Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)
«Dovrei abortire» Dicono sì a breve 5 ospedali su 6
Solo a San Donà si dicono impossibilitati: «Ci dispiace ma a marzo non c’è posto»
«B uongiorno, scusi il disturbo. Oggi vedrò il ginecologo per il certificato di interruzione di gravidanza. Prima di andare vorrei capire che tempi di attesa». Al telefono 5 ospedali su 6 garantiscono l’intervento a breve.
VENEZIA «Buongiorno, scusi il disturbo, avrei bisogno di un’informazione. Oggi pomeriggio vedrò il mio ginecologo per il certificato di interruzione di gravidanza. Prima di and are vorrei capire che tempi di attesa ci sono in ospedale per l’intervento».
Non mi presento, nessuno chiede il mio nome in un tacito accordo di riservatezza. Sono a disagio, sul serio, nonostante non stia vivendo davvero un momento tanto delicato. L’istinto è quello di scusarsi in anticipo. Dall’altra parte del filo, però, solo voci comprensive che si affannano a rassicurarmi. Coi fatti, non solo a parole. Su sei ospedali contattati, da Conegliano a Trecenta, in Polesine, da Verona a Noventa Vicentina passando per i tre ospedali della nuova Ulss Serenissima, nel Veneziano, ricevo un solo no, sofferto, da parte del reparto di ginecologia dell’Ospedale di San Donà di Piave, Veneto Orientale. E una spiegazione c’è, a domanda sulla mia Usl di residenza, confesso di non appartenere a quella di San Donà. La precedenza va alle residenti e quindi a marzo no, non c’è posto. «Mi spiace tanto, marzo è un mese così, la scorsa settimana c’erano due posti liberi».
Già, marzo è così e i calcoli a mente corrono veloci: concepimenti intorno alla notte di Capodanno.
Gli altri numeri sono quelli, pesanti, dei ginecologi e degli anestesisti obiettori. Quattro su cinque in Veneto, farebbero pensare a un’odissea per riuscire a interrompere una gravidanza entro i 90 giorni previsti. Dopo la bufera mediatica sulla donna che avrebbe girato 23 ospedali per riuscire ad abortire, il consigliere del Pd, Alessandra Moretti, annuncia una proposta di legge regionale per l’applicazione della 194 ma senza arrivare a un «polo dedicato agli aborti».
Il nostro viaggio per verificare se è davvero tanto difficile abortire è iniziato così, chiamando ospedale dopo ospedale. A San Donà, appunto, ci dicono che il problema è la disponibilità delle sale operatorie a marzo ma se il tempo stringe una soluzione si trova. Poi, però, la faccenda dell’Usl di appartenenza azzera le mie possibilità. E la mia Usl è quella Serenissima che accorpa il Civile a Venezia, l’Angelo a Mestre e Mirano-Dolo. Chiamo il Cup di Mirano. Non ho il certificato del medico di base, o del ginecologo o quello rilasciato dal distretto sanitario quindi non si riesce a controllare con precisione il primo appuntamento disponibile. Sono delusa, l’operatrice prende in mano la situazione: «intanto mi dica, giorno dell’ultima mestruazione?». «18 gennaio» improvviso. «Sei settimane, bene, siamo in tempo, vada a farsi fare il certificato e poi passi qui, non si preoccupi». Lo ripete, paziente, almeno tre volte «non si preoccupi». E aggiunge «se c’è urgenza scatta la presa in carico della direzione cup e una soluzione si trova». Mi calma davvero. Così ripeto la mia richiesta alla segreteria del reparto di ginecologia di Vicenza. Quando dall’altra parte la signora sente «interruzione di gravidanza» il tono cambia, si ammorbidisce, la fretta di quel «pronto» svanisce: «guardi, per questo tipo di procedura si fa tutto a Noventa Vicentina, le do il numero, ha da scrivere? Bene, chiami lì». E «lì», l’omologa del reparto si precipita a dirmi «metà marzo, ce la facciamo?». Sì, ce la faremmo. «Però appena ha tutta la documentazione venga subito qui, mi raccomando. Purtroppo abbiamo solo una sola seduta a settimana e tutta l’Usl da accontentare, i posti non sono tanti». Mi ripete con calma gli orari e mette giù soddisfatta, pare, di aver potuto dire un sì. All’ospedale di Camposampiero riesco a parlare soltanto col Cup e trovo, sarà la mia buona stella, un’altra donna che si prodiga nel suggerire «piani di attacco»: consultorio, visita con una dottoressa di cui mi fa il nome, evidentemente non obiettrice, prima disponibilità: 14 marzo. Mi appassiono agli ospedali «minori», tento anche con Conegliano. E in segreteria di reparto rispondono, no, non hanno l’agenda sotto mano, tocca chiamare al mattino «richiami domani, non lasci passare troppo tempo, comunque qui problemi a fare in tempo le interruzioni non mi pare ce ne siano». Il tempo che è il grande nemico. Mi decido per Rovigo, dopo le polemiche per le assunzioni di medici non obiettori e, incuriosita, attendo con pazienza la linea del centro di prenotazione. La musica d’attesa è allegra, straniante, una sorta di ballata in stile New Orleans, sarà il delta in comune, il vento delle terre di frontiera. Risponde l’operatore e, sarà il destino, pure lei è femmina. Non una voce maschile dopo mille telefonate. L’ospedale che si occupa in Polesine delle ivg è quello di Trecenta, anche qui, ufficialmente non si possono verificare le date disponibili ma, ufficiosamente, arriva la rassicurazione «è la porta giusto di fronte all’ascensore, vada lì con la documentazione, sicuramente non ci saranno problemi». Cui si aggiunge il mantra «stia tranquilla». Fuorviata dai piccoli ospedali, rimugino su Padova e Verona, le roccaforti dell’obiezione di coscienza in Veneto. La spunto su Verona sentendo l’Aied, l’associazione che svolge funzioni di consultorio dal ’53, dalla ginecologia all’assistenza psicologica e, rigorosamente, solo con personale femminile. Mi risponde Anna che lavora nel capoluogo scaligero da un anno: «nel 2016 abbiamo seguito 1400 pazienti e le nostre 5 ginecologhe hanno rilasciato 80 certificati per l’interruzione di gravidanza, tutti a maggiorenni. Nessuna di queste 80 ha avuto problemi a fissare nei tempi l’intervento». All’Aied di Mestre si stupiscono un po’: «certo, il problema degli obiettori esiste, però fra Venezia, Mestre e Mirano non abbiamo registrato alcun problema per eseguire la procedura».
Tiro un sospiro di sollievo, il fact checking a volte riserva qualche buona notizia. E’ vero che siamo riusciti a verificare solo la promessa di intervento e non l’intervento stesso, ma la situazione non pare così drammatica.
A Mirano Si faccia fare il certificato dal suo medico, ma se c’è urgenza scatta la presa in carico della direzione Cup e una soluzione si trova, non si preoccupi
A Noventa vicentina Appena ha la documentazione venga subito. Abbiamo una sola seduta a settimana e un’Usl da accontentare, i posti non sono tanti
A Conegliano Richiami domani, non lasci passare troppo tempo, comunque qui problemi a garantire in tempo l’intervento non mi pare ce ne siano
A Verona Nel 2016 abbiamo seguito 1400 pazienti e le nostre cinque ginecologhe hanno rilasciato 80 certificati per altrettanti aborti