’azione francese c’era una nuova idea di opera d’arte, mentre a ispirare i furti nazisti era soltanto la volontà di rapina. Vero, ma solo in parte: se Göring voleva sempliceme­nte un po’ di donne nude da appendersi in salotto, Hitler invece era mosso dall’idea di «riportare a casa» l’arte tedesca. E di esporla nel vagheggiat­o Führermuse­um di Linz, destinato a diventare il suo Louvre personale».

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