Corriere del Veneto (Treviso e Belluno)

L’Arlecchino di Sartori Omaggio all’artista e alle sue maschere

- Caterina Barone

Ètrascorso quasi un anno dalla scomparsa di un grande artista veneto, Donato Sartori, scultore padovano noto a livello internazio­nale per il suo poliedrico lavoro sulla maschera, sia in ambito teatrale che storico-culturale. L’omaggio alla sua memoria e la testimonia­nza del rigore dell’attività da lui svolta prendono ora la forma di una mostra, L’Arlecchino di Donato Sartori, che si inaugura oggi, alle ore 18.30, nel Foyer del Teatro Verdi di Padova.

Realizzata dal Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale e dal Museo Internazio­nale della Maschera Amleto e Donato Sartori di Abano Terme, con la collaboraz­ione del Comune di Padova, l’esposizion­e è curata da Paola Pizzi, Sarah Sartori e Paolo Trombetta del Centro maschere e Strutture Gestuali in concomitan­za con la programmaz­ione di Arlecchino, il servitore di due padroni, in scena al Verdi fino al 12 marzo e poi in tournée in Italia e Spagna. Prodotto dallo Stabile del Veneto con la regia di Giorgio Sangati, lo spettacolo è l’ultimo al quale ha lavorato Sartori creando la maschera indossata dal giovane protagonis­ta Marco Zoppello.

È questa dunque la tappa finale di un percorso cominciato settant’anni fa proprio a Padova, nel 1947, quando Gianfranco De Bosio chiamò lo scultore Amleto Sartori, padre di Donato, a collaborar­e per gli spettacoli del Teatro dell’università dell’Ateneo patavino. Rinacquero allora le maschere della Commedia dell’Arte, scomparse dal palcosceni­co dopo la riforma goldoniana, e venne alla luce l’Arlecchino di Giorgio Strehler che interpreta­to da Ferruccio Soleri fa ancora il giro del mondo.

Fu Donato a continuare il lavoro paterno dandogli una fisionomia personale attraverso i rapporti con il teatro d’avanguardi­a americano e europeo e con produzioni non solamente teatrali, ma pluridisci­plinari e multimedia­li fino ad arrivare alla creazione della maschera totale: il mascherame­nto urbano, realizzato in molte capitali e città d’Europa e d’oltreocean­o. Parallelam­ente Donato si è dedicato alla ricerca delle radici di Arlecchino, Hellequin nelle antiche saghe della tradizione nordica medioevale, personaggi­o di natura diabolica, infernale, giunto in Italia attraverso la Francia e adottato dai comici della Commedia dell’Arte, fino a diventare il furbo contadino bergamasco con il vestito a toppe delle commedie goldoniane.

Disegni, progetti e calchi presenti nella mostra padovana ricostruis­cono così il cammino che precede quella maschera di Arlecchino che potremo veder prendere vita sul palcosceni­co.

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Donato Sartori, scultore padovano scomparso un anno fa Artista

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